Missionari della Via – Commento alle letture di domenica 5 Febbraio 2023

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Pace e bene,
questa domenica il Signore ci ricorda che uniti a Lui siamo sale della terra e luce del mondo.
Che il Signore ci dia la grazia di essere davvero significativi per attrarre tanti a Lui!

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Il Vangelo di questa domenica ci parla di ciò che Cristo dice dei suoi  discepoli: «voi siete il sale…voi siete la luce». Ecco, il testo ci dice: voi  siete il sale, come a dire lo siete comunque, il problema è se fate il  vostro dovere! Il sale ha una funzione: dà sapore alle cose, si potrebbe  mangiare senza sale, ma uno lo usa perché le cose diventano molto più  buone. Ma il sale può perdere il suo sapore pur rimanendo sale. Noi non  siamo più sale quando diventiamo deludenti, quando facciamo cose  insipide, quando la nostra testimonianza non attira nessuno, quando  non amiamo, quando non mostriamo bontà, quando non diciamo più  la verità del Vangelo per il quieto vivere. Questo è imbarazzante.

Noi non possiamo ingannare perché uno può fare il sale ma non esserlo.  Occorre che il sale si sciolga, altrimenti non svolge la sua funzione.  Occorre che noi abbiamo il coraggio di scioglierci, di perderci nel mondo per dare sapore a questo mondo. Se io non salo il mondo con  amore e nella verità diventerò sale non buono, finendo per essere  calpestato dagli uomini. Non è forse accaduto nella storia che molti si  sono allontanati dalla chiesa per la nostra cattiva testimonianza? Un filosofo ateo diceva: «Se la buona novella della Bibbia fosse anche  scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere perché si creda all’autorità di questo libro: le vostre opere, le vostre azioni, le  vostre scelte dovrebbero rendere quasi inutile la Bibbia, perché voi stessi sareste la Bibbia vivente! (F. Nietzsche). Fa riflettere, no? Ecco, se  i cristiani non sono cultori del buono vengono gettati via.  

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Gesù poi ci dice: «voi siete la luce del mondo e non si accende una  lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché  faccia luce a tutti quelli che sono nella casa!». Comprendiamo che una  cosa è la luce e una cosa è il lucerniere. La luce è Cristo, è Lui che  accende la luce nella nostra vita e noi siamo il lucerniere. Certo, possiamo non metterci alla luce di Cristo e rimanere nelle tenebre e non  fare luce a nessuno, ma se diamo la nostra vita a Cristo, Egli può fare di  noi la luce del mondo. Come? Saremo luce «Se toglieremo di mezzo a  noi l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offriremo il  pane all’affamato, se sazieremo chi è digiuno, allora brillerà fra le  tenebre la nostra luce, la nostra tenebra sarà come il meriggio» (cf Is  58,9-10).

Tutto ciò ci serve per un buon esame di coscienza per capire se il nostro agire è luminoso o meno. Non dimentichiamo le parole che  S. Giovanni ci rivolge: «Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è  ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v’è  in lui occasione di inciampo» (1 Gv 2,9-10), come ci ricorda anche S.  Teresina di Lisieux: «Ho capito che la carità non deve restare affatto chiusa  nel fondo del cuore: “Nessuno – ha detto Gesù – accende una fiaccola per  metterla sotto il moggio, ma la mette sul candeliere affinché rischiari tutti  coloro che sono in casa”. Mi pare che questa fiaccola rappresenti la carità  la quale deve illuminare, rallegrare, non soltanto coloro che mi sono più  cari, ma tutti coloro che sono nella casa, senza eccettuar nessuno».  

Meditiamo infine con queste ultime parole: «La Chiesa – dice papa  Francesco – è sale della terra, e luce del mondo, è chiamata a rendere  presente nella società il lievito del regno di Dio e lo fa prima di tutto  con la sua testimonianza, la testimonianza dell’amore fraterno, della  solidarietà, della condivisione. Quando la Chiesa diventa chiusa, si  ammala. Pensate ad una stanza chiusa per un anno; quando tu vai, c’è  odore di umidità. Una Chiesa chiusa è la stessa cosa: è una Chiesa  ammalata.

La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie  esistenziali, qualsiasi esse siano […] Pensate anche a quello che dice  l’Apocalisse. Dice una cosa bella: che Gesù è alla porta e chiama, chiama  per entrare nel nostro cuore (cf Ap 3,20). Questo è il senso  dell’Apocalisse. Ma fatevi questa domanda: quante volte Gesù è dentro  e bussa alla porta per uscire, per uscire fuori, e noi non lo lasciamo  uscire, per le nostre sicurezze, perché tante volte siamo chiusi in  strutture caduche, che servono soltanto per farci schiavi, e non liberi  figli di Dio? In questa “uscita” è importante andare all’incontro, perché  la fede è un incontro con Gesù, e noi dobbiamo fare la stessa cosa che  fa Gesù: incontrare gli altri…». 

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