โGesรน proseguรฌ avanti agli altri salendo verso Gerusalemmeโ (Lc 19,28). Questa frase evangelica che apre la narrazione dellโingresso di Gesรน a Gerusalemme, riassume bene il nostro cammino quaresimale, ma anche quello di tutta la vita. La settimana che viene รจ chiamata santa, a motivo della memoria di quei giorni nei quali mai si รจ visto amore piรน grande per gli uomini. ร saggio, anche se immersi nei nostri problemi, lasciarci coinvolgere dai drammatici sentimenti che marcano i giorni ultimi di Gesรน. Sono sentimenti che non troviamo in noi stessi; possiamo solo riceverli. ร perciรฒ una grazia da non perdere quella di questi giorni: i nostri occhi potranno contemplare fino a che punto il Signore ci ha voluto bene.
La domenica delle palme, che inizia questa grande e santa settimana, รจ segnata simultaneamente dallโingresso di Gesรน in Gerusalemme e dalla narrazione della sua passione e morte. La Liturgia, riunendo in unโunica celebrazione questi due avvenimenti, temporaneamente distinti, sembra voler togliere dalla nostra mente ogni equivoco circa il trionfo di Gesรน: egli entra come un re, ma รจ diverso dai re di questo mondo: regna da un trono che non รจ come quelli delle regge; non vince con gli eserciti o con le alleanze, e neppure si afferma con un suo nutrito e forte gruppo di pressione. Gesรน stesso chiarisce questo equivoco sorto tra i discepoli proprio la sera del giovedรฌ santo. Ripiegati su loro stessi, e per questo insensibili al dramma che Gesรน stava vivendo, si misero a discutere chi tra loro fosse il piรน grande. Con una sconfinata pazienza Gesรน disse loro: โI re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi perรฒ non sia cosรฌ; ma chi รจ il piรน grande tra di voi diventi come il piรน piccolo e chi governa come colui che serveโ.
Non erano solo parole di comodo; bastarono poche ore e Gesรน portรฒ, sulla sua carne, alle estreme conseguenze queste affermazioni. Per altro verso, la storia della passione รจ molto semplice: cโera un uomo buono che parlava del Vangelo, sia nella povera e malfamata Galilea come nella capitale Gerusalemme; e in tanti accorrevano ad ascoltarlo. Ad un certo punto i potenti decisero che aveva parlato troppo e che in troppi stavano a sentirlo; presero quindi la decisione di farlo tacere; trovarono un suo amico che indicรฒ loro con precisione il luogo dove abitualmente si ritirava: un orto alle porte di Gerusalemme.
Quella sera stava lรฌ con i suoi, lo presero e lo portarono davanti alle piรน alte autoritร : Pilato, il rappresentante del piรน grande impero del mondo, ed Erode, il re furbo. Ma ambedue non vollero prendersi nessuna responsabilitร per quellโuomo. La folla, che solo cinque giorni prima aveva gridato โosannaโ, si mise ora ad urlare โsia crocifisso, sia crocifisso!โ, e Pilato non seppe resistere. Quellโuomo, dopo essere stato rivestito per burla con gli abiti da re, fu torturato, schiaffeggiato, coronato di spine; poi fu condotto fuori dalla cittร (anche per nascere dovette trovare una stalla fuori Betlemme) verso una collinetta, chiamata Golgota, e lรฌ fu inchiodato su di una croce, con due ladri, uno alla sua destra e lโaltro alla sua sinistra. Su quella croce, quellโuomo buono, morรฌ. Si chiamava Gesรน e veniva da Nazareth.
Non ci vuole molto a dire che quella morte fu ingiusta. La morte, del resto, non รจ mai giusta nemmeno dopo i crimini piรน brutti; ma davvero รจ facile dire che la morte di quellโuomo fu veramente ingiusta. Non aveva fatto niente di male, anzi โaveva fatto bene ogni cosaโ (Mc 7,37), notรฒ una volta la gente. Chi ascolta il racconto di questa morte, con un poco di cuore, resta commosso e dispiaciuto: quellโuomo buono ha dovuto soffrire tanto e morire sulla croce, solo perchรฉ aveva parlato del Vangelo e aveva detto di essere il Figlio di Dio.
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Ciascuno di noi al termine della lettura del โPassioโ, prova un senso di afflizione e di rammarico ed รจ tentato di dire: โIo non lo avrei fattoโ, oppure di giustificarsi: โNon sono Pilato, non sono Erode, non sono nemmeno Giudaโฆโ; si puรฒ, inoltre, confessare la propria impotenza di fronte alla viltร di Pilato e alla crudeltร dei sommi sacerdoti. Ma cโรจ anche Pietro; non รจ il peggiore dei discepoli; anzi se non รจ il migliore, รจ certamente il piรน importante, quello a cui Gesรน ha affidato la maggiore responsabilitร . Pietro ha una grande idea di sรฉ, รจ orgoglioso, persino permaloso.
Si offende quando Gesรน gli dice che lo tradirร : โSignore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morteโ, risponde. Eppure basta una donna per far crollare tutto. Fu lโincontro con lo sguardo di Gesรน che sconvolse Pietro: โAllora il Signore, voltatosi, guardรฒ Pietro, e Pietro si ricordรฒ delle parole che il Signore gli aveva dettoโ (Lc 22,62). I cristiani, noi, non siamo degli eroi; siamo come tutti; ma se i nostri occhi incrociano gli occhi di quellโuomo che va a morire, anche noi ricorderemo le parole del Signore e saremo liberati dalle nostre paure. ร la grazia di questa settimana; poter stare accanto a quellโuomo che soffre e che muore per poter incrociare il suo sguardo.
Per gentile concessione di mons. Paglia. FONTE
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia



