Vedere le Scritture in Gesรน
Questโanno il giorno 6 agosto, festa della Trasfigurazione del Signore, cade di domenica. Cosรฌ, le letture bibliche previste per la XVIII domenica del tempo Ordinario lasciano il posto a quelle che celebrano questa importante memoria cristologica. Volendo riflettere sullโevento dellaย metamรณrphosisย (transfiguratio) noi commenteremo la pagina evangelica Mt 17,1-9 che nel Lezionario รจ preparata anche dal testo di 2Pt 1,16-19, cioรจ la seconda lettura. Infatti la pericope della seconda lettera di Pietro รจ lโunico testo non evangelico che presenta una testimonianza circa la trasfigurazione di Gesรน. Anzi, afferma di trasmetterne la testimonianza oculare di Pietro stesso quando era insieme con Gesรน โsul monte santoโ (2Pt 1,18).
E lโautorevolezza della testimonianza dellโapostolo che ha visto la grandezza del Signore e ha ascoltato con le sue orecchie la voce dal cielo che lo proclamava messia e giudice escatologico, conferma la bontร delle profezie veterotestamentarie che non sono per nulla โfavole artificiosamente inventateโ, โmiti sofisticatiโ (2Pt 1,16), โperchรฉ non da volontร umana รจ mai venuta una profezia, ma mossi dallo Spirito santo parlarono alcuni uomini da parte di Dioโ (2Pt 1,21). La seconda lettera di Pietro garantisce lโautoritร e lโorigine divina delle profezie, vera โlampada che splende in luogo oscuroโ (2Pt 1,19) fino alla venuta del Signore, fondandosi sullโesperienza personale di rivelazione accordata a Pietro e a quelli che erano con lui sul monte della trasfigurazione. O, come dice la 2Pt, sul monte dove Gesรน โricevette onore e gloria da Dio Padreโ (2Pt 1,17).
La pericope evangelica inizia con una notazione di tipo cronologico, โsei giorni dopoโ (Mt 17,1), che rinvia agli eventi raccontati precedentemente. Pochi giorni prima Gesรน ha annunciato ai suoi discepoli, per la prima volta, la sua passione e morte. Gesรน ha integrato il suo destino prossimo di morte, lo ha assunto a tal punto che ne ha parlato con chiarezza, senza tentennamenti e senza reticenze: Gesรน lo ha verbalizzato e reso pubblico, lo ha esplicitato dicendolo apertamente ai suoi discepoli: โGesรน cominciรฒ a mostrare ai suoi discepoli che egli doveva andare a Gerusalemme e patire molte cose dagli anziani e gran sacerdoti e scribi, ed essere uccisoโ (Mt 16,21).
Con le persone a lui piรน vicine Gesรน parla della sua morte, osa parlare di sรฉ e di ciรฒ che piรน รจ scandaloso e intimo, la propria morte. Lโunificazione personale, almeno a un certo punto della vita, chiede di integrare la prospettiva della propria morte, di passare dal pensiero della morte a quello dellaย propriaย morte: altrimenti la persona rischia di restare in perpetua fuga da sรฉ, dalla vita, e dunque dalla realtร . E ovviamente, dicendo questa cosa ad altri, rendendo altri testimoni di questa sua prospettiva di morte, essa diviene sempre piรน reale e concreta anche per lui stesso, per Gesรน. Non รจ piรน unโintuizione o anche una certezza coltivata solamente tra sรฉ e sรฉ, ma entra nella relazione con gli altri, con quegli altri che essendo i piรน vicini a lui, sarebbero maggiormente colpiti dalla sua morte. In certo modo comincia ad essere reale.
Tuttavia, lโespressione โsei giorni dopoโ presenta anche altre sfumature di significato. Essa rinvia allโevento sinaitico, quando Mosรจ dopo sei giorni fu chiamato da Dio dalla nube (Es 24,16) e allora โla gloria del Signore apparve agli occhi dei figli dโIsraele come fuoco divorante sulla cima della montagnaโ (Es 24,17). Se il volto di Mosรจ divenne raggiante e luminoso perchรฉ aveva conversato con Dio (Es 34,29), il volto di Gesรน diviene risplendente come il sole (Mt 17,2). Cosรฌ, la prospettiva della propria morte che ormai abita in Gesรน riceve una luce e un senso nuovi dal riferimento allโesperienza mosaica di intimitร con il Signore. Dietro al nostro testo vediamo in filigrana le pagine della Scrittura che parlano dellโintimitร di Mosรจ con Dio sul monte Sinai. Matteo suggerisce che lโintera vita di Gesรน, lโesperienza di Dio che egli fa, il rapporto con i discepoli che egli vive, cosรฌ come lโintero suo ministero e lโintera sua vita, sono guidati dallโobbedienza alle Scritture, sono orientati e illuminati dallโascolto interiorizzato della parola di Dio contenuta nelle Scritture.
Per Matteo la Trasfigurazione รจ esperienza di obbedienza alle Scritture. Il Gesรน trasfigurato รจ lโobbediente alle Scritture. Unโobbedienza che coincide con la fede stessa. La fede di Gesรน, certo, ma anche la fede a cui sono invitati i discepoli. Infatti lโimpatto sui discepoli della parola della Scrittura divenuta voce (la frase โQuesti รจ il Figlio mio, lโamato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltateloโ รจ composto da citazioni di Sal 2,7; Is 42,1; Dt 18,15) li sconvolge e getta a terra: al volto di Gesรน su cui rifulge la luce gloriosa di Dio (v. 2) fa riscontro il cadere sul proprio volto (v. 6), faccia a terra, dei discepoli.
La sequela di Gesรน porta anche alla caduta, allโoscuritร , allo smarrimento dellโidentitร . La nube che avvolge i discepoli per ora รจ solo caligine e confusione, ombra e incertezza. Ma qui si situa il cuore dellโesperienza di fede dei discepoli che รจ vitale per ognuno di noi. In quella crisi, in quello smarrimento di identitร , caduti faccia a terra, quando si diventa estranei al proprio volto, i discepoli fanno unโesperienza di ascolto di una parola che si trasforma in visione di Gesรน. Ascoltata la voce al cuore del buio della nube, udita la parola scritturistica nellโindistinzione e nella paura, essi arrivano ad alzare gli occhi e a vedere Gesรน solo (โAlzando gli occhi non videro nessuno se non Gesรน soloโ: Mt 17,9). La trasfigurazione di Gesรน รจ anche passaggio dei discepoli dalle tenebre alla luce, dal non vedere al vedere il volto di Gesรน. Tutte le Scritture sante, la Legge e i Profeti, ora i discepoli li vedono in Gesรน solo. Nella spoglia e gloriosa umanitร di Gesรน. Ecco lโesperienza nuda ed essenziale della fede, sempre da nutrire, coltivare e rinnovare: lโascolto della parola della Scrittura che si condensa nella persona e nella vita di Gesรน.
Alla Trasfigurazione รจ il Padre che indica in Gesรน il Figlio (Mt 17,5). Al cuore della Trasfigurazione vi รจ la proclamazione dellโidentitร di Gesรน. Chi รจ Gesรน? Chi รจ lโuomo alla cui sequela si sono messi Pietro, Giacomo e Giovanni? Cโรจ una luce su Gesรน e di Gesรน che emerge nella solitudine, in disparte, nel luogo appartato, nel silenzio. โGesรน prese con sรฉ Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparteโ (Mt 17,1). Il luogo della trasfigurazione non รจ solo geografico, un alto monte, ma indica una condizione spirituale: la presa di distanza senza la quale la nostra vita si imbarbarisce e diventa piatta, insignificante, perfino volgare. Presa di distanza dalle troppe e distraenti presenze, presa di distanza dalle troppe e dispersive parole, presa di distanza dal troppo e angoscioso fare. Sullโalto monte vi รจ lโessere soli con Gesรน da parte dei discepoli, e lโessere solo di Gesรน con pochi discepoli. Poche presenze, poche parole: condizioni in cui avviene la trasfigurazione. Che รจ esperienza anche di pudore.
Mentre i discepoli erano riversi a terra, โGesรน si avvicinรฒ, li toccรฒ e disse: โAlzatevi e non temeteโโ (Mt 17,7). Questo versetto, proprio di Matteo, รจ al cuore del racconto. La parola di Dio ascoltata raggiunge in modo vitale i discepoli nella carne umana di Gesรน che si fa loro prossimo, li tocca con dolcezza e dice loro che possono risollevarsi, che hanno il diritto di non aver piรน paura, ma che hanno anche la responsabilitร di uscire dalla paura, hanno il compito di raccogliere le forze per rialzarsi. Quelle parole sono comando che dice una possibilitร : potete alzarvi, ma che assegna anche una responsabilitร : siete chiamati a uscire dalla paura, da ciรฒ che vi tiene paralizzati a terra, inerti, in posizione di vittime. Quel comando: โAlzateviโ o โAlzatiโ รจ spesso detto a persone segnate da malattie e prostrate da sofferenze: un paralitico (Mt 9,5), un mendicante cieco (Mc 10,49), un uomo con una mano inaridita (Mc 3,3). Chiedono, questi comandi, che si tolga lo sguardo da sรฉ, dalla propria situazione sofferente, che si esca dal vittimismo e si volga lo sguardo e si porga lโorecchio alla parola del Signore. Questo รจ entrare nella fede, ma anche crescere in umanitร . Andando in profondo, che รจ sempre anche, prima o poi, andare a fondo.
La Trasfigurazione dice che lo splendore della gloria di Dio rifulge sul volto di Gesรน, il Servo obbediente, colui che adempie le Scritture vivendole. Ecco cosโรจ vivere per fede e di fede: ci si fa guidare dalla parola di Dio, non dalle nostre parole. Ci si lascia illuminare dalla parola di Dio e non illudere dai nostri progetti o dai nostri desideri. Accettando le sofferenze e le traversate dellโoscuritร che questo comporta. Quando Paolo dice che noi camminiamo per mezzo della fede (cf. 2Cor 5,7), non della visione, afferma che la fede ci guida anche nelle tenebre, nel buio, ci orienta quando siamo nello smarrimento. Gesรน avanza nella fede, affronta con fede e decisione il cammino di cui ha giร intravisto lโesito mortale che lo attende, ma ormai ne conosce, per fede e nella fede, anche la destinazione vitale. Gesรน sa che quello รจ un cammino di vita. Non a caso, scendendo dal monte, Gesรน ordinerร ai discepoli di non dire a nessuno la visione โfinchรฉ il Figlio dellโuomo non sia risuscitato dai mortiโ (Mt 17,9).
A cura di: Luciano Manicardi
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Per gentile concessione del Monastero di Bose



