Avverrร infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamรฒ i suoi servi e consegnรฒ loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacitร di ciascuno; poi partรฌ.
Questa parabola di Gesรน rivela in modo solenne qual รจ la vera vita che dobbiamo dare alla nostra fede: mettere ย a frutto i beni del padrone. Beni del padrone sono la veritร , la grazia, la luce, il Vangelo, la Parola, ogni dono particolare di grazia, ogni missione e vocazione, ogni speciale conformazione sacramentale a Cristo. Se il Vangelo, la veritร , la luce, la Parola sono per tutti uguali, per tutti uguali non sono i doni personali e i doni sacramentali. Un vescovo deve produrre opere da vescovo. Un papa da papa. Un cresimato da cresimato. Ognuno deve produrre secondo la sua natura conformata a Cristo. Questa conformazione differisce da sacramento a sacramento. Ma anche ognuno deve produrre secondo i particolari carismi a lui conferiti dallo Spirito Santo. Il Signore non chiede al cristiano di fare il bene. Gli chiede di mettere a frutto i suoi beni. Questa veritร che distingue bene da bene, mai dovrร essere dimenticata, altrimenti รจ la confusione. Ogni albero produce secondo natura. I beni sono del padrone. I beni del padrone vanno messi a frutto, non altri. I beni del padrone non possono essere sostituiti. Se i cristiani credessero in questa veritร , sparirebbe nella Chiesa ogni confusione. Finirebbe ogni autarchia. Ognuno inizierebbe a interrogarsi seriamente sui beni ricevuti perchรฉ solo essi vanno messi a frutto. Non si dipenderebbe da nessuna volontร umana, perchรฉ si saprebbe qual รจ il fine di ogni sacramento, ogni grazia, ogni ministero, ogni carisma, ogni vocazione, ogni missione.
Dettaglio essenziale della parabola: il padrone non dona a tutti la stessa quantitร di beni da mettere a frutto. A uno dona cinque talenti. A un altro ne dona due. Ad un altro uno. Il dono รจ fatto secondo le capacitร di ciascuno.ย In questo si attesta la perfetta giustizia di Dio. Lui non dona oltre le nostre capacitร . Non chiede oltre le nostre forze. Non domanda se non quello che รจ giusto. Ecco cosa accade: Colui che aveva ricevuto un solo talento, neanche prova a impiegarlo. Va a fare una buca nel terreno e vi nasconde il denaro del suo padrone. Lo riceve. Lo nasconde. Non lo impiega, disobbedendo alla volontร del padrone. La volontร del padrone non รจ quella di tenere in custodia i suoi beni. ร invece quella di farli fruttificare. Questo terzo servo disattende completamente la volontร del padrone. Neanche potrร dire: โHo provato, ma non ci sono riuscitoโ.
Viene perรฒ il giorno del rendimento dei conti. I primi due vengono lodati e premiati dal padrone. Colui che aveva nascosto il talento nella terra dove trova la giustificazione? Nel suo padrone. ร lui il responsabile del suo non impiego. Le sue giustificazioni vanno attentamente studiate, esaminate: โSignore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparsoโ. Questa accusa di durezza รจ falsa. Si noti la magnanimitร del padrone. Il padrone non ha imposto nessuna norma, nessun regola. Neanche ha fissato un tetto. Li ha lasciati pienamente liberi. Le sue parole sono inequivocabili: Impiegateli fino al mio ritorno. Ad ognuno ha dato secondo le sue capacitร . Neanche ha forzato la loro natura, donando di piรน di quanto ognuno avesse potuto mettere a frutto. Forse รจ vero che lui miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso? Neanche questa accusa regge. Il padrone ha dato il seme da seminare e anche la terra. ร una giustificazione fondata sulla falsitร . Lโuomo รจ pronto a gettare sul Signore la colpa di ogni sua disobbedienza. Oggi non diciamo che la sua Legge รจ pesante? Non affermiamo che lโuomo ha bisogno di leggi piรน morbide? Che Dio รจ cosรฌ clemente da neanche vedere le nostre colpe? O al negativo o al positivo la responsabilitร della nostra immoralitร รจ sempre del Signore nostro Dio.
Contro la disobbedienza non ci sono giustificazioni. Il rapporto tra padrone e servo non รจ nella mente, nel cuore, nei desideri, nei pensieri. ร solo un rapporto di volontร . Lui comanda, tu obbedisci. Lui ordina, tu esegui. Mente, cuore, desideri, pensieri, sentimenti, devono essere posti a servizio dellโobbedienza, mai contro lโobbedienza. Il comando lo puรฒ dichiarare nullo solo colui che lo ha donato. Neanche gli Angeli di Dio hanno questo potere. Tutti i collaboratori di Dio nellโopera della salvezza hanno un solo ministero: devono aiutare ogni uomo a camminare nell’obbedienza, non solo dicendo la Legge del Signore, ma anche vivendola, osservandola, mostrando e insegnando come essa si vive.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 25,14-30
Avverrร infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamรฒ i suoi servi e consegnรฒ loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacitร di ciascuno; poi partรฌ. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andรฒ a impiegarli, e ne guadagnรฒ altri cinque. Cosรฌ anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnรฒ altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andรฒ a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornรฒ e volle regolare i conti con loro. Si presentรฒ colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portรฒ altri cinque, dicendo: โSignore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinqueโ. โBene, servo buono e fedele โ gli disse il suo padrone โ, sei stato fedele nel poco, ti darรฒ potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padroneโ. Si presentรฒ poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: โSignore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri dueโ. โBene, servo buono e fedele โ gli disse il suo padrone โ, sei stato fedele nel poco, ti darรฒ potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padroneโ. Si presentรฒ infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: โSignore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciรฒ che รจ tuoโ. Il padrone gli rispose: โServo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e cosรฌ, ritornando, avrei ritirato il mio con lโinteresse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perchรฉ a chiunque ha, verrร dato e sarร nellโabbondanza; ma a chi non ha, verrร tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; lร sarร pianto e stridore di dentiโ.
Quando il Signore ci fa un dono, per noi รจ obbligatorio portarlo a fruttificazione. Lโobbedienza non รจ solo affidata alla volontร , ma anche alla scienza, allโesperienza, alla conoscenza, al consiglio, alle modalitร del tempo. Lโobbedienza รจ al comando. Il padrone non ha indicato modalitร precise. Le modalitร sono della sapienza, dellโintelligenza, della scienza. Sono dello Spirito Santo al quale sempre si deve chiedere che ce le indichi momento per momento. Il servo รจ malvagio perchรฉ pensa male del suo padrone. ร pigro perchรฉ nulla ha fatto per far fruttificare il talento. ร talmente pigro che neanche ha pensato che avrebbe potuto portare ai banchieri il denaro anzichรฉ sotterrarlo. La pigrizia della mente รจ la peggiore di tutte le pigrizie. Si รจ talmente fannulloni, che non si ha la capacitร mentale neanche di pensare un qualche bene.
Ora il padrone dona la sanzione dovuta al servo pigro, infingardo e fannullone. Per prima cosa dร lโordine che gli venga tolto il talento e dato a chi ha dieci talenti. Il frutto dei talenti non va al padrone, rimane a colui che lo ha prodotto. Questo significa che ogni dono da noi messo a frutto produce i suoi frutti prima di tutto per noi. Producendo per noi, guadagna anime a Dio, al Cielo, a Cristo Gesรน. Altra veritร ci dice che piรน noi produciamo e piรน il Signore ci arricchisce con nuove grazie, nuovi doni. Poco lavoriamo, poco ci arricchiamo. Poco ci arricchiamo, poco produciamo. La sanzione non รจ solo la privazione del talento, รจ anche la perdita dello stato di servo. Quanti hanno lavorato da servi sono stati elevati a familiari del padrone. Sono stati accolti nella sua gioia. Questโuomo invece รจ tolto dalla presenza del suo padrone. Non ha obbedito. Non cโรจ posto per lui nella sua casa. Se il Vangelo รจ vero, tutte le teorie sulla vita eterna di oggi sono pura menzogna. Siamo avvisati. Si รจ esclusi perchรฉ si รจ fatto il male, ma anche perchรฉ non si รจ fatto il bene. La Madre nostra celeste ci aiuti a vivere di pura obbedienza. Amen.
Nota: Questo commento al Vangelo รจ gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuitร .



