Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 28 Giugno 2022

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MARTEDÌ 28 GIUGNO – TREDICESIMA SETTIMANA T. O . [C]

Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?».

Dinanzi ad ogni difficoltà, è come se il discepolo di Gesù non avesse più fede. È come se la storia di Dio con l’uomo non fosse mai esistita. La Storia Sacra rivela che veramente nulla è impossibile a Dio. Dinanzi a Lui non ci sono forze invincibili. Ma anche la Storia Sacra rivela che il Signore non libera dal deserto: esso va attraversato. Non lo si attraversa da soli. Nessuno vi riuscirebbe. Lo si attraversa con Lui, che si fa per noi nube, colonna di fuoco, pane, acqua, carne, custodia, protezione, difesa. Ecco quale dovrà essere la fede di ogni discepolo di Gesù: “Qualsiasi cosa accade nella mia vita, accade perché per mezzo di questo evento io manifesti al mondo la mia vera fede nel Dio vivo e vero e renda così a Lui la più grande gloria”.

Gesù passa attraverso la via della sua crocifissione. Qual è la fede che lui manifesta sulla croce? Ce la manifesta il Salmo: “Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».  Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». Dicano quelli che temono il Signore: «Il suo amore è per sempre». Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è per me, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo? Il Signore è per me, è il mio aiuto, e io guarderò dall’alto i miei nemici. È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. Tutte le nazioni mi hanno circondato, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi, ma nel nome del Signore le ho distrutte.

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Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto prodezze, la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. È questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti. Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio, egli ci illumina. Formate il corteo con rami frondosi fino agli angoli dell’altare. Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre (Sal 118,1-29). Gesù passa per la via della croce. Con quale fede sale su di essa? Eccola: “Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte”. Gesù sa che dopo questo suo intimo tormento tornerà in vita, vedrà la luce. Sa che la croce è via obbligatoria per rendere al Padre suo più grande gloria. Quella di Gesù è fede purissima.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 8,23-27

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Perché la fede dei discepoli ancora è poca? Ancora è poca perché non sanno che lui non sempre potrà liberare dalla tempesta. Lui può anche liberare nella tempesta e dopo la tempesta. Non sanno che con Lui sempre anche se si dovesse morire, la morte è solo via per entrare in una verità e in una vita ancora più grandi. Gesù passando per la via della croce, raggiunge il sommo della gloria.

La croce non lo ha umiliato. Lo ha esaltato al di sopra dei cieli dei cieli. Anche l’Apostolo Paolo passa attraverso la via della morte per lapidazione. Ecco qual è stato il frutto da lui raccolto: “Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la tribolazione, che ci è capitata in Asia, ci abbia colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, tanto che disperavamo perfino della nostra vita. Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte, perché non ponessimo fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti. Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, e per la speranza che abbiamo in lui ancora ci libererà, grazie anche alla vostra cooperazione nella preghiera per noi. Così, per il favore divino ottenutoci da molte persone, saranno molti a rendere grazie per noi (2Cor 1,8-11).

Dio non viene per liberarci dalla nostra storia, ma perché noi viviamo tutta la nostra storia con purezza di fede, sapendo cioè che vissuta la storia in obbedienza alla sua Parola, essa sempre sarà per noi principio di più grande vita, anche se in apparenza sembra essere storia di morte. La morte è per un istante. La vita è per l’eternità. Il passaggio attraverso la morte è sempre necessario per produrre più grande vita. Ecco cosa dice Gesù: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, mai potrà produrre un solo frutto. Muore e produce molto frutto”. La Madre di Dio e Madre nostra ci aiuti a vivere da fede in fede, così come insegna lo Spirito Santo.

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