Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 12 Novembre 2019

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Le parole di Gesรน oggi risuonano per noi come una provocazione. Vorremmo che il padrone del breve racconto fosse piรน comprensivo nei confronti del servo al termine di una giornata faticosa di lavoro, e invece gli chiede di continuare a svolgere il proprio compito, senza aspettarsi una ricompensa.

Gesรน invita i discepoli a immedesimarsi sia in colui che ha il servo al proprio servizio, sia nel servo stesso. Un duplice punto di vista illuminante, specie se andiamo a un altro episodio riportato da Luca riguardante un centurione che, avendo udito parlare di Gesรน, manda alcuni anziani dei giudei a intercedere presso di lui per la guarigione del suo servo gravemente malato (cf. Lc 7,1-10). Questi non si ritiene degno che Gesรน entri nella sua casa, ma confida in una sua parola, si affida alla parola del Signore, certo che verrร  esaudito nella sua richiesta. รˆ pure lui in una condizione di subalternitร  e al tempo stesso ha uomini al proprio servizio che semplicemente fanno quanto viene loro richiesto: โ€œDico a uno: โ€˜Va!โ€™ ed egli va. Al mio servo: โ€˜Fa questo!โ€™ ed egli lo faโ€ (Lc 7,8). Gesรน gli riconosce una fede grande, ed รจ proprio in forza di questo suo atto di abbandono che il centurione viene esaudito.

E allora non รจ cosรฌ casuale che il nostro racconto segua immediatamente la raccomandazione di Gesรน ai discepoli ad avere fiducia: โ€œSe aveste fede quanto un granello di senape!โ€ (Lc 17,6). Cโ€™รจ un nesso tra il servire e lโ€™avere fiducia che รจ fondamentale nella comunitร  cristiana, in cui siamo chiamati a farci servi gli uni degli altri, come Gesรน stesso ci ha insegnato: โ€œIo sono in mezzo a voi come colui che serveโ€ (Lc 22,27).

Fiducia cheย colui che ci chiama al suo servizio, ci dร  anche la forza per portare a compimento il compito che ci affida. Fiducia che il nostro operare non รจ stato inutile, anche quando non ne vediamo immediatamente un risultato e ci viene spontaneo chiederci: a noi che ce ne viene?

Entrando al servizio del Signore impariamo a dare la precedenza agli altri, a dimenticare noi stessi, la nostra stanchezza, i nostri diritti, perchรฉ unโ€™altra persona ha diritto di essere servita. In un decentramento da sรฉ che ci consente di restare liberi per aprirci agli altri, come il Figlio che tutto faceva risalire al Padre: โ€œLe parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opereโ€ (Gv 14,10).

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Siamo semplicemente servi. Servitori fiduciosi e senza pretese, che non si ritengono decisivi e non fanno risalire nulla a sรฉ; che non avanzano rivendicazioni e non hanno bisogno di riconoscimenti, ma sono resi beati dalla relazione con il Signore: la sua chiamata รจ un dono e porta giร  dentro di sรฉ la ricompensa piรน grande.

Le nostre energie si raccolgono attorno a questo centro: trovare gioia per aver servito, per aver provato a mettere in pratica il comandamento dellโ€™amore, accettandone le estreme conseguenze, nella logica della croce, del dono di sรฉ agli altri. โ€œQuando si ama si serve sempre; non si chiede altro di servire coloro che amiamo. Ogni nuovo giorno รจ un richiamo, una possibilitร  di servire la vita di chi amiamoโ€ (Sorella Maria di Campello).

fratel Salvatore

Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 7-10

In quel tempo, Gesรน disse:
ยซChi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirร , quando rientra dal campo: โ€œVieni subito e mettiti a tavolaโ€? Non gli dirร  piuttosto: โ€œPrepara da mangiare, strรฌngiti le vesti ai fianchi e sรฉrvimi, finchรฉ avrรฒ mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tuโ€? Avrร  forse gratitudine verso quel servo, perchรฉ ha eseguito gli ordini ricevuti?
Cosรฌ anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi รจ stato ordinato, dite: โ€œSiamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fareโ€ยป.

Parola del Signore

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