Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 28 Settembre 2020

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Gesรน ha appena ricordato ai discepoli stupefatti, come il popolo, delle meraviglie da lui compiute, che โ€œil figlio dellโ€™uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uominiโ€ (Lc 9,44). Messaggio incompreso. Ma non illudiamoci! Non capiamo molto piรน di loro. Solo che per noi questo annuncio rimane, potremmo dire, un discorso intellettuale, confermato e chiuso dalla croce di Gesรน. Per noi tutto ciรฒ avviene sulla carta. Per di piรน, abbiamo sentito tante volte questo messaggio che non ci turba piรน di tanto. Ma avvenga che questo discorso sโ€™incarni improvvisamente in noi attraverso qualche malattia o qualcuno che ci contraddica, e non capiamo piรน neanche noi.

Nellโ€™evangelo odierno, lโ€™incomprensione รจ espressa dai pensieri che agitano i discepoli: anzichรฉ riflettere sulle parole di Gesรน, discutono su โ€œchi di loro รจ il piรน grandeโ€. Ancora una volta, non pensiamo che si tratti del racconto di eventi passati: la disputa dei discepoli รจ la nostra! Sono le nostre societร , le nostre comunitร , le nostre chiese, le nostre stesse vite ad essere impestate dal virus del potere, dalle manie di grandezza e dallโ€™egolatria.

Ma come? Dovremmo forse prendere esempio da un bambino? Non sia mai! Il mondo รจ cosa seria, ha bisogno di una riflessione da adulti; la vita non รจ un gioco! E continuiamo a non capire, perchรฉ per un bambino nulla รจ piรน serio del gioco in cui รจ implicato! Se almeno prendessimo con la stessa serietร  le nostre responsabilitร  in ciรฒ che viviamo e siamo chiamati a compiere.

Comunque รจ con questo bambino che Gesรน si identifica (โ€œse lo mise vicinoโ€), attenzione perรฒ: non il bambino preda delle nostre concupiscenze o delle pubblicitร  che invadono la nostra esistenza. No! Ma il bambino reale, quello che gioca, che piange, che sveglia i genitori di notte perchรฉ ha mal di denti, quello che รจ furbacchione, turbolento, simpatico e perturbatore nel contempo!

Gesรน sโ€™identifica con chi non conta, con quel figlio che, finchรฉ รจ bambino, non differisce dallo schiavo โ€“ come dice Paolo (cf. Gal 4,1) โ€“, non dallo schiavo nel senso di colui che รจ fatto per servire, ma nel senso di colui che non ha alcun potere, perchรฉ รจ consegnato al potere altrui. Certo, immaginare una societร  dove non si eserciti il potere ci รจ semplicemente impossibile.ย 

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Eppure รจ a qualcosa del genere che Gesรน pensa! Potrebbe essere una societร  fondata sulle necessitร  essenziali degli esseri umani, una societร  dove chi prende le decisioni si preoccupi realmente dei bisogni del popolo, come lโ€™immagina Luca quando scrive: โ€œNessuno era bisognoso, perchรฉ quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato โ€ฆ e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisognoโ€ (At 4,34-35).

Utopia? Forse sรฌ, almeno finchรฉ nella Chiesa ci si prenderร  troppo sul serio. Forse proprio per questo Gesรน esorta Giovanni a non confondere la Chiesa con il suo Signore: ricordati โ€“ dice โ€“ che โ€œchi non รจ contro di voi รจ per voi, ma chi non รจ con me รจ contro di meโ€ (cf. v. 50 e Lc 11,23).

fratel Daniel


Fonte

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