Nico Guerini – Commento al Vangelo di Domenica 11 Luglio 2021

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Accolti o rifiutati, come Gesรน

Questa domenica procede nel percorso previsto per il โ€œprofetaโ€, centrato soprattutto sul fatto che nessun disprezzo puรฒ arrestare la forza del suo messaggio, come mostra la storia di Amos e il compito affidato ai discepoli di andare a continuare lโ€™annuncio della bella notizia portata da Gesรน. Lโ€™essenza di questa buona novella รจ affidata alla splendida pagina della Lettera agli Efesini, che forma il cuore della liturgia odierna sviluppandone i molteplici risvolti.

La denuncia del โ€œmandrianoโ€
Quanto sia difficile sostenere la missione di un profeta รจ chiaramente illustrato dallโ€™episodio di Amos (Am 7,12-15). La sua vocazione non ha gli aspetti che rendono drammatiche quelle, per esempio, di Isaia e Geremia: niente apparizioni o impressionanti teofanie, niente resistenze e obiezioni di sorta. La sua figura spunta in un tempo in cui il popolo รจ ancora diviso in due regni, quello governato da Ozia al sud, e quello di Geroboamo al nord, con due centri di culto corrispondenti: Gerusalemme per il sud, e il santuario di Betel nella Samaria per il nord.

Uomo del sud, che si autodefinisce โ€œmandrianoโ€, si reca nel nord con un solo scopo: denunciare con spietata ironia la dissolutezza di ricchi e potenti e invitare a pentimento e conversione. Pare che la sua apparizione sia durata solo alcuni mesi, ma il suo messaggio ha lasciato un segno profondo.

Ricordo ancora gli anni favolosi del Concilio, quando il libro di Amos era spesso citato in connessione con la Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, proprio grazie alla violenza del linguaggio con cui il profeta denunciava le ingiustizie sociali.

Considerate le circostanze, il fallimento รจ garantito. E non stupisca che sia un sacerdote di Betel, Amasia, a invitare il profeta a proclamare i suoi oracoli da unโ€™altra parte, perchรฉ โ€“ dice โ€“ questo รจ ยซil santuario del re ed รจ il tempio del regnoยป. Lโ€™attaccamento al luogo e il peso della propria autoritร  ufficiale possono avere molto piรน rilievo della genuinitร  di un messaggio, purtroppo.

Ma Amos non rimane inerte rispetto alla cacciata. Risponde: ยซNon ero profeta nรฉ figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomoro. Il Signore mi prese, mi chiamรฒ mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Vaโ€™, profetizza al mio popolo Israeleยป.

Ricondurre tutto a Cristo
Se la denuncia รจ parte decisiva del messaggio profetico, conta molto di piรน la ricchezza del messaggio che il profeta รจ chiamato a proclamare in positivo. La liturgia odierna ci mette nelle mani un esempio splendido, il cantico di Ef 1,3-10, che รจ una vera e propria ode orchestrata sul motivo della โ€œbenedizioneโ€.

Che dire? Anzitutto si eviti di scegliere il testo breve, perchรฉ sarebbe fare unโ€™offesa alla ricchezza e alla bellezza di una pagina che a nessuno dovrebbe essere permesso di strapazzare.

Considerato lo spazio concesso a unโ€™omelia, ritengo sia utile almeno sottolineare alcune poche espressioni chiave, da pronunciare bene e con chiarezza, e magari far ripetere. Ne estraggo tre.

La prima proclama che la nostra vocazione รจ ยซessere santi e immacolati di fronte a lui nella caritร ยป, un vivere nella caritร  che รจ un rendere la benedizione ricevuta con una risposta che possa essere chiamata essa stessa โ€œbenedizioneโ€.

La seconda frase รจ: ยซricondurre al Cristo, unico capo, tutte le coseยป, che era il motto e il programma di san Pio X.

La terza รจ: fare tutto ยซa lode della sua gloriaยป, un obiettivo che santa Elisabetta della Trinitร  mise al vertice della sua scelta di vita.

Tutti noi possiamo trovare nel vangelo, e piรน in generale nella Scrittura, frasi che costituiscono una sorta di โ€œtesoro personaleโ€ al quale attingere quando abbiamo bisogno di essere o stimolati al bene o confortati nelle eventuali sconfitte. La Lettera agli Efesini รจ uno dei testi piรน ricchi da questo punto di vista.

La missione dei Dodici
Il brano evangelico di oggi รจ dedicato alla missione dei Dodici (Mc 6,7-13), ma รจ importante connetterlo con quello letto domenica scorsa, che lo precede immediatamente. Nel discorso sul profeta che รจ disprezzato solo nella sua patria, i discepoli appaiono sulla scena come compagni di Gesรน che lo seguono โ€œnella sua patriaโ€.

Il brano di oggi li vede invece in primo piano, mandati a condividere la missione del profeta rifiutato. La cosa, ovviamente, va sottolineata per almeno due ragioni: primo, perchรฉ, nonostante il fallimento, lโ€™opera di Gesรน non si arresta; secondo, perchรฉ a continuarla sono i suoi discepoli, i Dodici per la precisione, nei quali si segnala il gruppo destinato a guidare la comunitร  dopo la partenza di Gesรน, a somiglianza delle dodici tribรน dโ€™Israele, e quindi la sua Chiesa.

Il brano รจ echeggiato in Matteo nel celebre โ€œdiscorso missionarioโ€ dal cap. 10. Se โ€“ come รจ probabile โ€“ Mc รจ la fonte di Mt e Lc, รจ importante sostare su quello che รจ il nucleo originario dellโ€™invio in missione a cui sono chiamati i discepoli.

La prima cosa che si nota รจ che li manda ยซa due a dueยป. รˆ un tema ben noto, ed รจ volentieri evocato per ricordare che si evangelizza in รฉquipe, in una sinfonia di ministeri la cui necessitร  e i cui benefici appaiono con sempre maggiore evidenza.

La seconda dice in estrema sintesi quale deve essere lo scopo della missione: ยซdiede loro potere sugli spiriti impuriยป. La parola richiama dโ€™istinto indemoniati e ossessi, ma occorre allargare lo sguardo. โ€œImpuroโ€ รจ contrario a ciรฒ che รจ โ€œsantoโ€ e, come questo termine indica โ€œintegritร , completezza, ordineโ€ (cf. Lv 11,44 e 21,17-21), cosรฌ il suo contrario suggerisce qualcosa che non dovrebbe esserci, qualcosa che รจ fuori posto, che induce quel senso di โ€œalienazioneโ€ che disturba lโ€™armonia della persona.

Le due prospettive si materializzano, una nel regno di Dio, lโ€™altra in quello del demonio. La missione ha dunque come scopo primario di aiutare la gente a dominare ogni forma di paura indotta dallo spirito del male, cosรฌ da diventare capaci di crescere nella libertร  dello Spirito.

Un secondo passaggio riguarda lo stile che caratterizza lโ€™evangelizzatore. Il bisogno di annunciare il messaggio di liberazione porta ad una spogliazione radicale per chi si muove sulla via dellโ€™annuncio: non si deve portare ยซnรฉ pane, nรฉ sacca, nรฉ denaro, e neanche due tuniche!ยป.

Da qui si passa a una necessitร : uno puรฒ muoversi in queste condizioni in quanto puรฒ trovare qualcuno che lo accolga. Lโ€™accoglienza puรฒ esserci o non esserci. Nel primo caso, si puรฒ usare la sosta per evangelizzare nella calma (si veda lโ€™incontro di Pietro con il centurione di Cafarnao in At 11,48), oppure per una sosta di riposo, quella a cui lo stesso Gesรน inviterร  i discepoli in Mc 6,31.

In uno studio molto interessante, apparso negli anni del concilio, il domenicano canadese Jean-Paul Audet pubblicรฒ un volumetto dal titolo Matrimonio e celibato nel servizio pastorale della Chiesa (Queriniana, Brescia 1967), in cui il rapporto missione/accoglienza era letto nella prospettiva di una duplice forma di clero: quello โ€œitineranteโ€ e quello โ€œstanzialeโ€, ambedue necessari in quanto si integravano sostenendosi lโ€™un lโ€™altro.

Il volumetto รจ un testo ricco di suggestioni, che percorre con una documentazione rigorosa tutta la storia dei primi secoli. รˆ unโ€™opera tuttora in commercio, che mi permetto di consigliare trattandosi di un problema ricorrente, sul quale un supplemento di informazione non puรฒ fare che bene.

Resta il problema del rifiuto, che sembra il piรน facile da prevedere, ricordando il brano letto domenica scorsa, che precede immediatamente quello odierno, un rifiuto che comprende il non accogliere e il non ascoltare.

Che deve fare il missionario-evangelizzatore? Passare oltre, senza rassegnarsi allโ€™insuccesso, esattamente come aveva fatto Gesรน, e continuare il lavoro altrove.

Il gesto di โ€œscuotere la polvere dai propri piediโ€ significa una presa di distanza da chi ha rifiutato lโ€™accoglienza, come se lโ€™entrare in quella casa ostile avesse contaminato il messaggero, che deve perciรฒ โ€œpurificarsiโ€ persino dalla polvere della strada, un gesto che, alla fine, si trasformerร  in ยซtestimonianza per loroยป, sia esso un atto dโ€™accusa e denuncia del loro errore (cf. At 13,51), sia che costituisca esso stesso un implicito invito al pentimento.

E, in effetti, la conclusione della storia presenta i Dodici in azione mediante due azioni caratteristiche che comprendono anzitutto lโ€™annuncio: ยซproclamarono che la gente si convertisseยป, al quale seguono tre effetti di โ€œguarigioneโ€ caratterizzanti la nuova situazione: ยซscacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi, e li guarivanoยป.

Detto altrimenti, questo significa riflessione e pentimento per lasciare percorsi sbagliati, lotta contro lโ€™alienazione delle persone causata dalla paura del demonio e, infine, guarire, sia in senso morale che fisico.

Come si vede, la missione dei discepoli non รจ altra da quella con la quale inizia il ministero pubblico di Gesรน, secondo la celebre e ben nota sintesi offerta da Marco 1,15: ยซรˆ giunto il momento, il regno di Dio รจ qui; convertitevi e credete al vangeloยป, dove la conversione si traduce in, e coincide con, lโ€™accogliere la bella notizia e lโ€™aderirvi con convinzione e con tutte le proprie forze.

Come si vede, si tratta di una pagina molto ricca, con il suo motivo centrale, che diventa principio di interpretazione di tanti avvenimenti, quello per cui ยซtutto concorre al bene di coloro che amano Dioยป (Rm 8,28), anche fallimenti e insuccessi. Lโ€™importante รจ che la Parola del Signore ยซcorra e sia glorificataยป (2Ts 3,1).

Fonte – per gentile concessione di Settimana News | Commento a cura di Nico Guerini