La pagina evangelica di oggi ci consegna innanzitutto una beatitudine: โBeato quel servo che il padrone, arrivando, troverร ad agire cosรฌโ, cioรจ intento a svolgere lโincarico affidatogli (v. 43). Versetto che fa eco alla beatitudine che abbiamo ascoltato ieri e che subito precede il nostro testo: โBeati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร ancora svegliโ (Lc 12,37). Cโรจ una beatitudine, un riconoscimento di grazia nellโessere servo che vive con fedeltร la sua relazione con il padrone (cf. v. 42). Un padrone, a dire il vero, un poโ speciale: che promette di mettersi lui a servire i suoi servi (cf. v. 37)โฆ E come non ricordare Gesรน che si china a lavare i piedi dei suoi discepoli (cf. Gv 13,1-20)? Un padrone che promette di porre un servo ad amministrare quanto di piรน prezioso egli ha (cf. v. 44)โฆ E come non ricordare il Risorto che affida ai suoi il potere piรน grande, quello di offrire perdono a quanti incontreranno (cf. Gv 20,22-23)?
Un padrone, insomma, che si fa Servo dei suoi serviโฆ Sรฌ, vi รจ un legame unico tra questo padrone e il suo servoโฆ e tutto a vantaggio del servo! Se questo รจ il padrone, chi รจ in questโottica il servo? Come essere servi di questo Servo? Cosa significa vivere con fedeltร il proprio servizio?ย
Nella pagina evangelica di ieri (cf. Lc 12,35-38) ci era stato detto che significa innanzitutto attendere il padrone, e attenderlo ben desti, senza dormire, che รจ sempre una tentazione grande quando lโattesa si fa lunga: โSiate simili a coloro che attendono il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussaโ (Lc 12,36).
Oggi ci viene detto che significa non solo rimanere svegli, ma farlo senza venire meno al compito specifico affidato dal padrone; attendere compiendo, nellโattesa, la volontร del padrone (cf. v. 47). Si tratta di agire, in sua assenza, come se lui fosse presente.
Il Signore (perchรฉ รจ di lui che si sta parlando) รจ assente, ma il legame con lui รจ chiamato a mantenersi solido e vivo; ecco allora che la saldezza della nostra relazione con il Signore diverrร manifesta nella concretezza della responsabilitร con cui assumiamo la vita, nostra e degli altri.
Sรฌ, oggi siamo messi in guardia. A ciascuno viene domandato di render conto di come vive il tempo dellโassenza del Signore, dellโattesa del suo ritorno (fatto tanto certo quanto incerta รจ lโora in cui avverrร ): se facendo ciรฒ che il Signore desidera o se comportandosi altrimenti, se agendo da buon amministratore che dร a ciascuno il cibo, cioรจ che serve la โfameโ di chi gli รจ affidato, o se, approfittando della sua posizione, comportandosi come se il suo Signore non dovesse piรน tornare, vessando gli altri servi e vivendo lui stesso tra dissipazioni e ubriachezze.
Il ritorno del Signore (cf. v. 40.46) svelerร cosa abita il nostro cuore, se saremo stati servi โfedeliโ (dalla radice pรญstis, โfedeโ: v. 42), o se avremo trascinato unโesistenza ammantata di fedeltร ma in veritร vuota, โinfedeleโ (da โa-pistiaโ, โsenza fedeโ: v. 46).ย
Il desiderio del Signore รจ di poterci servire. La sua volontร รจ che ci serviamo gli uni gli altri.ย
Il Signore tornerร presto. Beati quei servi che egli troverร solleciti nellโamore, fedeli al suo desiderio e alla sua volontร !
sorella Annachiara
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