La gioia del vangelo
La celebrazione del Natale รจ posta dal vangelo sotto il segno della gioia. โVi annuncio una grande gioia, che sarร di tutto il popolo: Oggi, nella cittร di Davide, รจ nato per voi un Salvatore, che รจ Cristo Signoreโ (Lc 2,10). Una grande gioia apre il vangelo di Luca, alla nascita di Gesรน, e una grande gioia lo chiude, alla resurrezione di Gesรน, quando i discepoli โtornarono a Gerusalemme con grande gioiaโ (Lc 24,52). Evangelizo vobis gaudium magnum: lโevangelo รจ vangelo della gioia, รจ lโevangelii gaudium. La gioia รจ intrinseca al vangelo, รจ connaturata ad esso, non รจ solo conseguenza dellโannuncio, ma รจ anche contenuto stesso dellโannuncio. Contenuto, perchรฉ evangelizzare รจ trasmettere e trasfondere la gioia che viene dal Signore e nasce dalla stessa buona notizia evangelica.
Ma anche modalitร : evangelizza chi giร vive la gioia del vangelo. Segno della presenza e dellโazione dello Spirito, che ha presieduto al concepimento di Gesรน nel grembo materno, รจ la gioia che sempre รจ suo frutto: โfrutto dello Spirito โ dice Paolo โ รจ caritร , gioia, paceโ (Gal 5,22). Annunciata ai pastori, la gioia si diffonderร e, come il vangelo, correrร , per diventare di tutto il popolo. Attraverso il contagio provocato da chi giร la vive, la gioia del vangelo si estenderร , mostrerร la sua capacitร diffusiva, il suo intrinseco dinamismo. La gioia รจ progressiva e in divenire, ma pure minacciata e contrastata, anche nellโintimo della stessa persona. La nostra storia รจ anche la storia della nostra gioia e delle nostre tristezze. ร la storia della nostra fede che ci porta a far vincere la gioia sui motivi di tristezza e di amarezza che ci assalgono. Ma da cosa รจ concretamente costituita questa gioia? Che cosa caratterizza questa gioia?
Il vangelo contiene una notazione originale e inconsueta. Se spesso il Nuovo Testamento afferma che Cristo รจ morto per noi, รจ morto e risorto per noi uomini, se spesso si dice che egli ha vissuto per gli altri, ha amato, ha incontrato, ha curato, ha guarito, ha perdonato, qui si dice che egli รจ nato per noi: โOggi รจ nato per voiโ. Perfino la nascita di colui che Bonhoeffer chiamava โlโuomo per gli altriโ รจ posta dai vangeli sotto il segno della dedizione, del donarsi, dello spendersi, dellโessere non per sรฉ, ma per altri. La nascita, evento che sfugge a ogni determinazione e volontร di colui che nasce, รจ colta come evento per, come evento che ha dei destinatari. ร come se fin dalla nascita Gesรน fosse strappato allโegocentrismo, al per sรฉ, e destinato alla vita di altri, a dare pienezza di vita ad altri.
E forse, nella nascita di Gesรน vi รจ il segreto di ogni nascita e di ogni vita: ovvero che la gioia, e ancor prima il senso, nasce dallo spendersi per altri gratuitamente, senza attendere contraccambi e riconoscimenti, ma contenti del proprio essere per altri senza visibilitร , come รจ senza visibilitร esteriore la vita nascosta con Cristo in Dio. Chi nasce per altri รจ libero da sรฉ. E questo รจ anche il senso del concepimento ad opera dello Spirito santo: perchรฉ lo Spirito nulla fa da sรฉ e per sรฉ, ma ciรฒ che compie lo fa solo nello spazio dellโobbedienza e della fiducia. Chi รจ libero da sรฉ รจ anche libero dalle tentazioni della rivendicazione come della vendetta, perchรฉ non ha nulla da difendere, nulla da pretendere, nulla da nascondere. La gioia ha dunque questa prima fondamentale caratteristica: vivere non per sรฉ, ma per gli altri.
Unโaltra dimensione della gioia noi la possiamo cogliere contemplando lโagire di Maria. Di fronte al neonato, Maria compie i gesti materni di cura della vita che seguono il parto e tra questi, quellโโadagiareโ che in realtร esprime lโatto di alzare in alto e suggerisce che Maria, dopo aver fasciato il piccolo, lo abbia sollevato davanti a sรฉ per guardarlo faccia a faccia, in una comunicazione personalissima e intensa, in uno sguardo occhio contro occhio, prima di coricarlo nella mangiatoia. Possiamo senza fatica immaginare la gioia della madre e la gioia insita nel farsi carico e prendersi cura di chi รจ debole, di chi รจ totalmente affidato, per la sua stessa sopravvivenza, alle cure di un altro. Il testo evangelico fa emergere il netto contrasto tra il modello della cura, presente in Maria, e il modello del controllo e del dominio rappresentato dal censimento attuato dallโimperatore romano.
Modello di gioia e di vita lโuno, modello di morte e di tristezza lโaltro. Nella cura per il debole cโรจ lโincontro con Dio, nel dominio sullโuomo operato da chi si crede Dio, non solo non ci puรฒ essere incontro con Dio, ma cโรจ anche lโingiustizia e la prevaricazione sullโuomo. Lโimperatore Cesare Augusto, che godeva di titoli divini, dispiega il suo potere di controllo su tutti e ciascuno nel mondo ordinando un censimento della terra abitata, e il censimento giร nellโAntico Testamento รจ condannato da Dio (cf. 2Sam 24; 1Cr 21) come pretesa umana di conoscere e controllare chi appartiene solo a Dio. La gioia ha dunque anche questa connotazione: essa nasce dalla cura e dalla responsabilitร verso il debole e si oppone al controllo e al dominio sullโaltro.
A fronte infatti della presentazione del maestoso, impressionante e imponente potere dellโimperatore romano con cui si apre la pagina evangelica (Lc 2,1-2), Luca afferma che Dio manifesta la sua signoria sulla storia attraverso lโevento โinvisibileโ della nascita di un bambino che รจ il Salvatore, il Cristo Signore. Dalla grande storia si passa allโordinarietร del quotidiano, da ciรฒ che si impone a ciรฒ che non si nota. Luca ci dice che sono la fragilitร e non la potenza, lโordinario e non lo straordinario, lโumano e non il sovrumano, che rivelano la presenza di Dio. Un Dio che รจ anzitutto Dio nelle piccole cose, nei piccoli eventi che formano la trama del vivere giornaliero. Forse per questo solo dei semplici e dei poveri, come i pastori di Betlemme, sono i primi destinatari di tale rivelazione. Per i poveri, ciรฒ che รจ avvenuto รจ lieto evento, รจ vangelo, รจ gioia, non motivo di scandalo. La loro gioia รจ beatitudine, la beatitudine di chi non trova scandalo in un Dio rivelato da un neonato, รจ la gioia piena di stupore di chi scopre di essere prezioso agli occhi di altri, di chi, non contando nulla, si scopre visto e scelto nella propria emarginazione e solitudine. La gioia nasce dallโesperienza della gratuitร . La gioia, come lโevangelo, รจ grazia. E lโesperienza dei pastori, primi destinatari del vangelo della gioia, puรฒ essere estesa a ogni destinatario dellโevangelo perchรฉ sia vero che la loro gioia, la gioia dei pastori, diventi di tutto il popolo, di ogni uomo. Forse basta ripetere e aderire alle parole di Pier Crisologo: โO uomo, perchรฉ hai di te un concetto cosรฌ basso, quando sei tanto prezioso per Dio? Perchรฉ mai, tu che sei cosรฌ onorato da Dio, ti spogli irragionevolmente del tuo onore? Tutto il mondo e ciรฒ che รจ in esso, che i tuoi occhi contemplano, non รจ stato forse fatto per te? Riconosci dunque la tua dignitร e sii allโaltezza della tua vocazione. Rispondi dunque a colui che tutto ha fatto per te e a Colui che รจ nato per te, con il rendimento di grazie e la gioia del cuoreโ.
La gioia di questa pagina evangelica รจ espressa anche dalla menzione della luce, una luce che splende nella notte (Lc 2,8-9). A dire che la gioia evangelica puรฒ abitare anche le situazioni di dolore e tristezza. Di che notte ci parla il vangelo del Natale? ร una notte che grava sullโintero mondo abitato, una notte globale. Una notte che ha una valenza storica e politica perchรฉ un decreto imperiale impone un censimento a cui tutti devono sottomettersi. Una notte che รจ sottomissione impotente a ciรฒ che รจ decretato dallโalto. E che tocca la vita di tanta povera gente come Maria e Giuseppe costretti a viaggiare per andare a farsi registrare. Ma non sono le tenebre storiche che possono impedire lโazione di Dio. ร poi la notte del disagio e dellโestrema precarietร in cui si vennero a trovare Maria e Giuseppe che dovettero cercare ospitalitร in una sorta di riparo di fortuna ove Maria potรฉ partorire in condizioni di relativa tranquillitร . Ma non sono le condizioni ostili esteriori che impediscono lโevento della nascita del bambino. ร la notte fisica e simbolica in cui sono immersi i pastori che, nellโasprezza del loro faticoso lavoro, fanno la guardia alle loro greggi pernottando allโaperto. Ma non รจ la loro condizione dura e marginale nella societร del tempo, che impedisce loro di ricevere lโannuncio e di lasciarsi rivestire dalla parola luminosa. Le tenebre non sopraffanno la luce, direbbe il IV evangelista. Ed รจ infine e soprattutto, la notte del potere e della prepotenza. Cesare Augusto con i suoi titoli che lo divinizzano, vuole estendere il controllo su tutti e su ciascuno ordinando un censimento della terra abitata. Il censimento รจ usurpazione del posto di Dio, รจ pretesa dellโuomo che si erge a signore di altri uomini, รจ espressione della volontร di controllo e di dominio che si esercita su dei sudditi, non su persone libere, e la Bibbia lo dichiara blasfemo perchรฉ solo Dio conosce i suoi e perchรฉ Dio non vuole essere adorato da sudditi, ma da uomini liberi. E ogni atteggiamento che ferisca la libertร personale, che crei la dipendenza di un uomo su un altro uomo, che avanzi pretese sulle vite di altri, che usi le persone per fini di potere, anzi che le usi e basta, รจ blasfemo. Questo infatti significa considerare le persone come finalizzate a sรฉ, come mezzo per la propria soddisfazione o il proprio potere, e questo ha il detestabile nome di abuso.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



