Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 27 Settembre 2021

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Con Gesรน di Nazaret Dio entra nella storia degli uomini e delle donne e cammina con loro con gesti di cura, con parole che rivelano la sua tenerezza e il suo amore sconfinato. Gesรน sta per dare un orientamento preciso al suo ministero itinerante: si recherร  a Gerusalemme, la Cittร  santa, dove sarร  โ€œconsegnato nelle mani degli uominiโ€ (Lc 9,44). Prima di prendere questa โ€œferma decisioneโ€ (Lc 9,51) lโ€™evangelista Luca ci consegna due brevi dialoghi tra Gesรน e i discepoli, suoi compagni di viaggio, che toccano annose questioni che interrogano la nostra vita e i nostri rapporti interpersonali.

รˆ messa al bando unโ€™unica postura, unโ€™antica tentazione che ciclicamente si ripresenta nelle nostre biografie e nella storia della chiesa stessa: la presunzione di superioritร  o mania di grandezza che si annida allโ€™interno della comunitร  (vv. 46-48) e che investe il nostro rapporto con il mondo esterno creando una logica di contrapposizione tra dentro e fuori (vv. 49-50). Allโ€™interno si perde tempo e si spendono energie in gelosie, liti, denigrazioni, rancori nellโ€™accaparrarsi consensi e ammiccamenti per essere riconosciuti piรน grandi; verso lโ€™esterno si ergono staccionate di pregiudizi e barriere di difesa per paura e ignoranza nei confronti dellโ€™altro che diventa un nemico, anche se non opera nulla di male e fa le stesse nostre cose.

Sentirsi superiori, piรน grandi, piรน bravi, migliori non รจ cosรฌ semplice da riconoscere. Spesso questo atteggiamento รจ camuffato da un linguaggio che esprime il contrario, da una falsa e apparente presunta umiltร  che nutre i nostri narcisismi, i nostri sogni di gloria, la nostra fame di potere. Spesso รจ proprio allโ€™interno di una scelta di appartenenza a un gruppo o una comunitร  che si ispira al Vangelo che si puรฒ insinuare con piรน forza e con sommo pericolo lโ€™idea di essere i detentori di un carisma eccezionale, fino ad appropriarsene pensando di essere gli unici a poterlo vivere, soffocando cosรฌ la poliedricitร  dello Spirito del Signore e la sua potenza ispiratrice che non ha confini.

Perchรฉ Gesรน coinvolge un bambino e lo pone al centro dellโ€™attenzione? Forse perchรฉ il bambino spezza i mediocri meccanismi di potere dei grandi, infrange le pose di chi vuole ostentare e immortalare le proprie gesta eroiche. โ€œQuando il bambino era bambino non aveva opinioni su nulla, non aveva abitudini, sedeva spesso con le gambe incrociate, e di colpo si metteva a correre, aveva un vortice tra i capelli e non faceva facce da fotografoโ€ scrive Peter Handke nellโ€™Elogio dellโ€™infanzia.

Il bambino ci mette a nudo, ci disarma, ci chiede di abbandonare il nostro armamentario intellettuale; con i suoi inesauribili perchรฉ ci rivela lโ€™inconsistenza delle nostre incrollabili certezze; con il suo gioco, il suo ridere spassionato, il suo correre fa esperienza della libertร , reinventa il mondo, รจ capace di meravigliarsi e di stupirsi. Per questo Gesรน puรฒ identificarsi con quel bambino. Accogliere un bambino รจ accogliere lui, accogliere Gesรน รจ accogliere il Padre. La vita รจ un dono che viene dallโ€™alto e come tale va accolta, non trattenuta, perchรฉ diventi dono per altri.

fratel Giandomenico


Fonte

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