Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 8 Luglio 2021

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Risuscitare la dignitร 

โ€œRisuscitate i mortiโ€: missione impegnativa quella che Gesรน affida ai dodici, inviandoli a predicare con opere e parole che โ€œil regno dei cieli รจ vicinoโ€. Vasto programma, missione impossibile, possiamo ben dire! Eppure questo comando apparentemente irrealizzabile non deve distrarci dal cercare ogni giorno di mettere in pratica tutti gli altri comandamenti che Gesรน accosta a questo: se nessuno di noi โ€“ come del resto nessuno tra gli apostoli stessi e i loro successori di ogni tempo e di ogni luogo, a parte Pietro e Paolo โ€“ ha mai resuscitato un morto, ciascuno e ciascuna di noi ha il potere โ€“ e il dovere cristiano โ€“ di curare i malati (se non di guarire le malattie), di reintegrare gli emarginati come i lebbrosi, di respingere il demone della divisione che si insinua in noi stessi, negli altri e nei nostri rapporti.ย 

Inoltre ci potremmo chiedere se la nostra impossibilitร  a resuscitare i morti non dipenda anche dal nostro non volere mettere in pratica gli altri comandi, le altre declinazioni dellโ€™unico comandamento nuovo e antico, quello dellโ€™amore. Dovremmo chiederci quanto della nostra inadeguatezza verso una missione umanamente impossibile non dipenda dalla nostra disobbedienza rispetto agli strumenti e alle modalitร  che Gesรน ci indica per ottenere la credibilitร  del nostro annuncio, a cominciare da quel radicale โ€œnon procurarsi oro nรฉ argento nรฉ denaroโ€, cosรฌ semplice e cosรฌ perennemente disatteso.ย 

Secondo questo brano evangelico, due paiono le condizioni che rendono credibili i discepoli di Gesรน: innanzitutto la consapevolezza che quanto abbiamo ricevuto รจ un dono gratuito di Dio e come tale deve essere restituito gratuitamente attraverso la condivisione. E poi la convinzione che la nostra โ€œdignitร โ€, il nostro essere degni dipende dalla qualitร  del nostro lavoro di operai e dalla pace che abita in noi e che sappiamo suscitare attorno a noi. Gesรน parla, letteralmente, di operai degni del loro nutrimento, di persone degne di ospitare viandanti e pellegrini, di dimore degne della pace. Cโ€™รจ un tacito riconoscersi e alimentarsi vicendevole di queste โ€œdignitร โ€: il lavoro, la casa, la pace.ย 

Se poi una casa o una cittร  โ€“ si noti, non una singola persona โ€“ si mostrano inospitali e sordi alla parola di pace e ai gesti di cura, allora il discepolo esce da quello spazio sterile e va altrove. Deve preoccuparsi solo che nulla di quella โ€œindegnitร โ€ gli resti addosso. Non รจ invece affar suo occuparsi di eventuali castighi, perchรฉ allโ€™indisponibilitร  allโ€™ascolto di una parola di pace non si risponde con la guerra, nemmeno con unโ€™ipotetica e inesistente guerra giusta, nรฉ una giusta condanna ripara il danno causato.

Sรฌ, molto probabilmente nessuno di noi riuscirร  mai a risuscitare un morto, ma curando le persone, accogliendo gli emarginati, recando gratuitamente la pace ricevuta in dono dal Risorto, una pace che non attende il contraccambio, saremo capaci di risuscitare la dignitร  che giace insopprimibile in ogni essere umano.

fratel Guido


Fonte

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