mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 30 Aprile 2023

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Il Buon Pastore

La resurrezione ci fa pensare senza dubbio ad eventi meravigliosi: Gesù è glorificato, è esaltato alla destra del Padre… Sembra così allontanarsi dalla nostra condizione umana. Questa domenica del Buon Pastore ci domanda di convertire la fede nella prossimità di Gesù risorto: Egli è il Pastore del suo popolo. L’insegnamento di Gesù non si distacca da quello di gran parte dell’Antico Testamento per cui Dio stesso è il pastore del suo popolo. Al di sopra di tutte le creazioni politiche d’Israele, l’intuizione profetica è quella dell’ultima regalità di Dio su Israele: “Io sono il Signore, il vostro Santo, il creatore d’Israele, vostro Re” (Is 43,15).

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Il cuore di Cristo non poteva essere estraneo a questa assoluta potenza di Dio. Potenza costantemente impegnata a favore del suo popolo fino a trasalire: “Vedendo la folla fu preso da compassione per essa, perché era come un gregge senza pastore”. Tutto l’amore di Dio da parte del suo popolo si esprime qui. La missione di Cristo è semplice nella sua espressione: “Che abbiano la vita”, che riposino su pascoli erbosi, che abitino la casa del Signore per la lunghezza dei giorni”. “Mi ha inviato a guarire coloro che hanno il cuore spezzato, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore.”

La liturgia in questa domenica ci fa fermare dinanzi alla figura di Cristo capo e pastore del suo popolo che è la Chiesa. In questa domenica la preghiera della chiesa per le vocazioni sacerdotali si fa ancora più viva. Ci fa guardare sempre più alla figura capitale del solo Pastore, quello a cui tutti i sacerdoti della Nuova Allenza sono configurati: “I preti esistono e agiscono per l’annuncio del Vangelo al mondo e per l’edificazione della Chiesa a nome di Cristo, capo e pastore in persona”.

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Per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria la carità pastorale di Cristo è deposta nel cuore e nelle mani di colui che la Chiesa presenta alla potenza sacramentale di Cristo. Nella liturgia dell’ordinazione la Chiesa chiede al candidato se accetta di volere “unirsi ogni giorno al Sommo Sacerdote Cristo, che si è offerto per noi al Padre per la salvezza degli uomini”. La preghiera per le vocazioni sacerdotali è accompagnata da un’altra intenzione: “che la carità pastorale continui a manifestarsi in maniera ininterrotta e quotidiana”. L’icona del ministero pastorale trovi qui il suo compimento. Al seguito di Cristo, ma soprattutto in e per Cristo ogni prete trovi “la compassione per le folle che sono affaticate e stanche come un gregge senza pastore”, quelle che sono perdute e disperse e riempia di gioia quelle ritrovate; le riunisca e le difenda; le conosca e chiami ciascuna per nome, le conduca a pascoli erbosi e ad acque tranquille. Per loro prepara una mensa; le nutre della propria vita. Il Buon Pastore offre la vita nella sua morte e la sua resurrezione.

Questa carità pastorale è esercitata da più di duemila anni nella cultura e nelle epoche più diverse e qualsiasi siano i loro volti e le loro mani sono quelle di Cristo capo e Pastore del suo popolo. La chiamata a seguire il Buon Pastore indirizzata a ciascun prete resta una chiamata personale che include un invito e una risposta libera e responsabile.

Pregando per le vocazioni sacerdotali la nostra intenzione si allarga ad ogni prete affinché la sua risposta all’appello cordiale del Divino maestro lo trovi disponibile come il giorno dell’ordinazione.

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La nostra preghiera porti i sentimenti di questo Santo martire in Cina:

“Che le mie mani siano le tue mani, che i miei occhi siano i tuoi occhi, che la mia lingua sia la tua lingua, che i miei sensi e il mio corpo non servino che per glorificarti; ma soprattutto trasformami; che la mia memoria, la mia intelligenza e il mio cuore, che le mie azioni e i miei sentimenti siano simili alle tue azioni e ai tuoi sentimenti”.