Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 5 Novembre 2022

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Qual è il centro della tua vita?

Gesù sembra vivere su un altro pianeta rispetto ai suoi interlocutori, e questo semplicemente perché prende sul serio quanto sta scritto nella Legge, perché prende sul serio la parola e la volontà di Dio, senza sconti, senza se e senza ma, andando alla radice dei comportamenti umani.E questo lo fa apparire un estraneo agli occhi degli altri, agli occhi di quei farisei a cui si rivolge, ma nei quali dobbiamo vedere la comunità cristiana a cui Luca indirizzava il suo vangelo, e nei quali dobbiamo vedere, forse, anche ciascuno di noi.

Una vita al sicuro, protetti dal denaro, che offre l’illusione di sicurezza e di libertà, non è forse ciò che talvolta anche noi ci scopriamo a desiderare? Sicurezza e libertà che cerchiamo nel possesso, nell’avere, che sembra riempire il vuoto della nostra solitudine e che ci dà l’ebbrezza di una certezza, di un bene sicuro che può mettere al sicuro la nostra vita, di un bene che non passa e che in qualche modo ci è fedele. Non sono forse questi nella Bibbia i connotati dell’idolo, del manufatto a cui attribuiamo prerogative che sono solo di quel Dio il cui nome è “Signore”, di quel Dio che solo esiste e che, al contrario dell’idolo, è il Vivente?

Gesù ha il coraggio di denunciare e di rivelare questa idolatria, di scardinare il senso comune, di mettere in crisi qualcosa che appariva condiviso e scontato, prassi consueta e normale, direi anzi banalmente ovvia.

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Qual è allora la prospettiva in cui Gesù inserisce il rapporto con il denaro? È una prospettiva relazionale: condividere i beni, impiegare il denaro per andare incontro a chi è nel bisogno (v. 9), come annuncia anche la parabola che segue il nostro brano: quella del ricco epulone e del povero Lazzaro. La condivisione con i fratelli nel bisogno fa dunque da cornice al nostro testo e ne appare la chiave interpretativa. Ma non basta: se questa è la cornice più ampia, vi è anche una cornice più interna, data dai vv. 10-13 e dal v. 16, che richiamano tutti al tema della fedeltà, della fedeltà nel gestire fedelmente, mediante la condivisione, le nostre sostanze, e fedeltà nella relazione fra un uomo e una donna nel matrimonio, relazione intima, che rinvia a tutte le altre relazioni fra gli umani.

Così il cerchio si stringe, e il testo ci conduce a una terza cornice, ancora più interna, data dai vv. 14-15 e dal v. 17: tale fedeltà è resa possibile dalla sua Parola annunciata nelle Scritture (v. 17), e la sua logica è diversa da quella degli uomini, per cui ciò che fra gli uomini è esaltato è un abominio davanti al Dio; e lui solo conosce il nostro cuore (v. 15); ciò che noi siamo è ciò che siamo davanti a lui. Agli altri, e anche a noi stessi, possiamo mentire, a Dio no.

Eccoci dunque al centro di questa pagina evangelica: il v. 16, che riassume tutta la storia di salvezza dall’Antico Testamento e la proietta lungo tutta la storia delle comunità cristiane della chiesa, la cui identità si gioca sul loro rapporto con la Parola del Regno di Dio (in modo vario i padri hanno interpretato qui la “violenza” nei confronti di esso). E a noi viene dunque posta la domanda decisiva: quale è per te il centro, la chiave, di tutto il tuo rapporto con le persone e con i beni?

sorella Cecilia

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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