Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 9 Maggio 2021

892

Amici del Signore

Il testo evangelico della VI domenica di Pasqua nellโ€™annata B รจ costituito dalla prosecuzione (Gv 15,9-17) del brano letto la domenica precedente (Gv 15,1-8). Continuando il discorso circa il rapporto tra la vite e i tralci, ora, tralasciata la metafora campestre, il quarto evangelista rivela che il legame intimo che lega i discepoli a Cristo e tra di loro รจ lโ€™agape, la caritร , realtร  che ha la sua scaturigine dal Padre stesso. โ€œCome il Padre ha amato me, cosรฌ anchโ€™io ho amato voi. Rimanete nel mio amoreโ€ (Gv 15,9). Lโ€™amore di cui parla Giovanni รจ realtร  teologale che ha origine in Dio e da Dio scende suscitando una dinamica relazionale in cui ciascuna creatura umana รจ confrontata con la propria capacitร  di lasciarsi amare e di divenire soggetto di amore. Ai cristiani, spesso ansiosi di protagonismo caritativo, il vangelo ricorda che prima della caritร  della e nella chiesa, di cui dunque la chiesa รจ soggetto, vi รจ la chiesa nella caritร . La chiesa vive della e nella caritร  di Dio manifestata in Cristo e deposta nel cuore dei credenti dallo Spirito santo donato. Anche la chiesa, non solo il singolo credente, รจ chiamata a rimanere nellโ€™amore di Cristo. Prima di essere la chiesa che fa la caritร , รจ la caritร  di Dio che edifica la chiesa.

Questa domenica, poi, prepara i credenti allโ€™Ascensione e alla Pentecoste, dunque a ricevere il dono dello Spirito, e questo dono puรฒ essere ravvisato nella realtร  dellโ€™agape, dellโ€™amore di cui parla il vangelo. Il Dio che nessuno ha mai visto si rende visibile nei gesti dellโ€™amore. Cosรฌ come lโ€™invisibile Spirito si rende manifesto nei suoi frutti e anzitutto nel frutto che รจ la caritร : โ€œIl frutto dello Spirito รจ caritร โ€ (Gal 5,22). E come lโ€™amore proviene da Dio (1Gv 4,7), ma dal Dio che รจ lui stesso amore (1Gv 4,8), cosรฌ lo Spirito procede dal Padre, &eagrave; dono di quel Dio di cui la Scrittura afferma: โ€œIl Signore รจ lo Spiritoโ€ (2Cor 3,17). Dunque, in unโ€™ottica cristiana lโ€™agape, che รจ dimensione praticabile, accessibile, che va โ€œfattaโ€, รจ anche dimensione che precede e fonda la creatura, รจ dimensione in cui la chiesa trova la sua essenza. Ha scritto Andrรฉ Malraux: โ€œIl genio cristiano รจ di aver proclamato che la via del mistero piรน profondo รจ quella dellโ€™amoreโ€. โ€œMisteroโ€ รจ parola che deriva dal greco mรฝo, che significa โ€œessere chiusoโ€ e anche โ€œessere quietoโ€, โ€œstare tranquilloโ€. โ€œMisteroโ€ esprime qualcosa di cosรฌ profondo da essere inafferrabile, incoercibile nelle nostre categorie, eppure รจ anche quiete, dimensione in cui lโ€™essere umano trova tranquillitร . In questa dimensione di inafferrabilitร , che sfugge a ogni controllo e tentativo di possesso, sta lโ€™amore e sta lo Spirito santo.

Il nostro testo รจ una sorta di inno allโ€™amore e contiene un profondo insegnamento sullโ€™arte di amare. Dice Gesรน: โ€œCome il Padre ha amato me, cosรฌ anchโ€™io ho amato voiโ€. Non dice: โ€œcosรฌ io ho amato Luiโ€, ma: โ€œcosรฌ io ho amato voiโ€. E piรน avanti, dopo aver affermato di aver amato i discepoli, non aggiunge, โ€œcosรฌ voi amate meโ€, ma: โ€œAmatevi gli uni gli altriโ€ (Gv 15,17). Ecco la logica dellโ€™amore che viene da Dio. Lโ€™amore vissuto e poi chiesto da Gesรน ai discepoli non รจ la reciprocitร , non รจ un moto circolare che si snoda in โ€œva e vieniโ€ tra amato e amante. Infatti, come lโ€™amore del Padre per Gesรน diviene lโ€™amore con cui Gesรน ama i suoi, cosรฌ lโ€™amore di Gesรน per i suoi รจ chiamato a diffondersi come amore di ciascuno per gli altri. Questa affermazione, che fonda la libertร  dei rapporti nella vita comunitaria cristiana, รจ invito a non pretendere mai reciprocitร , ma ad amare nella piรน assoluta gratuitร . Non dice qualcosa di analogo lโ€™evangelista Matteo quando scrive: โ€œSe amate quelli che vi amano, โ€ฆ cosa fate di straordinario? Non fanno cosรฌ anche i pagani?โ€ (Mt 5,46-47). La rivelazione dellโ€™amore che viene da Dio va ben oltre la logica della reciprocitร . Gesรน aggiunge, secondo il terzo evangelista: โ€œAmate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nullaโ€ (Lc 6,35).

Questa rivelazione sullโ€™amore si accompagna, nel nostro testo evangelico, a parole profonde e uniche sullโ€™amicizia. Dice Gesรน, rivolto ai suoi discepoli: โ€œNon vi chiamo piรน servi, perchรฉ il servo non sa ciรฒ che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perchรฉ tutto ciรฒ che ho udito dal Padre mio lโ€™ho fatto conoscere a voiโ€ (Gv 15,15). Il IV Vangelo in questo passo chiama i cristiani โ€œamiciโ€, fรญloi. Il servo รจ colui che non sa, non comprende ciรฒ che il suo signore fa, e forse non capisce nemmeno ciรฒ che il signore gli fa fare e perchรฉ glielo fa fare. Pertanto il servo รจ anche colui che non rimane, che non persevera: โ€œil servo non rimane per sempre nella casa del suo signore” (Gv 8,35). Non sente appartenenza, e non la sente perchรฉ manca di libertร . Il servo non puรฒ perseverare: solo colui che รจ libero puรฒ perseverare, rimanere. รˆ il discepolo amato, nel IV Vangelo, colui che rimane (cf. Gv 21,23).

Lโ€™amico, invece, รจ legato a colui che lo ama da una conoscenza, da un sapere, da una scientia, da una penetrazione del suo animo. L’amico รจ colui che ha a lungo ascoltato, ha a lungo scrutato ed รจ pervenuto a una conoscenza altra rispetto a quella dei piรน, una conoscenza piรน intima e profonda; รจ pervenuto a una relazione che รจ un legame libero, non da schiavo; รจ pervenuto a una relazione che conosce molto silenzio e molte lacrime, ma che conosce anche una gioia radicata e una stabilitร  che รจ la maturitร  dellโ€™amore. Una relazione che arriva a esprimersi come dono di sรฉ, come dono della vita nella gioia; gioia per la vita e la crescita dellโ€™altro, dellโ€™amico. Giovanni Battista รจ il tipo di questa amicizia: โ€œL’amico dello Sposo รจ colui che รจ presente e lo ascolta, ed esulta di gioia alla voce dello Sposo. Questa mia gioia – dice Giovanni Battista quando il Cristo si รจ presentato quale Sposo inaugurando le nozze messianiche con lโ€™umanitร  – ora รจ compiuta. Egli deve crescere e io diminuireโ€ (cf. Gv 3,29-30). Questa relazione porta ad amare lโ€™altro come se stesso, porta a non capire piรน perchรฉ mai si dovrebbe preferire โ€œsรฉโ€ e la propria vita allโ€™altro e alla sua vita, se lโ€™altro รจ lโ€™amico. Narra lโ€™AT che Gionata legรฒ talmente la sua anima a quella di David che lo amรฒ come se stesso, fino a esporre, cioรจ a rischiare la propria vita per salvare quella dellโ€™amico David (cf. 1Sam 8,1-3). Sรฌ, โ€œnessuno ha un amore piรน grande di chi espone, di chi rischia e dร  la propria vita per gli amiciโ€ (Gv 15,13). Amici del Signore, non servi di un padrone: questo lโ€™aspetto sottolineato dal quarto evangelista dello status del credente. Per ricordare che la fede non รจ esaurita da unโ€™appartenenza ecclesiale, da una pratica rituale e liturgica, da un impegno per gli altri, ma che ha come matrice nascosta, profonda e vitale, la relazione personale con il Signore. Relazione cercata, invocata, nutrita, in cui si rientra dopo lโ€™allontanamento, lo smarrimento, insomma relazione voluta e vissuta. Amicizia con il Signore. Non si tratta di cadere in atteggiamenti affettivi e intimistici, ma di prendere sul serio nella propria concreta esistenza la vita in Cristo in cui ci ha immesso il battesimo, di prendere sul serio ciรฒ che Paolo confessa di sรฉ: Cristo ha amato me, ha dato se stesso per me, non io vivo, ma Cristo vive in me (cf. Gal 2,20). Cosรฌ la morte e resurrezione battesimali scendono nelle nostre profonditร  facendoci morire a noi stessi e facendo vivere in noi lโ€™โ€œioโ€ di Cristo. Lโ€™amato abita nellโ€™amante, รจ presenza interiorizzata in lui: โ€œChi mi ama anch’io lo amerรฒ e verrรฒ a lui e prenderรฒ dimora in luiโ€ (cf. Gv 14,23). E cosรฌ noi, piano piano, siamo plasmati quali amici del Signore. โ€œVoi siete miei amici se fate ciรฒ che vi comandoโ€ (Gv 15,14). Quando obbedire รจ fare la volontร  dell’amato, allora รจ evento di libertร  e dilatazione di gioia. Ma se lโ€™obbedienza รจ senza conoscenza e senza amore, allora รจ impresa di schiavo. Vi รจ consustanzialitร  tra amare e fare la volontร  dellโ€™altro, dunque tra amare e obbedire. Tanto che ci potremmo chiedere: sarร  mai capace di amare chi รจ incapace di obbedire? Un amore che rifiuti obbedienza รจ narcisismo, protagonismo, filautรญa, รจ illusione e menzogna; unโ€™obbedienza che non si apra allโ€™amore resta un legalismo, resta minata dalla riserva di sรฉ, dalla diffidenza verso lโ€™altro, dalla ribellione sempre possibile e sempre pronta ad esplodere; resta nella morte e non si apre alla vita. Ebbene la Scrittura giร  nellโ€™AT comanda: โ€œTu ameraiโ€. โ€œTu amerai il tuo prossimo come te stessoโ€ (Lv 19,18), e il NT esprime questo comando: โ€œQuesto รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altriโ€ (Gv 15,17). La Parola e lโ€™altro: entrambi sono un appello allโ€™amore, si sintetizzano nellโ€™amore.

- Pubblicitร  -

Noi facciamo esperienza di essere amati dal Signore ascoltando, interiorizzando, mettendo in pratica la sua parola e facendola divenire relazioni ed eventi, facendola divenire corporea, incontro di volti. Si tratta di obbedienza, ma obbedire alla parola di colui che ci ama รจ esperienza di gioia. โ€œQuesto vi comando: che vi amiate gli uni gli altriโ€ (Gv 15,17). Lโ€™amore รจ comandato perchรฉ viene da un Altro e non da noi e perchรฉ solo un amore comandato puรฒ giungere ad amare il nemico. Lโ€™amore รจ comandato, ma essendo comandato da Gesรน che lโ€™ha vissuto fino alla fine, esso รจ anche narrato e offerto come possibilitร  reale e praticabile a chi lo accoglie.

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose