Lโapertura allโaltro senza pregiudizi, il desiderio di prendere parte alla sua vita sono tratti che caratterizzano lโumanitร di Gesรน, vissute da lui in modo speciale attorno alla mensa condivisa. Per questo egli accoglie senza esitazioni lโinvito a pranzo da parte di un fariseo; tuttavia, una volta a tavola, non compie le abluzioni di rito, quel gesto che il fariseo si sarebbe aspettato e che spiega la sua reazione di sorpresa. Una banale dimenticanza? Una trascuratezza? Un atto di scortesia da parte di Gesรน?ย
La Legge giudaica prescriveva il lavarsi le mani da parte dei sacerdoti prima del servizio liturgico; successivamente questa norma era stata estesa a tutti, prima di mettersi a tavola, con il pretesto che anche il prendere cibo doveva essere considerato un atto religioso.
La preoccupazione di Gesรน รจ altra. Egli sposta lโattenzione da ciรฒ che รจ esteriore a ciรฒ che รจ interiore, da ciรฒ che appare a ciรฒ che รจ celato; ci invita a guardarci dentro, a scrutare le profonditร del nostro essere, lร dove prendono vita i nostri sentimenti piรน veri e che corroborano le nostre azioni: โBada che la luce che รจ in te non sia tenebraโ (Lc 11,35).
Possiamo incorrere in un duplice rischio dal quale il Signore ci mette in guardia. Il primo, ridurre la nostra sequela a unโosservanza di precetti marginali a scapito di ciรฒ che veramente conta. Ogni atto religioso, se non รจ accompagnato da unโintenzione purificata, rimane solo un fatto esteriore, senza anima. Il secondo rischio รจ quello dellโipocrisia e della menzogna: rivestire una maschera e vivere scissi tra ciรฒ che facciamo trasparire allโesterno โ come un bicchiere o un piatto ben pulito โ e la realtร interna, che dobbiamo riconoscere essere spesso piรน misera.ย
Che cosa allora dร spessore alle nostre pratiche religiose e le rende vitali? Gesรน suggerisce di dare โin elemosina quello che cโรจ dentroโ, di condividere quanto possediamo per farne dono allโaltro. La giustizia e misericordia, come egli ricorderร nel seguito del discorso, rendono bello e luminoso il nostro cuore perchรฉ ci liberano dalla preoccupazione di noi stessi e dal desiderio di possesso: โVendete ciรฒ che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli โฆ perchรฉ lร dovโรจ il vostro tesoro, lร sarร anche il vostro cuoreโ (Lc 12,33-34). โEd ecco, tutto per voi sarร puroโ: saremo cioรจ in grado di coglierci in una luce diversa in rapporto al Signore, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, ai beni della terra che ci circondano.
โApprende la vera virtรน di donare solo colui che ha sperimentato la propria miseria; per questo, suo รจ il regno dei cieli, egli diventa umile, disinteressato e impara a donare attingendo dal regno dei cieliโ (R. Guardini); infatti, che cosa possediamo che non abbiamo ricevuto? (cf. 1Cor 4,7). Se sapremo ricondurre le nostre parole e i nostri gesti a questa veritร interiore custodita nel cuore, allora sperimenteremo che la fede non รจ questione di atti formali ripetuti per inerzia, ma esperienza di stupore e di libertร .
fratel Salvatore
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