Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 5 Ottobre 2023

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Lo stile dellโ€™annuncio evangelico

Gesรน ha preso la decisione di dirigersi a Gerusalemme dove sa che lo aspetta la sua passione e la sua morte, come ha giร  annunciato piรน volte ai discepoli. Per i discepoli piรน si avvicina lโ€™ora della croce e piรน cresce lโ€™incomprensione sulla vicenda di Gesรน. Luca scrive che โ€œGesรน rese duro il suo voltoโ€, a somiglianza del servo del Signore di cui Isaia descrive la passione al cap. 50.

Ora designa settantadue discepoli e li invia a due a due, come a precederlo nel suo cammino. Il numero settantadue indica le nazioni pagane, come un poโ€™ prima, quando aveva inviato i dodici apostoli, il dodici indicava le tribรน di Israele.

โ€œA due a dueโ€, indica una dimensione giร  comunitaria: non la testimonianza di un singolo ma una testimonianza comunitaria, ecclesiale. Questo testo prefigura la missione universale che avverrร  dopo la resurrezione del Signore. Vediamo che i discepoli oltre ad essere alla sequela del Signore, sono anche annunciatori della sua venuta.

รˆ annunciata una messe abbondante ma รจ opera impari dinanzi alla pochezza dei discepoli; per questo hanno bisogno di preghiera, per mettere tutto nelle mani di Dio. La missione non รจ un nostro progetto, รจ opera di fede, รจ opera della potenza di Dio che agisce nella nostra debolezza.

โ€œIo vi mando come agnelli in mezzo ai lupiโ€. Non ci aspettano facili trionfi ma piuttosto ostilitร , come รจ avvenuto per Gesรน. Ci sarร  ascolto e ci sarร  rifiuto. Possiamo contare solo sulla parola del Signore; di nostro abbiamo presunzioni o paure. E bisogna conservarsi agnelli; saremmo tentati di farci lupi, anche se con nobili scopi. Lo stile deve restare evangelico e non assumere i connotati mondani di quantitร , potere, successo. Ci basta chiedere con perseveranza la sapienza e la forza che il Signore non nega mai.

Noi penseremmo di equipaggiarci ben bene per questa impresa, ma invece il Signore ci spoglia, ci disarma, un poโ€™ come il giovane David di fronte al gigante Golia. E impegnati a perseguire il nostro mandato senza attardarci in compiti inutili.

Non si tratta di un annunzio generico a grande diffusione, ma รจ tremendamente incarnato: si entra in una casa, ci si espone personalmente, si incontrano delle persone, si porta una parola di pace, perchรฉ โ€œil Regno di Dio รจ giustizia, pace e gioia nello Spirito santoโ€ (Rm 14,17). Se questa pace trova accoglienza allora puรฒ crearsi una comunione, una relazione benedetta. E chi annuncia non vanta meriti, non avanza pretese ma gioisce nel vedere allโ€™opera la grazia di Dio.

Poi in quella casa o in quella cittร  โ€œmangiate quello che vi sarร  offertoโ€, cioรจ assumete quella cultura, assumete quel linguaggio umano.

Si curano i malati, quanti sono colpiti dai mali che le nostre storie sbagliate ci procurano, e cโ€™รจ lโ€™annuncio di salvezza โ€œil Regno di Dio si รจ avvicinato a voiโ€: questo si compie in Gesรน, il Veniente ora e sempre. Il Dio che salva, il Dio che porta vita, speranza dove non cโ€™รจ piรน futuro.

Questo annuncio non รจ neutrale, non lascia tutto come prima. Accoglierlo vuol dire porsi su una via di vita; rifiuto significa una prospettiva comunque mortifera. Anche questo deve essere testimoniato, โ€œlo scuotere la polvereโ€, ma non come giudizio di condanna: รจ un estremo appello alla conversione, alla salvezza di tutti.

fratel Domenico

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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