Tra il rifiuto e la sequela
Riprendiamo in questa domenica il tema della vocazione, troppo importante per ritenere che basti averne parlato una volta sola. Anche perchรฉ cโรจ sempre qualche elemento in piรน da inserire nella riflessione, e perchรฉ รจ utile โ e direi decisivo โ mantenere costantemente in noi un atteggiamento vocazionale, che ci tiene sensibili e aperti alle โrichiesteโ che vengono dal mondo e dalla vita, contro il rischio di rinchiudersi nel nostro piccolo mondo, angusto e a tratti asfissiante.
Il profeta riluttante
Mentre domenica scorsa a introdurre il discorso era stata proposta la gentile vicenda del giovane Samuele, a indicare che il protagonista di ogni vocazione รจ alla fine Dio stesso, anche se spesso si serve di intermediari, oggi รจ la storia tortuosa e a tratti persino buffa di Giona che ci viene presentata.
In questo racconto popolare, contrariamente alla prontezza radiosa e simpatica di un adolescente che dormiva nel tempio, troviamo la resistenza cocciuta e testarda di un adulto che rifiuta di obbedire allโinvito di Dio perchรฉ spaventato dalla difficoltร della missione ricevuta. Cerca di fuggire, mette in pericolo la nave su cui si era imbarcato a causa di una tempesta improvvisa, in cui Giona vede un castigo per la sua fuga. Si fa perciรฒ gettare in mare per salvare i marinai, ma รจ ingoiato da un grosso pesce, che gli fa da nave per tre giorni e tre notti, e alla fine viene vomitato su una spiaggia da dove potrร raggiungere la cittร di Ninive alla quale era destinato, dove predicare lโinvito a far penitenza secondo il compito che gli รจ stato affidato da Dio.
Qui riceve una seconda volta la vocazione, ยซAlzati, vaโ a Ninive, la grande cittร , e annuncia loro quanto ti dicoยป (Gn 3,1-5.10).
La predicazione ha successo, ma la cosa non va giรน al profeta, che si indispettisce davanti a dei pagani che sono salvati dalla misericordia di Dio pur non appartenendo al popolo eletto.
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Non cโรจ niente di veramente storico nel libretto che va sotto il nome di Giona. Si tratta piuttosto di un racconto โparabolicoโ che intende denunciare sentimenti non corretti, soprattutto il risentimento che albergava nel cuore degli ebrei di ritorno dallโesilio babilonese, la cui origine รจ una sola: lโinvidia, che nasce al vedere che la misericordia di Dio non รจ ristretta agli angusti confini di Israele e riservata unicamente al popolo eletto, ma chiunque si pente del male commesso รจ raggiunto dal perdono di Dio.
ร il risentimento del figlio maggiore davanti al comportamento del โpadre prodigoโ che accoglie con la festa il figlio minore, ritrovato dopo che era partito da casa pretendendo in anticipo lโereditร poi sperperata in una vita dissoluta e fallimentare (Lc 15,11-32).
Sono i โbraviโ che sentono di avere diritto a un trattamento preferenziale, ma per costoro โ e in veritร per tutti โ il libro di Giona, contiene un insegnamento della massima importanza: ยซRompendo con il particolarismo nel quale la comunitร postesilica era tentata di chiudersi, questo libro predica un universalismo straordinariamente aperto. Qui, tutti sono simpatici, i marinai pagani del naufragio, il re, gli abitanti, e perfino gli animali di Ninive, tutti, tranne lโunico israelita in scena โ ed รจ un profeta โ Giona! Dio sarร indulgente con il suo profeta ribelle, ma, soprattutto la sua misericordia si estende anche alla nemica piรน vituperata di Israele, la cittร di Ninive. Siamo molto vicini al NT: Dio non รจ solo il Dio dei giudei, รจ anche il Dio dei pagani, poichรฉ non cโรจ che un solo Dio (Rm 3,29)ยป (Bibbia di Gerusalemme, p. 1709).
Dopo il ritorno dallโesilio, si formarono di fatto in Israele due atteggiamenti: quello del โresto santoโ che tendeva a chiudersi rigidamente nelle norme tipicamente israelitiche codificate nella Legge, e quello di chi, fuori dalle frontiere, aveva scoperto altri territori dove poteva arrivare lโazione di Dio, il che produceva una teologia separatista da un parte, alla quale si contrapponeva una teologia universalista dallโaltra, quella che trova espressione, per esempio, in Isaia 52 e 63, e nei libri di Rut, Giuditta e, appunto, soprattutto Giona. Inutile aggiungere che tale tensione non รจ finita con la nascita del cristianesimo.
Siamo โpadroni di nienteโ
Il secondo brano proposto per oggi (1Cor 7,29-31) pare svolga un discorso che va per conto suo, conseguenza del fatto che nel tempo ordinario la seconda lettura segue uno schema che presenta passi scelti delle varie lettere paoline, non immediatamente legati alla prima e alla terza che risultano invece connesse. Ma, rimanendo nellโottica della vocazione (tra lโaltro il brano odierno รจ tratto da una sezione della lettera che tratta di matrimonio e verginitร ), vi troviamo unโaffermazione che risulta cruciale: il tempo presente รจ ยซbreveยป, perchรฉ ยซpassa la figura di questo mondoยป, con il risultato di imparare a leggere il rapporto col tempo in prospettiva escatologica, oltre ciรฒ che offre lโimmediato.
Questo sguardo ha lโeffetto di โrelativizzareโ ciรฒ che possediamo e usiamo, o, come scrive Paolo: ยซquelli che comprano come se non possedessero, quelli che usano i beni del mondo come se non li usassero pienamenteยป. Tradotto in prosa: non siamo veramente โpadroni di nienteโ, e del resto non si fa fatica a comprendere che lโistinto โpadronaleโ, o la possessivitร che portiamo in noi, รจ ciรฒ che dร origine alla maggior parte degli errori che commettiamo nelle relazioni.
Quello che, invece, costituisce lโelemento chiave che genera una โvocazioneโ รจ lโuscire da noi stessi per scoprire i bisogni degli altri, e insieme, la possibilitร di venire in soccorso del prossimo.
Lo stesso dinamismo รจ incluso anche nella scelta matrimoniale, intesa dallโorigine come ยซmutuo aiutoยป (Gen 2,18), per fare della vita un percorso di scambio di beni, che non sono proprietร di nessuno ma che vanno usati per lโutilitร di tutti.
โPescatori di uominiโ
Veniamo al vangelo (Mc 1,14-20), che presenta la chiamata dei primi quattro discepoli.
A differenza del brano ascoltato domenica scorsa, qui รจ Gesรน in persona che prende lโiniziativa nei confronti di due coppie di fratelli, la prima delle quali, i fratelli Andrea e Simone, รจ giร apparsa nel racconto di Giovanni giร udito.
Giustamente, il brano inizia dal versetto fondamentale con cui Gesรน si presenta in Galilea a proclamare il vangelo di Dio, perchรฉ ogni vocazione รจ una scelta in ordine a realizzare un โidealeโ. E questo รจ, nellโitinerario di Marco giร utilizzato nella domenica del Battesimo, il โmanifestoโ che presenta il progetto di Gesรน: ยซIl tempo รจ compiuto e il regno di Dio รจ vicino: convertitevi e credete nel vangeloยป. Due affermazioni, due conseguenze, stabili ambedue: il fatto รจ lรฌ, sempre lรฌ, nel messaggio proclamato; le risposte di chi lo ascolta sono operazioni che chiedono un impegno continuo e perseverante nel fluire dei giorni.
Lโaffermazione esigerebbe un commento appropriato, quello che si puรฒ fare non tanto nel tempo di unโomelia ma in quegli incontri di gruppo che, beneficamente, da anni si sono costituiti nelle parrocchie per preparare la messa domenicale. Qui basti ricordare velocemente il senso di alcune parole.
1) Il tempo di cui si parla qui non รจ quello cronologico, ma rimanda a quei momenti della storia in cui accade qualcosa di decisivo che rivela un intervento di Dio che risulta opportuno, il โcompimento di unโattesaโ che chiede una presa di posizione da parte nostra.
2) Questo tempo โ chiamato kairรฒs โ รจ ora a portata di mano, e il vangelo servirร a dimostrare che il regno di Dio non รจ una nazione, un territorio o un trono, ma รจ lo stesso Gesรน nella sua vita e nella sua parola.
3) Questo fatto esige un cambio di mentalitร chiamato conversione, non tanto il gesto di un momento, ma un atteggiamento costante di valutazione del nostro comportamento.
4) Lโorizzonte di tutto รจ un altro sentimento: la fiducia nel progetto, un invito a fidarsi del vangelo, una certezza continuamente da rigenerare, contro tutte le crisi e i fallimenti, che il messaggio di Gesรน รจ davvero una โbella/buona notiziaโ!
Il racconto stenografico di Marco prosegue con le due chiamate, che non sono identiche. La prima รจ rivolta a due poveri pescatori che gettano le reti dalla riva, la seconda ad altri due che poveri non sono, perchรฉ possiedono barca e garzoni che permette loro di andare al largo raccogliendo abbondanza di pesce, noti anche come โfigli di Zebedeoโ, una persona di una certa importanza.
Gesรน fa una proposta che porta a un altro livello la loro professione: li farร ยซpescatori di uominiยป!
Non so quanto tempo puรฒ essere stato necessario perchรฉ Gesรน e i quattro si capissero. A Marco importa marcare la โvelocitร โ della risposta: una รจ in Simone e Andrea, che โsubitoโ andarono dietro a lui; lโaltra รจ in Gesรน stesso che, โsubitoโ, forse sullโonda dellโentusiasmo suscitato in lui dalla pronta risposta dei due, chiama Giacomo e Giovanni, che rispondono con altrettanta prontezza. Gli uni e gli altri โlasciano tuttoโ per seguire Gesรน: hanno trovato ciรฒ che riempirร di senso la loro vita!
Per il vero, questo slancio non significa che abbiano pure โcapito tuttoโ. Il seguito della narrazione evangelica mostrerร vari momenti in cui non comprendono ciรฒ che dice o fa Gesรน, soprattutto con gli annunci della futura passione, e hanno persino paura a fargli domande (Lc 9,45; 19,34). Ma, anche lร dove il discorso รจ โduroโ, Pietro per tutti ha la risposta: ยซSignore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eternaยป (Gv 6,68). La chiarezza dellโobiettivo, la fiducia in colui che chiama a seguirlo: questo รจ lโorizzonte della vocazione.
Fonte – Settimana News | Commento a cura di Nico Guerini
