Alla ripresa delle domeniche del tempo ordinario, il paesaggio che ci presentano le letture non รจ a prima vista molto incoraggiante. Il profeta Geremia ci dice che ยซtutti i suoi amici aspettano la sua cadutaยป, lโautore del Salmo 68 dichiara di essere diventato ยซun estraneo ai suoi fratelliยป, Paolo ci ricorda che ยซa causa di un solo uomo il peccato รจ entrato nel mondo, e, con il peccato, la morteยป, e per finire Gesรน nel vangelo nel suo discorso di missione esorta a ยซnon aver paura di quelli che uccidono il corpoยป.
Non avere paura
Ma questo รจ un aspetto del messaggio, che รจ sistematicamente contrappuntato da quella che potremmo chiamare lโaltra faccia della medaglia: Geremia invita a ยซcantare inni al Signore perchรฉ ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattoriยป, il salmista esorta quelli che cercano Dio a farsi coraggio, ยซperchรฉ il Signore ascolta i miseriยป, Paolo ricorda che il guasto creato dal peccato รจ guarito con un sovrabbondante ยซdono di graziaยป, e Gesรน rassicura i discepoli da lui mandati ยซcome agnelli tra i lupiยป, che agli occhi di Dio essi valgono di piรน di un paio di passeri che si vendono per un soldo, e che pure quelle cose cosรฌ fragili come sono i nostri capelli, ยซsono tutti contatiยป!
Che dire? A ben guardare, si tratta di una saggia e realistica mistura di ciรฒ che fa la materia del mondo in cui ci troviamo a vivere, ma รจ un realismo che non รจ certo mirato a gettarci nella disperazione, o in quello stato dโanimo ancora piรน pericoloso che รจ la rassegnazione. Lo scopo preciso e dichiarato รจ lโinvito a ยซnon avere pauraยป!
Questo implica trovare nello sguardo di fede, che fa i conti con quellโimponderabile che รจ Dio e la sua grazia, il coraggio di affrontare le difficoltร che possono nascere paradossalmente persino da un comportamento buono, o da quelle parole, iniziative, esempi di personalitร che hanno il coraggio di andare controcorrente, e che a volte chiamiamo โprofeticheโ, suscitando cosรฌ, dentro e fuori la comunitร , reazioni di critica e di rigetto alla luce del โsi รจ sempre fatto cosรฌโ.
Nelle opere di Gregorio Magno si trova spesso la sua esitazione tra il parlare e il tacere, il tacere per paura e timidezza, e il parlare invece di cose futili (vedi il brano riportato nellโUfficio delle letture il 3 settembre). Da lui Carlo M. Martini prese il suo motto episcopale: propter veritatem adversa diligere, cioรจ ยซamare le avversitร per amore della veritร ยป. ร lโatteggiamento che nel Nuovo Testamento รจ chiamato parresia, franchezza, che si accoppia naturalmente con la virtรน del coraggio, da declinare come costanza, perseveranza, pazienza, non certo come arroganza o improntitudine!
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Penso, comunque, che per capire a fondo lโinvito a ยซnon avere pauraยป, martellato per ben tre volte nel brano di vangelo odierno, sia necessario ricollegarlo con la testa del discorso missionario di Matteo, previsto per la lettura della precedente domenica 11 (Mt 9,36-10,8), dove vengono elencati:
- la compassione per quelli che sono ยซstanchi e sfiniti come pecore senza pastoreยป come sentimento originario,
- la chiamata degli apostoli a lavorare come operai nella messe onde ยซscacciare spiriti impuri e guarire ogni malattiaยป,
- il senso e il modo della missione: ยซdare gratuitamente ciรฒ che gratuitamente si รจ ricevutoยป.
Questo rimane lโideale da non perdere mai di vista, sia nel sentimento che lo genera, sia nel ricordo di chi รจ colui che chiama, sia, infine, nello stile che caratterizza il lavoro da fare, sul modello di come lo ha svolto lo stesso che ce lo affida.
La liturgia di oggi aggiunge solo la consapevolezza che, per quanto paradossale possa sembrare, una tale missione non รจ che susciti naturalmente approvazione ed entusiasmo, ma puรฒ anche produrre ostilitร , invidie, rivalitร , cattiveria: questo riporta il discorso al problema del male, illustrato nelle letture di oggi in maniera cosรฌ vistosa, e apparentemente squilibrata.
Una โconfessioneโ di Geremia
Il brano di Geremia (20,10-13), per essere ben compreso, va minimamente contestualizzato. Il precedente vede il profeta proclamare nellโatrio del tempio, davanti a tutto il popolo: ยซDice il Signore: Ecco io manderรฒ su questa cittร e su tutte le sue borgate tutto il male che ho preannunciato, perchรฉ essi si sono intestarditi rifiutando di ascoltare le mie paroleยป (Ger 19,14-15). La reazione รจ solo naturale: il sacerdote sovrintendente-capo del tempio fa fustigare il profeta e lo fa mettere in prigione. Il giorno dopo รจ liberato, ma, per tutta risposta, Geremia non fa che aggravare le accuse.
Il brano proposto per oggi segue questo incidente, ed รจ parte delle cosiddette โconfessioniโ di Geremia, il cui inizio รจ celebre: ยซMi hai sedotto, Signore, e mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si fa beffe di meยป (20,7).
Quante storie di vocazione conoscono questa partenza! Il punto รจ che la parola di Dio, di cui il missionario-profeta si fa portatore, segue una duplice direzione, come ci dice lo stesso Geremia, che si sente chiamato a ยซsradicare e demolire, edificare e piantareยป (Ger 1,10).
Come ci puรฒ essere in ciascuno una ritrosia a fare il bene, ci puรฒ essere anche una riluttanza ad evitare il male, ed รจ questo che suscita reazioni di rigetto che stanno alla base dellโostilitร , la quale puรฒ giungere fino alla persecuzione, verso chi predica e pratica il bene, sia con la parola, sia soprattutto con lโesempio, percepiti come una denuncia del proprio comportamento da chi fa il male. Gesรน ha vissuto in prima persona tale ostilitร , che รจ giunta fino alla sua tragica soppressione.
ร solo la percezione che dietro a noi sta la presenza di un Dio buono e che vuole il bene, o comunque un ideale di giustizia in cui si crede, che permette di superare la paura, di non ritrarsi dal compito che si รจ assunto, di non cedere alla rassegnazione.
Un โdono di graziaโ
Il principio di una forza โsuperioreโ, che ci precede e ci sostiene, รจ illustrato in maniera magnifica e concisa da Paolo (Rm 5,12-15): contro lโonda di peccato e di morte, che vede al lavoro insieme il diavolo e lโuomo, o meglio il diavolo nellโuomo, Dio reagisce non con la cancellazione di ciรฒ che ha creato, ma con un secondo tentativo, facendo ripartire lโumanitร con un ยซnuovo Adamoยป, Gesรน Cristo e il suo ยซdono di graziaยป.
Questo principio forma, in certo senso, il cuore della catechesi offerta oggi dalla liturgia della parola. Ma non solo, perchรฉ in effetti รจ lโasse portante di tutto lโanno liturgico, dallโAvvento a Cristo re, รจ la sintesi piรน alta di quella che siamo abituati a chiamare la storia della salvezza, che ha il suo culmine nella Pasqua e che siamo invitati a ricordare e a celebrare almeno ogni domenica, ma anche solo ogni volta che facciamo il segno della croce.
Le tre paure
E veniamo al vangelo (Mt 10,26-33), parte โ come si รจ detto โ del โdiscorso di missioneโ che avrร la sua conclusione domenica prossima.
Le due letture ci hanno giร preparato a trovare i motivi per cui prende senso lโinvito, ripetuto tre volte, a non avere paura. Quale paura?
La prima รจ quella di essere fraintesi da chi ci accusa, da chi non crede alla genuinitร dei nostri sentimenti, da chi stravolge le nostre intenzioni: โlo fa per mettersi in mostraโ, โper interessi secondi non confessabiliโ, โperchรฉ gli convieneโ ecc. Contro tale paura ci viene detto che, alla fine, ยซtutto sarร svelatoยป, e dunque, lโunica cosa che ci deve stare a cuore รจ la cura della purezza della nostra intenzione. La maniera migliore di reagire a chi parla male di noi senza motivo รจ quella suggerita da Davide di Augusta, un francescano tedesco del Duecento, per il quale in tali casi รจ meglio ยซridere e passare oltre, perchรฉ comunque noi rimaniamo quelli che siamo, ed รจ meglio considerare ciรฒ che ci viene detto come โlatrati di cani e starnazzare di ocheโ (La composizione dellโuomo esteriore e interiore, Milano 2017, p. 50).
La seconda paura รจ molto piรน seria, e riguarda il โcorpoโ, non solo e non tanto in termini fisici come nel caso del martirio, che resta comunque la perdita piรน alta, ma anche quella di tutti quei beni che fanno parte di noi, come lโamore, lโamicizia, la solidarietร , la stima, perchรฉ a volte ciรฒ che diciamo o facciamo mettono a rischio anche questi โbeniโ. Capita, ma anche in questo si tratta di avere in mente la gerarchia dei valori: ciรฒ di cui dobbiamo aver la massima paura รจ ciรฒ che, o quelli che, possono uccidere anche lโanima.
La terza paura รจ quella di essere abbandonati dal Padre, non perchรฉ lui si possa offendere per il nostro comportamento buono, ma perchรฉ presupponiamo che lui dovrebbe intervenire a difenderci da chi ci รจ ostile e, se non lo fa, pensiamo che a lui importi poco di noi. Contro tale paura, Gesรน risponde con lโaffermazione di un principio: se uno lo riconosce davanti agli uomini, sarร da lui riconosciuto davanti al Padre che รจ nei cieli!
Questo tema sarร meravigliosamente illustrato nellโultima parte del discorso di missione che sarร proclamata nel vangelo di domenica prossima, quella che pone al centro lโatteggiamento di โaccoglienzaโ che รจ la migliore risposta a tutte le paure denunciate oggi. Ma giร oggi, giร qui, lโimmagine di un Dio che ha cura dei โpasseriโ, ci riporta allโatmosfera del discorso della montagna dove aleggia un Dio che si prende cura degli uccelli del cielo e dei gigli del campo (Mt 6,26-30), una parola che mira a tenerci liberi dagli ยซaffanniยป inutili, e ci chiama a riportare al centro ciรฒ che deve occupare il centro, il Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33). ร la passione per lโideale che ci dร coraggio.
In fondo cโรจ una sola paura che valga la pena di essere presa sul serio, quella di tradire lโamore di Dio che ha affidato a noi lโannuncio della sua bontร : questo tradimento sรฌ che ci fa perdere tutto: corpo, anima e vita.
Le altre paure? Ci sono, ci saranno, ma, alla fine, si puรฒ anche riderci su. Basta prendere un capello e pensare che anchโesso รจ registrato nel calcolatore di Dio. Come non pensare che, per stare con un Dio cosรฌ, si possa perfino sorridere di chi ci insulta e ci sbeffeggia?
Fonte – Settimana News
Commento a cura di Nico Guerini
