โRimanereโ nella vite
Doveva averne fatte di grosse Saulo quando era a Gerusalemme se la sola memoria di lui suscitava paura e incredulitร . La figura di Barnaba sarebbe da riscattare dallโoblio, perchรฉ sembra che, se non fosse stato lui a recarsi a Tarso a togliere Saulo dal luogo dove aveva dovuto rifugiarsi e a portarlo nella comunitร effervescente di Antiochia, forse tutto sarebbe finito.
ร utile riassumere, anche se brevemente, i soggiorni dellโapostolo in tre delle prime comunitร : Damasco, Gerusalemme, Antiochia, dove colui che ora รจ Paolo cresce gradualmente nella conoscenza di Gesรน e, di conseguenza, nella comprensione e nella predicazione della fede.
I suoi spostamenti non sono passaggi turistici, ma โfugheโ, segno e inizio di una vita tormentata ed errabonda, giร preannunciata dal Signore ad Anania quando lo invita a incontrarlo (At 9,16). Il suo impeto nel proporre la radicale novitร prodotta da Gesรน, culminata nella sua morte e risurrezione, aveva di che sconvolgere e irritare.
Le peripezie di Paolo
A Damasco, Paolo aveva incontrato Anania che lโaveva introdotto nel cuore della fede, gli aveva โimposto le maniโ, gesto con cui Saulo viene trasformato per servire la comunitร in nome di Dio (cf. At 6,6 dove si parla dei primi diaconi), รจ ricolmato di Spirito Santo (At 8,17), รจ guarito nella sua cecitร (At 8,17) per vedere con occhi nuovi la vicenda di Gesรน, cosรฌ come quando sarร inviato in missione (13,3). Damasco diventa il primo apprendistato del suo futuro apostolato.
Luca stabilisce unโevidente connessione tra Saulo e Stefano, al martirio del quale egli aveva assistito e del quale ยซapprovava lโuccisioneยป (At 8,1).
Mi chiedo se, nel soggiorno di Damasco, Paolo non abbia a volte, o spesso, ripensato alla figura del protomartire, e forse abbia pure previsto che a lui sarebbe toccato lo stesso destino. Di Saulo รจ sottolineato il coraggio della testimonianza e la forza della predicazione, con il risultato in ambedue i casi di suscitare ostilitร e di far nascere un complotto per metterlo a tacere per sempre. ร quanto in effetti succede, e Saulo รจ costretto, in modo un poโ rocambolesco, a fuggire di notte calato dalle mura in una cesta (At 9,25).
Finisce che torna a Gerusalemme, ma qui non รจ solo Anania, ma ยซtutti avevano paura di luiยป: รจ il brano di At 9,26-31 proposto oggi in prima Lettura. Non era certo lโaccoglienza che si aspettava. Qui ha la fortuna di incontrare un uomo di Cipro, Barnaba, col quale si legherร in una fortissima amicizia. Costui lo introduce agli apostoli spiegando come sulla via di Damasco egli era cambiato. Cosรฌ Paolo poteva ยซstare con loro, andare e venire in libertร , predicando apertamente nel nome del Signoreยป.
Lo stesso Paolo ci farร poi sapere che, tre anni dopo un periodo in Arabia e ritorno a Damasco, si era recato a Gerusalemme anche per fare la conoscenza di Pietro (Gal 1,18), per confrontarsi con gli apostoli e verificare โ per cosรฌ dire โ la giustezza della sua predicazione (Gal 1,18-24).
Sembra appaia giร la sua futura apertura, perchรฉ ยซparlava con quelli di lingua grecaยป, ma proprio da lรฌ parte un tentativo di ucciderlo. Altro pericolo, altra fuga, perchรฉ, vista la malaparata, ยซi fratelli lo fecero partire per Tarsoยป, la sua cittร natale.
Segue una annotazione a prima vista sorprendente, perchรฉ Luca osserva che, come conseguenza della sua partenza, ยซla Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numeroยป. Non riesco a sottrarmi allโimpressione che, partito il disturbatore della quiete pubblica, tutto torna tranquillo.
Cosa avrร fatto Paolo a Tarso nei dieci anni che vi passรฒ? Mi viene da pensare che siano stati anni di riflessione e di approfondimento, forse quelli in cui ha maturato la sua gigantesca dottrina che apparirร poi nelle Lettere, che avrebbero fatto di lui โ come sostiene qualcuno creando confusione โ il vero fondatore del โcristianesimoโ.
Ma la fede, se pure ha bisogno di nutrirsi di riflessione, per crescere ed essere vissuta ha bisogno di una comunitร . E, in effetti, la terza e ultima tappa di preparazione al ministero, matura ad Antiochia, dove Barnaba, stanandolo dal suo rifugio, lo conduce per immergerlo nel fervore di una comunitร dai molti colori.
La comunitร era nata da quelli che erano โfuggitiโ da Gerusalemme in seguito allโuccisione di Stefano, e che predicano Gesรน, ma limitandosi ai giudei. Arriva perรฒ tra loro gente giร cristiana che veniva dallโisola di Cipro, come Barnaba, e da Cirene, nellโattuale Libia. Questi rompono gli argini, e si mettono a parlare di Gesรน anche ai pagani di lingua greca: il successo รจ straordinario. Probabilmente erano persone piรน aperte, per i quali non era necessario diventare ebrei per essere discepoli di Gesรน, perchรฉ pensavano che il vangelo era destinato a chiunque.
ร in questa comunitร antiochena che i discepoli vengono chiamati per la prima volta ยซcristianiยป (At 11,26), il che rivela chiaramente che ciรฒ che univa i โfratelliโ era il comune riferimento a Gesรน.
Dal fervore entusiasta di questa comunitร , Paolo parte ancora una volta, con Barnaba, ma questa volta non si tratta di una fuga, ma di un solenne invio in missione, e da qui nascerร il primo dei quattro viaggi di Paolo.
Dai comandamenti al comandamento
La vita fraterna diventa il tema della seconda Lettura (1Gv 3,18-24), a partire dallโincipit di unโestrema concretezza: ยซFratelli, non amiamo a parole nรฉ con la lingua, ma con i fatti e nella veritร ยป.
Mi pare che la storia della conversione di Paolo, che รจ stata sopra inquadrata, trovi il suo migliore commento e la piรน sicura veritร in quanto Giovanni afferma subito dopo la frase citata: ยซIn questo conosceremo che siamo dalla veritร e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio รจ piรน grande del nostro cuore e conosce ogni cosaยป.
Come siamo lontani dal Dio inquisitore che trionfava nella mia infanzia, con quel triangolo con al centro un grande occhio con la scritta โDio mi vedeโ, che appariva dappertutto sui muri dellโoratorio, anche nei luoghi piรน privati! Bisognerebbe imparare ad amare gli altri non con la paura di sbagliare, ma con la memoria costantemente immersa nella benevolenza di Dio, come raccomandano spesso tutti i grandi autori spirituali.
La memoria dei peccati paralizza la voglia di bene, la memoria della gratuitร assoluta con cui Dio ci perdona dovrebbe invece dilatare il nostro cuore, aprendolo allโaccoglienza e allโattenzione verso le persone.
Poi cโรจ unโaltra affermazione chiave, che merita di essere sottolineata: la nostra fiducia in Dio si basa non solo sulla sua bontร , ma รจ rafforzata dalla nostra capacitร di imitarla, osservando ยซi suoi comandamentiยป, che subito diventano uno solo: ยซil suo comandamentoยป! Quale? Che ยซcrediamo nel nome del Figlio suo Gesรน Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha datoยป. La veritร รจ la fede, i fatti sono la caritร : lโuna cosa non puรฒ esistere senza lโaltra.
Poi appare un verbo che Giovanni ha conosciuto bene: rimanere. Due volte in questo passo della sua lettera, e sette nel brano di vangelo che segue! Si rimane col credere, si rimane col fare.
Siamo in stato di potatura
Dal discorso dellโultima cena, la liturgia odierna ha tratto la stupenda e commovente immagine della vite e dei tralci, e del rapporto intrinseco che li lega (Gv 15,1-8). Un tralcio รจ dove la vite genera frutti, a patto di rimanere nella vite, che gli fornisce la linfa vitale. Ma questa generazione, per funzionare, esige che la vite sia โpotataโ.
Vivo vicino alle colline, e ricordo molto bene la stagione della potatura primaverile, quando la vite sembrava mortificata, ma si sapeva che solo a quella condizione lโavremmo vista poi rigogliosa e carica di grappoli gonfi e numerosi. Il seguito โ ยซVoi siete giร puri, a causa della parola che vi ho annunciatoยป โ va forse spiegato, perchรฉ se siamo giร puri, siamo a posto. Fausti traduce ยซgiร mondiยป, e questo aiuta meglio a comprendere, perchรฉ il verbo mondare, che significa togliere escrescenze superflue e dannose, รจ piรน vicino al senso del verbo potare, lโazione che si richiede per ottenere una โpurificazioneโ, e che si riferisce piรน a un mezzo che a un risultato.
E si capisce cosรฌ che siamo giร in stato di potatura grazie al costante rimanere nella parola che ci รจ stata annunciata. E qui torna utile un passo splendido di Giuliana di Norwich, che appare in quella serie di capitoli dove la mistica illustra la sua teologia della maternitร di Dio che si realizza nel Figlio. Ecco quanto scrive: ยซDio vuole che aderiamo fermamente alla fede della santa Chiesa, trovando in lei la nostra carissima madre, che ci consola e ci aiuta a capire, in comunione con tutti i beati. Una singola persona, infatti, puรฒ sovente spezzarsi se considera solo se stessa, ma lโintero corpo della santa Chiesa non puรฒ nรฉ potrร mai spezzarsi. E perciรฒ รจ cosa sicura, buona e amabile, il volere con umiltร e con forza essere legati e uniti alla santa Chiesa, nostra madre, che รจ Cristo Gesรนยป (Una rivelazione dellโamore, c. 61, p. 280).
La maternitร del Figlio, che qui non รจ possibile illustrare nei magnifici sviluppi che le dร Giuliana (vedi cc. 58-63), non deve essere una glorificazione trionfalistica della Chiesa โ che sappiamo quante volte nella storia, di ieri e di oggi, si รจ mostrata infedele a questa sua vocazione โ ma piuttosto unโindicazione di ciรฒ che la comunitร dei fedeli deve fare, in capite et in membris, come si รจ sempre ricordato in tempi di crisi quando si invocavano โriformeโ.
A difetto di spazio, non trovo di meglio che citare una frase della stessa Giuliana, dove tutto รจ detto in tre sostantivi e quattro verbi: ยซLa misericordia opera in quattro modi: custodisce, sopporta/supporta, ravviva e risana, e tutto viene dalla tenerezza dellโamoreยป (c. 48, p. 235-36).
Leggi qui il brano del Vangelo
Fonte – per gentile concessione di Settimana News | Commento a cura di Nico Guerini



