Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 10 Settembre 2021

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Una pagliuzza e una traveโ€ฆ il detto di Gesรน รจ proverbiale. E se non possiamo che riconoscerne la veridicitร  (chi puรฒ pensare di farsi guida di un altro avendo una trave in un occhio?), in fondo fatichiamo a riconoscerlo come nostra personale veritร . Noi avremmo invertito le parti: sรฌ, forse una pagliuzza nel mio occhio cโ€™รจ, ma certamente, ci sembra, nellโ€™occhio dellโ€™altro vi รจ una trave, e la vediamo benissimo!

Questa inversione, cosรฌ spontanea, per Gesรน si chiama โ€œipocrisiaโ€ (v. 42), cioรจ recita, recita di un ruolo che ci fa impersonare una parte (la parte del giusto), che perรฒ non รจ la nostra veritร ; le conseguenze non si lasceranno attendere: un cieco che crede di vederci finirร  in una buca e con lui trascinerร  quanti gli si sono affidatiโ€ฆย 

La veritร , per quanto ci bruci sentirla, รจ che noi non siamo giusti, ma โ€“ questa lโ€™autentica meraviglia e la grande consolazione โ€“siamo resi giusti, come dice Paolo (Rm 3,23-24: โ€œTutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio,ย ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtรน della redenzione realizzata da Cristo Gesรนโ€). La nostra veritร  รจ che siamo oggetto della misericordia, dellโ€™amore, della custodia, della sollecitudine del Signore anche se non lo meritiamo. Essere ciechi รจ non riconoscere su di sรฉ questo sguardo di misericordia, รจ pretendere di non aver bisogno di questo sguardo di misericordia. E, di conseguenza, รจ negare allโ€™altro questo stesso sguardo di misericordia. รˆ rifiutarsi di partire dalla misericordia del Padre come โ€œmetro di giudizioโ€ del fratello.

Se mi ritengo giusto giudico, se mi so reso immeritatamente giusto non posso piรน giudicare.

E ciascuno, davanti al Signore รจ come colui che ha una trave, e bella pesante, nellโ€™occhio. Come non evocare la parabola del servo spietato (cf. Mt 18,21-35) che, condonato di un debito spropositato, si accanisce contro un suo pari per un debito irrisorio?

Non si tratta per Gesรน di un problema di โ€œmoraleโ€, ma di un problema di โ€œveritร โ€, cioรจ di autenticitร  e pienezza di vita: paradossalmente, la trave riconosciuta come tale non solo non ci porta a cadere (a morire), ma diviene il punto in cui miseria nostra e amore di Dio si incontrano, diviene occasione di vita!

Pochi versetti prima Gesรน aveva rivolto ai suoi un invito urgente: โ€œSiate misericordiosi, comโ€™รจ misericordioso il Padre vostroโ€ (Lc 6,36). E qui nel nostro testo โ€œognuno ben preparato sarร  come il suo maestroโ€ (v. 40). Essere come il Signore, essere come il Maestro. Questa la vocazione del cristiano! E il maestro Gesรน รจ colui che ha rinunciato a porsi come giudice del fratello, ma ha cercato di incontrare tutti, di amare tutti, di risvegliare in tutti la vita, pur vedendo e riconoscendo bene le storture di ogni vita.

Dietro a questo maestro si puรฒ camminare, sicuri di non cadere in nessuna buca.ย 

Ecco allora lโ€™accorato appello del nostro testo: non ostinarti a voler essere un cieco che guida un altro cieco (in fondo nemmeno chi ha solo una pagliuzza nellโ€™occhio ci vede cosรฌ bene da poter essere guida al fratello), discerni chi tu sei veramente: un uomo, una donna amata dal Signore, chiamata ad amare e accogliere il fratello e la sorella, sulle orme del Signore Gesรน.

sorella Annachiara


Fonte

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