Sostiamo su questi due versetti, dando perรฒ uno sguardo al resto del capitolo, che culmina con una ridefinizione della familiaritร -appartenenza attorno a Gesรน (cf. vv. 34-35). Marco costruisce questa unitร letteraria con una tecnica โa sandwichโ perchรฉ si leggano insieme i vv. 20-21 e 31-35, lasciandosi sorprendere da ciรฒ che vi si trova in mezzo, i vv. 22-30.
Al v. 21 cโรจ lโiniziativa dei โsuoiโ; al v. 31 lโeffettivo sopraggiungere di โsua madre e i suoi fratelliโ; e in mezzoโฆ le bestemmie degli scribi! Il provocatorio accostamento ci fa leggere di fila ciรฒ che i suoi dicevano di Gesรน: โร fuori di sรฉโ, e ciรฒ che segue: โCostui รจ posseduto da Beelzebulโ, โda uno spirito impuroโ. ร uscito pazzo, ha perso la testa, non รจ piรน lui, non riconosciamo piรน il nostro Gesรน!
Cosa muove i parenti che vengono a recuperarlo? Lโavevano visto lasciare casa per raggiungere il Battista, e poi iniziare una vita itinerante lontano dalla piรน rassicurante sistemazione che avrebbe potuto trovare allโinterno del clan familiare. Ora lo ritrovano con degli sconosciuti, braccato da una folla che non permette loro neanche di mangiare del pane.
I โsuoiโ non capiscono e non vogliono sapere altro, intendono solo riportarlo a casa. Quel che si dice di lui (cf. vv. 22.30) li preoccupa e certo non giova al buon nome della famiglia. Ma rimarranno โfuoriโ (cf. vv. 31-32) perchรฉ Gesรน, rispondendo alla sua singolare vocazione, รจ andato oltre, ha assunto una missione che lโha portato a uscire dal clan e dalle sue logiche: sรฌ, ormai โรจ fuoriโ dalle determinazioni del senso comune e del sangue, da reti di vincoli, abitudini, convenzioniโฆ trascese nel compiersi di una promessa.
Ogni figlio รจ figlio di una promessa, dono di una novitร che non ci appartiene, come Isacco per Abramo (cf. Gal 4,28). I genitori โ osserva la sapienza popolare โ possono offrire solamente radici e ali: la possibilitร di radicarsi in un amore e di credere nella capacitร di spiccare il volo.
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Kahlil Gibran, ne Il Profeta, risponde cosรฌ a una donna che, mentre stringeva il bambino al seno, chiedeva di parlare dei figli:
โI vostri figli non sono vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
e, benchรฉ vivano con voi, ciรฒ non di meno non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri,
perchรฉ essi hanno i loro, di pensieri.
Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime,
perchรฉ le loro anime abitano la casa del futuro, che neppure in sogno potete visitare.
Potrete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi,
perchรฉ la vita procede e non si ferma al passato.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccati avanti.
LโArciere vede il bersaglio sulla linea dellโinfinito, e con la forza vi tende affinchรฉ le frecce vadano veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia dalla mano dellโArciere;
perchรฉ, come ama le frecce che volano, cosรฌ ama lโarco che sta saldoโ.
Vale per un figlio, come per ogni altra persona o realtร di cui non possiamo impadronirci. Viene il momento in cui cโรจ da scegliere se stendere la mano per riafferrare e trattenere o per sostenere e rimettere in cammino (sono i possibili significati del verbo kratรฉo usato qui al v. 21 e in Mc 12,12; 14,51, ma anche in Mc 5,41; 9,27).
fratel Fabio
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