Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 18 Novembre 2021

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โ€œQuando fu vicino, vedendo la cittร , pianse (o anche: โ€œscoppiรฒ in piantoโ€) su di essaโ€ (v. 41). Poche parole, di grande intensitร , che si fa ancora piรน toccante quando si immagina visivamente la scena. La tradizione cristiana antica ha voluto fissare questo luogo e segnarlo con la chiesetta del Dominus flevit, sul monte degli Ulivi, da dove si gode di una delle viste piรน suggestive della cittร  di Gerusalemme; a partire del tempio, oggi la โ€œSpianata del tempioโ€ con le sue moschee.

Cosa vede Gesรน? Vede dinanzi a se lโ€™imponenza di un edificio religioso con le sue liturgie e tuttโ€™intorno un denso intrico di case, viottoli e scale, e poi un formicolare di uomini e donne, indaffarati e ignari. E su tutto questo la cappa di unโ€™insensata ottusitร , accompagnata da una incolpevole piccolezza. Perchรฉ certo anche a Gesรน, in quel momento, lโ€™essere umano sarร  apparso troppo piccolo per essere allโ€™altezza della sua vocazione. E per questo piangeโ€ฆ

Gesรน da quel luogo supremo non maledice, come troppo spesso si รจ ripetuto commentando questo brano, ma piange! Abbiamo qui uno dei rari casi in cui il Maestro lascia scorrere le sue lacrime senza nasconderle. Non le cela perchรฉ sono lacrime preziose, rivelatrici, che narrano ancora una volta lโ€™unico movente di tutto il suo agire. Sono preziose come quelle che, a breve distanza di tempo (anche lรฌ appena prima di entrare in Gerusalemme) e di spazio (appena al di lร  della sommitร  del monte degli Ulivi), Gesรน versa sullโ€™amico morto, secondo il quarto vangelo il quale ricorda che โ€œscoppiรฒ in lacrimeโ€ (Gv 11,35).

Gesรน piange perchรฉ vede la potenza distruttrice del male, ne vede lโ€™ineluttabile corso. Rievoca anche il suo cammino, la sua predicazione e i suoi gesti di cura. Ne ricorda alcuni frutti, di cui i discepoli che lo attorniano sono segno, sebbene fragile come mostreranno i fatti che seguono, ma misura anche la pochezza dei risultati, che ora si esprime in quellโ€™insensata cecitร  che porta alla rovina.

โ€œSe avessi compreso anche tuโ€ฆโ€ (v. 42), dice Gesรน in un dialogo appassionato con una cittร  che resta sorda alle sue parole. Se avessimo compreso anche noi, che siamo parte di questa cittร  che รจ il mondo, e che sono i mondi in cui ci muoviamoโ€ฆ โ€œSe avessi compreso anche tu โ€ฆ ciรฒ che porta alla pace. Ma ora รจ stato nascosto ai tuoi occhiโ€ (v. 42).

Cโ€™รจ una via che porta alla pace, ma a volte siamo troppo piccoli per vederla. E cโ€™รจ un tempo in cui รจ possibile percorrerla, cui ne segue uno in cui essa รจ nascosta. Gesรน vede quella via e conosce quel tempo, e soffre perchรฉ la cittร  non riesce a vedere quello che lui vede, e per questo andrร , ignara, verso un travaglio di distruzione. Ineluttabile? Ci sono dei momenti in cui รจ cosรฌ, sembra dirci il vangelo di oggi, perchรฉ noi poveri esseri umani non siamo capaci di fare meglio.

Ma la storia non finisce qui. Gesรน si farร  lui stesso via per la pace. Farร  del suo corpo il nuovo tempo di cui qui si annuncia la distruzione, e della sua carne e del suo sangue il nutrimento per una nuova comunione. Perchรฉ quello che รจ impossibile agli uomini, รจ possibile a Dioโ€, come Gesรน aveva appena detto (Lc 18,27).

Questo pianto, allora, รจ anche promessa di vita, che Gesรน dona ancora una volta, perchรฉ lui resta fedele nonostante noi. Ma una vita che passerร  attraverso una morte, quella di Gesรน, e una distruzione, quella di tutto ciรฒ che la nostra ottusitร  ha eretto.

fratel Sabino


Fonte

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