mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 6 Settembre 2020

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โ€œPienezza della Legge รจ infatti la caritร โ€, scrive Paolo ai romani. รˆ unโ€™affermazione che va ben aldilร  della logica legalista che i farisei avevano imposto alla gente. Lโ€™apostolo, raccogliendo in sintesi la dottrina evangelica, invita ad allontanarsi da un atteggiamento moralistico rigido e angusto per assumere prospettive piรน larghe e piรน gioiose. E santโ€™Agostino, legando questo pensiero paolino con la libertร  cristiana, scrisse la nota frase: โ€œAma e faโ€™ quel che vuoiโ€. Ma si badi bene, questa affermazione sulla piena libertร  del cristiano, non significa assenza di obblighi. Paolo, infatti, aggiunge immediatamente: โ€œNon siate debitori di nulla a nessuno, se non dellโ€™amore vicendevoleโ€. Cโ€™รจ pertanto un debito che i cristiani hanno; ed รจ lโ€™unico: lโ€™amore vicendevole. Ai cristiani, liberati da ogni altro legame, resta questโ€™obbligo vincolante. Si potrebbe dire, in altre parole, che cโ€™รจ un diritto del prossimo verso ognuno di noi, quello allโ€™amore, il diritto ad essere voluti bene. Questa decisa affermazione di Paolo si scontra con la nostra pervicace mentalitร  egoistica.

La Liturgia di questa domenica coglie tanti di noi nel momento di riprendere la vita ordinaria dopo una pausa di riposo estivo. Ci immergiamo nuovamente nei nostri itinerari personali, pronti ad appassionarci alle nostre prospettive e ai nostri progetti. E il prossimo? E il debito di amore che abbiamo verso di lui, dove lโ€™abbiamo posto? Spesso ci contentiamo di pensare che non abbiamo sentimenti di forte ostilitร  verso gli altri. Ma ciรฒ significa che per lo piรน la nostra vita scorre parallela a quella di chi ci sta vicino, quando non contro, come spesso abbiamo dovuto constatare nei confronti dei piรน deboli, specialmente se non sono dei nostri. Per un verso sembra crescere nella nostra societร  il senso del rispetto verso lโ€™altro, ma dallโ€™altro crescono anche distanza, indifferenza e violenza. Certo, esistono modi spiacevoli di interessarsi agli altri, quelli della critica fatta alle spalle, della maldicenza, della malevolenza, e cosรฌ via. Tanto che il rispetto รจ giร  a volte una conquista. Ma il Vangelo dice che non basta questo rispetto, perchรฉ esiste il diritto dellโ€™altro al nostro amore. Questโ€™affermazione, tra le piรน chiare del Vangelo, incrina decisamente le nostre prospettive solitarie e i nostri destini paralleli.

Il Vangelo di Matteo (18,15-20), che abbiamo ascoltato in questa domenica, ci ricorda le parole di Gesรน sulla correzione e sul perdono fraterno. Esse sono esattamente sulla stessa linea dellโ€™amore per il prossimo. Cโ€™รจ, infatti, un modo di non dire le cose che non รจ rispetto, รจ anzi indifferenza; e un altro modo di dirle che รจ invece sincero interesse e doverosa responsabilitร  verso gli altri. Ogni credente ha il dovere di correggere il proprio fratello quando sbaglia, come anche ognuno ha il diritto ad essere perdonato. Purtroppo viviamo in una societร  che sempre piรน non conosce il perdono, appunto perchรฉ non conosce il debito dellโ€™amore. La Parola di Dio, in questa domenica, ci interroga profondamente. In un mondo sempre piรน interdipendente ma insieme concorrenziale occorre imparare che per essere veramente liberi e per costruire una societร  davvero civile, dobbiamo farci nuovamente schiavi dellโ€™amore lโ€™uno per lโ€™altro. Lโ€™utopia del rispetto integrale dei diritti di ciascun uomo e di ciascuna donna passa per lโ€™assunzione da parte di tutti di un unico imprescindibile dovere: rispettare il diritto dellโ€™altro ad essere amato. Questo diritto si intreccia con la fondazione di una convivenza umana pienamente liberata da tante minacce esterne e interne.

Lโ€™immagine perfetta di questa convivenza รจ data dallโ€™unitร  dei discepoli che pregano insieme: โ€œIn veritร  vi dico: se due di voi sulla terra si metteranno dโ€™accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che รจ nei cieli gliela concederร โ€. Anche queste sono parole molto impegnative. Lโ€™accordo dei discepoli nel chiedere la stessa cosa, qualunque essa sia, vincola Dio stesso nel concederla. Dio dร  agli uomini uniti in unโ€™unica volontร  un potere immenso. E se questo non accade o non appare, dobbiamo interrogare il nostro modo di pregare, che forse รจ viziato in radice da individualismi e indifferenze parallele. La stessa liturgia domenicale talora รจ sentita in modo individualista: ognuno va per proprio conto e per il proprio interesse. La Santa Liturgia รจ, invece, il momento privilegiato per costruire lโ€™unitร  e lโ€™armonia nel pregare e nel chiedere. Se la nostra preghiera non sembra ottenere risposta รจ anche perchรฉ non ci siamo interrogati abbastanza sul nostro prossimo, su chi ha bisogno, su chi aspetta che qualcuno si ricordi di lui. Anche il miracolo della pace dipende da questo accordo nella preghiera.


Fonteil sito web di mons. Paglia

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