mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 24 Luglio 2022

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โ€œFino a quando, Signore, implorerรฒ aiuto e non ascolti, a te alzerรฒ il grido: โ€œViolenza!โ€ e non salvi? Perchรฉ mi fai vedere lโ€™iniquitร  e resti spettatore dellโ€™oppressione? Ho davanti rapina e violenza e ci sono liti e si muovono conteseโ€ (vv. 2-3). Sono le parole iniziali del dialogo tra il profeta Abacuc e Dio. Non sappiamo nulla di questo profeta. Si presenta lui stesso come un freddo scettico che, nel suo abituale dialogo con Dio nel Tempio, ha lโ€™ardire di chiedergli conto di certe cose, di farsi spiegare il comportamento dellโ€™Altissimo quando castiga un malvagio con un malvagio peggiore (il malvagio per il profeta รจ lโ€™impero Assiro, il peggiore sarebbe lโ€™impero neo-Babilonese).

La situazione che sta davanti agli occhi del profeta รจ segnata da disgrazie, dolori, violenze, lotte, contese; e Dio sembra non rendersene conto, come se fosse impotente o distratto. Eppure si tratta del suo popolo che sta vivendo unโ€™amara schiavitรน! Il profeta si domanda โ€œfino a quandoโ€ durerร  questa situazione.

E se Dio risponde che castigherร  il malvagio attraverso un altro peggiore, il profeta chiede โ€œperchรฉโ€; non si instaurerebbe in tal modo una catena cruenta che pone un popolo contro un altro popolo? Il profeta sembra sfidare Dio perchรฉ gli dia una risposta; egli starร  come vedetta e sentinella al suo posto sino a che Dio non risponderร . La risposta venne. Dio parlรฒ al profeta e, attraverso di lui, a tutti gli uomini: โ€œScrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perchรฉ la si legga speditamente.

รˆ una visione che attesta un termineโ€ฆ; se indugia, attendila, perchรฉ certo verrร  e non tarderร โ€ (vv. 2-3). โ€œEcco, โ€“ continua il testo โ€“ soccomberร  colui che non ha lโ€™animo retto, mentre il giusto vivrร  per la sua fedeโ€ (v. 4), ossia salverร  la sua vita mediante la fiducia in Dio. Negli interrogativi del profeta Abacuc si addensano i tanti interrogativi di questi tempi, in particolare quelli relativi alla situazione di paesi vicini al nostro e degli altri numerosi paesi del grande mondo dei poveri.

Il profeta dice che soccomberร  chi non ha lโ€™animo retto, mentre il giusto vivrร  per la sua fede. Di fronte a quanto sta accadendo, ogni credente รจ chiamato a riscoprire con urgenza la radicalitร  della propria fede. Non siamo qui nel campo delle scelte particolari e parziali, soggette al vaglio del giudizio storico del momento. E in gioco il senso profondo della vita e delle scelte personali, sociali e anche politiche. Se si vuole, รจ in gioco la ragione che presiede le singole scelte concrete, strettamente legato al dono della fede.

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Lโ€™apostolo Paolo ricorda a Timoteo (รจ la seconda lettura) di โ€œravvivare il donoโ€ che gli รจ stato dato; e aggiunge che il dono non รจ โ€œuno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezzaโ€ (2 Tm 1,7). Paolo delinea cosรฌ lโ€™uomo di fede, la scelta di colui che vuol vivere guardando anzitutto il Signore. Lโ€™uomo di fede non รจ timido o vergognoso; รจ saldo e coraggioso nella testimonianza, come lo stesso Paolo scrive a Timoteo.

Il Vangelo di Luca (17,5-10) si apre con la preghiera degli apostoli a Gesรน: โ€œAumenta la nostra fede!โ€. รˆ forse la preghiera che tutti dovremmo fare in questi tempi. Ci sentiremo rispondere da Gesรน: โ€œSe aveste fede quanto un granellino di senape, potreste dire a questo gelso: โ€œSii sradicato e trapiantato nel mareโ€, ed esso vi ascolterebbeโ€ (v. 6). Non cโ€™รจ bisogno di una grande fede, sembra dire Gesรน. Basta una fede piccola, ma che sia fede, ossia fiducia in Dio piรน che in qualsiasi altra cosa (carriera, denaro, partito, clan, se stessi).

Di questa fede ne basta โ€œun granellinoโ€; essa รจ capace di spostare anche le montagne. La verifica รจ indicata nella frase finale del brano evangelico: โ€œQuando avrete fatto tutto quello che vi รจ stato ordinato, dite: โ€œSiamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fareโ€โ€ (v. 10). Il discepolo รจ chiamato a fare il proprio dovere sino in fondo e al termine dire: โ€œSiamo servi inutiliโ€. Per noi, abituati a rivendicare meriti e riconoscimenti, queste parole suonano davvero strane. Eppure anche da esse puรฒ fondarsi la fiducia in un nuovo futuro.


Per gentile concessione di mons. Paglia. FONTE