Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 26 Gennaio 2021

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Di questa parabola siamo convinti di sapere giร  tutto: ne abbiamo tre versioni nei Vangeli sinottici, ciascuna con la successiva spiegazione per i discepoli, che gli evangelisti attribuiscono a Gesรน stesso. Ne abbiamo negli occhi e nel cuore le piรน svariate raffigurazioni, sacre, profane, antiche e moderne che hanno attraversato secoli di annuncio del Vangelo. Abbiamo bene in mente chiose, commenti e predicazioni che abbiamo ascoltato fin dalla nostra infanzia. Da almeno un secolo, poi, possiamo sapere tutto anche delle pratiche agricole nella Palestina ai tempi di Gesรน, della morfologia e produttivitร  di quei terreni piรน o meno sassosi e impervi. Tutto questo perรฒ conta poco se non cerco di cogliere il significato delle parole di Gesรน per me, se non applico il testo a me stesso e me stesso al testo.

E applicare me stesso al testo significa anche, per esempio, rendermi conto che nella versione di Marco della parabola non cโ€™รจ traccia del seme. Quel termine infatti appare solo nella spiegazione per dire che โ€œil seme รจ la parola di Dioโ€, ma il racconto di Gesรน alla folla โ€“ a differenza della spiegazione successiva riservata ai soli discepoli, appunto โ€“ parla solo del seminatore, del suo gesto di seminare e dellโ€™esito differenziato che tale gesto produce a seconda del terreno e delle realtร  circostanti: una strada e degli uccelli, dei sassi esposti al sole, dei rovi e infine anche un poโ€™ humus fertile. รˆ strano che la spiegazione di Gesรน cosรฌ dettagliata sia rivolta ai discepoli, che avrebbero dovuto avere maggiore dimestichezza con il linguaggio anche figurato del loro Maestro, e non invece alle folle, che avrebbero potuto trarre vantaggio da un approfondimento puntuale di un racconto cosรฌ vicino alla loro esperienza quotidiana. Gli evangelisti invece operano al contrario: spiegano di piรน a chi apparentemente ne avrebbe meno bisogno.

Allora, nellโ€™applicare il testo a me stesso, vorrei per una volta mescolarmi alla folla e restare fuori dalla soglia dellโ€™intimitร  con il Signore: che ne faccio, nella mia vita qui e oggi, dellโ€™esempio agreste proveniente da un mondo cosรฌ lontano? Evidentemente, se cโ€™รจ un seminatore e una semina, ci devโ€™essere per forza anche un seme, ma forse รจ importante che io rifletta su ciรฒ che anima quel seminatore. Perchรฉ esce? Perchรฉ semina in quel modo? Perchรฉ osserva che ne รจ della sua semina? Perchรฉ tiene conto di tutti i fattori e valuta il risultato quantificandolo solo per la parte seminata nel terreno buono? Forse perchรฉ anchโ€™io sappia valutare il comportamento e lo sforzo di quel seminatore, tenendo conto di tutte le situazioni e gli eventi che ne condizionano anche pesantemente il risultato. Forse perchรฉ mi renda conto che il seminatore non ha a cuore solo il terreno buono, che รจ uscito per andare incontro anche alla strada battuta, ai sassi e ai rovi, che la sua semina ha voluto raggiungere anche chi buono non era. In fondo la parte finita sulla strada ha nutrito gli uccelli del cielo, magari a nome del Padre nostro celeste, in fondo anche i roveti sono piante che hanno avuto un ruolo non marginale nella rivelazione del nostro Dio, in fondo anche dalle pietre Dio puรฒ far nascere figli ad Abramoโ€ฆ

Siamo cosรฌ sicuri che parte della semina sia andata perduta?

fratel Guido

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Fonte

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