Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 5 Settembre 2021

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Ascoltare per comunicare

Il brano evangelico odierno presenta il racconto di una guarigione compiuta da Gesรน in territorio pagano. Il versetto 31 descrive il percorso di Gesรน nominando sempre localitร  pagane e terminando con la menzione della Decapoli, dove Gesรน aveva giร  incontrato e guarito lโ€™uomo posseduto dallo spirito chiamato โ€œLegioneโ€ (Mc 5,1-20). Al di lร  della stranezza e dellโ€™approssimazione del percorso, che preso alla lettera รจ di piรน di cento chilometri, forse il testo vuole indicare che la permanenza di Gesรน in territorio pagano รจ durato un tempo consistente e che Gesรน ha girato โ€œin lungo e in largoโ€ in terra pagana.

Ed ecco che viene condotto a lui un โ€œsordomutoโ€, o meglio, un uomo โ€œsordoโ€ e โ€œbalbuzienteโ€, โ€œche parla con difficoltร โ€. Troviamo qui lo stesso verbo che nel greco dei Settanta (che traduce un termine ebraico che indica i muti) designa i balbuzienti in Is 35,6: โ€œla lingua dei balbuzienti griderร  di gioiaโ€. In effetti, a guarigione avvenuta, si dirร  di questโ€™uomo non tanto che aveva ritrovato la parola, ma che โ€œparlava correttamenteโ€ (Mc 7,35). Incapace di ascoltare, egli non sa neppure esprimersi correttamente e perde la capacitร  comunicativa trovandosi in un isolamento doloroso. รˆ lโ€™incapacitร  di comunicare che affligge questโ€™uomo privandolo della sua soggettivitร : egli รจ totalmente passivo. Condotto da altri a Gesรน, รจ oggetto di gesti e parole da parte di Gesรน finchรฉ viene liberato dai vincoli che lo imprigionavano impedendogli di comunicare. Ed รจ significativo che, per guarire dalla sua incapacitร  comunicativa e ritrovare la sua soggettivitร , egli debba essere separato dalla folla e portato in disparte: lรฌ puรฒ essere restituito a se stesso e diventare soggetto della sua parola. Lรฌ avviene lโ€™incontro personale con Cristo. La narrazione di Marco costruisce un interessante parallelo tra la guarigione in terra pagana di questโ€™uomo sordo e quella successiva, che avviene in terra dโ€™Israele, a Betsaida, di un uomo cieco (Mc 8,22-26). Connessa a questโ€™ultima guarigione, che presenta elementi letterari e tematici molto simili al testo che stiamo considerando, la nostra narrazione svela una dimensione simbolica. Le due pericopi inquadrano episodi in cui Gesรน si confronta con lโ€™incomprensione e con lโ€™inintelligenza dei suoi discepoli (cf. Mc 8,4.14-21) che โ€œhanno orecchi e non ascoltano, hanno occhi e non vedonoโ€ (cf. Mc 8,18), con lโ€™ostilitร  dei farisei (cf. Mc 8,11-13), mentre moltiplica contatti salvifici con pagani (cf. Mc 8,1-9; anche il nostro episodio si svolge in terra pagana). Insomma, la sorditร  che impedisce di parlare correttamente riguarda i discepoli e significa un non-ascolto della Parola che conduce a non annunciarla correttamente o a non confessare adeguatamente la fede (come Pietro in Mc 8,27-33). Solo un ascolto della Parola assiduo e profondo genera un annuncio autentico e efficace. Possiamo riferire tutto questo alla vita della chiesa affermando che solo una ecclesia audiens puรฒ essere anche ecclesia docens. O, come scrisse il teologo Joseph Ratzinger commentando il proemio della Dei Verbum (โ€œIn religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiduciaโ€): โ€œรจ come se lโ€™intera vita della Chiesa fosse raccolta in questo ascolto da cui solamente puรฒ procedere ogni suo atto di parolaโ€. Fuori di questo ascolto, di questa apertura vivificante e sanante alla Parola, lโ€™annuncio della chiesa si riduce a balbettio o addirittura a sproposito. In questo senso, il gesto terapeutico di Gesรน di mettere le dita negli orecchi dellโ€™uomo acquista una valenza spirituale nella linea delle espressioni bibliche che parlano di circoncidere gli orecchi (cf. Ger 6,10), forare gli orecchi (cf. Sal 40,7), ovvero aprire il canale attraverso cui la rivelazione raggiunge il cuore dellโ€™uomo e gli consente di lodare Dio e di annunciare le sue azioni (cf. il rapporto tra โ€œrisveglioโ€ degli orecchi e lingua ben istruita in Is 50,4).

Nel nostro testo colpisce la descrizione dettagliata dei gesti terapeutici che Gesรน mette in atto per ottenere la guarigione. Cosa che avverrร  anche per la guarigione del cieco di Betsaida, dove il gesto terapeutico deve persino essere ripetuto una seconda volta (Mc 8,23-25). รˆ come se Marco volesse qui far intendere la fatica che a Gesรน costano le guarigioni, o almeno alcune guarigioni piรน di altre, il tempo che Gesรน deve dedicarvi, le energie che deve spendere. Niente di magico nei suoi atti curativi. Qui, Gesรน cura e guarisce con il suo stesso corpo. Guarisce un corpo con il suo corpo. Altrove, nei vangeli, si dice che Gesรน guarisce con la potenza della sua parola, ma qui il soggetto che opera la guarigione รจ il corpo stesso. Il suo corpo รจ la sua parola: questo significa lโ€™incarnazione. Il corpo รจ visibile verbum. La parola, โ€œeffatร โ€, โ€œapritiโ€, giunge al termine di unโ€™intensa comunicazione corporea: Gesรน prende il sordo con sรฉ e lo porta in disparte, gli pone le dita negli orecchi, con la saliva gli tocca la lingua. Siamo di fronte a un contatto e a unโ€™intimitร  davvero sconcertanti. รˆ per questo che Gesรน isola il malato allontanandolo dalla folla? Per metterlo al riparo dalla curiositร ? Per proteggere pudicamente i gesti di scambio corporeo richiesti dalla cura? Tra lโ€™altro, il lettore si chiede come lโ€™uomo, che รจ sordo, possa sentire la parola che Gesรน pronuncia. Ma forse piรน che parola rivolta al sordo, quellโ€™effatร  รจ unโ€™invocazione, una supplica, una preghiera che Gesรน pronuncia mentre guarda in alto, verso Dio, e mentre geme, quasi con-soffrendo con colui che soffre e non ha nemmeno la capacitร  di dire il proprio dolore. รˆ come se Gesรน stesse intercedendo: come se si stesse rivolgendo a Dio in nome di un altro. รˆ come se Gesรน stesse implorando di poter compiere un gesto che egli invoca da Dio, il Dio che apre gli orecchi dei sordi e fa gridare di gioia la bocca del muto, secondo lโ€™annuncio isaiano della liberazione dalla schiavitรน babilonese, figura della liberazione messianica (Is 35 secondo il testo ebraico). Ed รจ anche come se Gesรน stesse parlando a nome del sordo che non sa parlare correttamente e che anela lโ€™apertura dei canali comunicativi: gli orecchi, la bocca.

Questโ€™uomo simbolizza la situazione per cui la โ€œsalvezzaโ€ รจ fondamentalmente esperienza di alteritร , รจ apertura e affidamento a un altro, passa attraverso un altro. E passa attraverso un corpo. Passa attraverso un altro umano, unโ€™altra persona, uno in carne e ossa, un corpo, come specifica lโ€™esteso riferimento alla corporeitร : in questo incontro la fisicitร  รจ centrale. Il testo parla di mani, dita e tatto, di ascolto e di orecchi, di lingua, saliva e parola, di occhi e di sguardo. Se il corpo รจ il nostro modo di essere al mondo e di comunicare con il mondo, Gesรน deve svegliare la vita corporea di questโ€™uomo, deve ridestarne i sensi perchรฉ egli possa ritrovare il senso del vivere. Come sempre, lo spirituale avviene grazie alla mediazione del corporeo, avviene nel corporeo. E soprattutto il corpo di Gesรน รจ parola che risveglia il corpo dellโ€™uomo sordo alla capacitร  di parola e di comunicazione. Gesรน dร  la parola al corpo incapace di comunicare. I gesti compiuti da Gesรน rinviano certamente a usanze terapeutiche dellโ€™epoca: la saliva, per esempio, era ritenuta dotata di capacitร  curative (cf. anche Gv 9,6, quando Gesรน sputa per terra, impasta del fango con la saliva e la spalma sugli occhi dellโ€™uomo cieco dalla nascita). In ogni caso, questa gestualitร , con tutta probabilitร , ha influenzato il rito battesimale dellโ€™apertura delle orecchie che troviamo attestato in epoca assai antica sia a Milano che a Roma e che avveniva prima della โ€œrinuncia a Satanaโ€ e comportava la pronuncia dellโ€™Effatร , โ€œApritiโ€. Marco ci tiene a sottolineare che Gesรน pronuncia questa parola in aramaico, nella sua lingua madre. รˆ come se lโ€™evangelista volesse dire che, emettendo gemiti (ingemuit: Mc 7,34), Gesรน si esprime in modo inarticolato, come il sordo balbuziente, e poi, parlando nella sua lingua madre, esprime se stesso in veritร  e profonditร , affinchรฉ lโ€™incontro tra i due avvenga in pienezza e veritร , nel radicale rispetto di ciascuno. Ma certo, lโ€™indicazione del linguaggio del gemito e gli occhi levati al cielo, indicano che Gesรน sta pregando e si sta rivolgendo a Dio con quel linguaggio di โ€œgemiti inesprimibiliโ€ (Rm 8,26) che รจ proprio dello Spirito.

A questo punto segue la piena guarigione dellโ€™uomo (Mc 7,35). E Gesรน impone il silenzio su quanto avvenuto. Dopo aver operato perchรฉ il balbuziente ritrovi la piena capacitร  di parola, ecco che, paradossalmente, e quasi in modo contraddittorio, Gesรน proibisce di narrare quanto avvenuto. โ€œMa piรน egli lo proibiva, piรน essi lo proclamavanoโ€ (Mc 7,36). Marco utilizza il verbo tecnico dellโ€™annuncio evangelico (kerรฝssein) e sembra voler dire che tale รจ la potenza dellโ€™evangelo, che qui si รจ manifestato nella guarigione di questโ€™uomo, che non vi sono argini o interdetti che possano contenerlo. รˆ come il vino nuovo che, versato in otri vecchi, li fa esplodere e tracima (Mc 2,22). Ed ecco infine il commento della folla: โ€œHa fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i mutiโ€ (Mc 7,37). Uno solo รจ guarito, ma lโ€™acclamazione della folla universalizza il gesto di Gesรน parlando di muti e sordi al plurale (cf. Mc 7,37). Lโ€™esperienza di Dio conosciuta da qualcuno una volta nella storia puรฒ essere confessata nella sua estensione universale e nella sua dimensione di eternitร  nellโ€™azione di grazie, e massimamente nella celebrazione liturgica (cf. il Salmo 136).


A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose