Anna, la profetessa che riconosce Gesù
Luca nel suo vangelo narra molto più degli altri sinottici storie di donne. Qualcuno ha notato che è caro a Luca presentare figure parallele di uomini e donne. Per esempio accanto al pastore che perde una pecora (15,4), c’è una donna che perde una dracma (15,8).
Anche nell’episodio della presentazione al tempio di Gesù, accanto alla figura dell’anziano Simeone, ecco che troviamo l’anziana profetessa Anna. Quella di Anna, la cui storicità non può essere provata, è una figura che rimane sullo sfondo della narrazione, poco raffigurata nell’arte, e che oggi emerge di più perché è cambiato il nostro modo di leggere il vangelo, anche grazie ai cambiamenti culturali che a fatica si stanno operando nella società e nella chiesa.
Di Anna Luca ci dice che era una profetessa, quindi riconosciuta come tale, figlia di Fanuele, della tribù di Aser, una tribù del nord del paese, minore per prodezza militare o influenza politica, ma conosciuta per la prosperità agricola. Era vedova dopo un matrimonio durato sette anni, e avendo ben ottantaquattro anni, la sua vedovanza era durata settantasette anni. Se consideriamo che il sette nella Bibbia è simbolo di pienezza, possiamo dire che Luca fa intendere che Anna aveva avuto due vite, prima e dopo la morte del marito, ma entrambe compiute e ben vissute.
Anna allora può essere esempio per tutti noi di chi non si lascia abbattere da un evento traumatico come la morte del marito, ma non rinnegando nulla, di quel tempo breve ma compiuto (sette anni), si apre ad un nuovo ruolo che è altrettanto significativo. Anna ci viene presentata come colei che ama Dio con lo stesso ardore con cui amava il marito. La sua nuova vita consiste nel fare del tempio la sua casa, non allontanandosene mai, e dimorando nella casa di Dio, con una vita di preghiera e ascesi. Sono la preghiera e l’ascesi che la portano a sviluppare il carisma del discernimento e della profezia. Grazie a questo, insieme a Simeone, Anna riconosce in quell’anonimo bambino portato al tempio, un motivo di lode a Dio, sapendo vedere profeticamente oltre le apparenze.
In questo modo la Scrittura di oggi ci aiuta a capire che uno dei frutti della preghiera è saper discernere nelle pieghe della storia, l’intervento di Dio. Saper guardare alla nostra storia e alla storia di chi incontriamo, con un sentimento di lode, speranza e amore, da condividere con gli altri, in particolare in questi giorni di festa.
fratel Raffaele
Per gentile concessione del Monastero di Bose.
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