Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 6 Ottobre 2020

Oggi l’evangelo ci invita a sostare, a darci del tempo, a considerare come la sosta appartenga al cammino, quale suo elemento essenziale.

Gesù, “l’uomo che cammina” (come lo ha poeticamente descritto Christian Bobin in un suo breve, ma denso, scritto) oggi si ferma nella casa degli amici di Betania accogliendo l’invito di Marta e condividendo con le due sorelle un tempo di convivialità, di ascolto e di dialogo.

Gesù, che è spinto dal desiderio di compiere la volontà del Padre, non teme queste soste, anzi le cerca e ne gusta l’importanza: quante volte nelle diverse narrazioni evangeliche ci viene detto che Gesù si ritira in disparte per stare nella solitudine con il Padre suo, oppure si ferma in casa di questo o di quello per condividere la tavola della fraternità!

Gesù sa che per avanzare risolutamente nel cammino (soprattutto quando questo si fa impegnativo e doloroso) occorre darsi del tempo, “prendere fiato”, rallentare “il proprio andare”, per poter poi proseguire e perseverare passo dopo passo sul cammino tracciato.

Così Gesù entrando in un villaggio accoglie l’ospitalità di Marta (e di Maria), dice sì a questa sosta ospitando nel suo cammino la presenza e la condivisione con queste due sorelle, sapendo accoglierne l’appello, l’invito, come nella parabola narrata da Gesù proprio a ridosso di questo testo, quella del samaritano che ha saputo fermare il suo cammino cogliendo l’appello silenzioso e bisognoso del malcapitato assalito sulla via che scendeva da Gerusalemme a Gerico.

Esercitarsi a sostare significa imparare a lasciarsi raggiungere dall’altro, a “non passare oltre”, a discernere “l’unico necessario” che è da custodire, distinguendolo da ciò che invece può essere deposto, tralasciato perché, anche se buono e bello, da segno di servizio e comunione vissuto nella libertà e per amore rischia di trasformarsi in un peso che ci schiaccia riempiendoci di affanno e recriminazioni, e tutto questo, invece di servire alla festa condivisa, diventa ostacolo alla sinfonia dei cuori e dei corpi.

Il vangelo non ci rivela il contenuto del discorso di Gesù che Maria stava ascoltando, ma ci riporta le parole di Gesù dopo che questi è interpellato da Marta: questo ci insegna che nel sostare noi impariamo anche che alla parola di comunione è essenziale l’ascolto, un ascolto che è accoglienza dell’altro, della narrazione del suo vissuto intessuto di “fatti concreti” ma anche di risonanze che questi producono dentro i cuori.

Fermarsi ed ascoltare significa quindi non solo darsi del tempo ma anche dare del tempo all’altro perché possa dirsi: solo così l’intrecciarsi dei nostri cammini tesserà quella comunione in cui ciascuno si troverà a essere accolto e accogliente, e così, tutti insieme, faremo strada dietro al maestro e Signore delle nostre vite, a colui che è “la via, la verità e la vita”.

Fare sosta, oggi più che mai, diventa esercizio di fraternità, capacità di donare tempo, presenza, ascolto a chi incontriamo sui nostri cammini e che troppo spesso rischiamo di non vedere. 

sorella Ilaria


Fonte

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