Ascoltare per comunicare
Il brano evangelico odierno presenta il racconto di una guarigione compiuta da Gesรน in territorio pagano. Il versetto 31 descrive il percorso di Gesรน nominando sempre localitร pagane e terminando con la menzione della Decapoli, dove Gesรน aveva giร incontrato e guarito lโuomo posseduto dallo spirito chiamato โLegioneโ (Mc 5,1-20). Al di lร della stranezza e dellโapprossimazione del percorso, che preso alla lettera รจ di piรน di cento chilometri, forse il testo vuole indicare che la permanenza di Gesรน in territorio pagano รจ durato un tempo consistente e che Gesรน ha girato โin lungo e in largoโ in terra pagana.
Ed ecco che viene condotto a lui un โsordomutoโ, o meglio, un uomo โsordoโ e โbalbuzienteโ, โche parla con difficoltร โ. Troviamo qui lo stesso verbo che nel greco dei Settanta (che traduce un termine ebraico che indica i muti) designa i balbuzienti in Is 35,6: โla lingua dei balbuzienti griderร di gioiaโ. In effetti, a guarigione avvenuta, si dirร di questโuomo non tanto che aveva ritrovato la parola, ma che โparlava correttamenteโ (Mc 7,35). Incapace di ascoltare, egli non sa neppure esprimersi correttamente e perde la capacitร comunicativa trovandosi in un isolamento doloroso. ร lโincapacitร di comunicare che affligge questโuomo privandolo della sua soggettivitร : egli รจ totalmente passivo. Condotto da altri a Gesรน, รจ oggetto di gesti e parole da parte di Gesรน finchรฉ viene liberato dai vincoli che lo imprigionavano impedendogli di comunicare. Ed รจ significativo che, per guarire dalla sua incapacitร comunicativa e ritrovare la sua soggettivitร , egli debba essere separato dalla folla e portato in disparte: lรฌ puรฒ essere restituito a se stesso e diventare soggetto della sua parola. Lรฌ avviene lโincontro personale con Cristo. La narrazione di Marco costruisce un interessante parallelo tra la guarigione in terra pagana di questโuomo sordo e quella successiva, che avviene in terra dโIsraele, a Betsaida, di un uomo cieco (Mc 8,22-26). Connessa a questโultima guarigione, che presenta elementi letterari e tematici molto simili al testo che stiamo considerando, la nostra narrazione svela una dimensione simbolica. Le due pericopi inquadrano episodi in cui Gesรน si confronta con lโincomprensione e con lโinintelligenza dei suoi discepoli (cf. Mc 8,4.14-21) che โhanno orecchi e non ascoltano, hanno occhi e non vedonoโ (cf. Mc 8,18), con lโostilitร dei farisei (cf. Mc 8,11-13), mentre moltiplica contatti salvifici con pagani (cf. Mc 8,1-9; anche il nostro episodio si svolge in terra pagana). Insomma, la sorditร che impedisce di parlare correttamente riguarda i discepoli e significa un non-ascolto della Parola che conduce a non annunciarla correttamente o a non confessare adeguatamente la fede (come Pietro in Mc 8,27-33). Solo un ascolto della Parola assiduo e profondo genera un annuncio autentico e efficace. Possiamo riferire tutto questo alla vita della chiesa affermando che solo una ecclesia audiens puรฒ essere anche ecclesia docens. O, come scrisse il teologo Joseph Ratzinger commentando il proemio della Dei Verbum (โIn religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiduciaโ): โรจ come se lโintera vita della Chiesa fosse raccolta in questo ascolto da cui solamente puรฒ procedere ogni suo atto di parolaโ. Fuori di questo ascolto, di questa apertura vivificante e sanante alla Parola, lโannuncio della chiesa si riduce a balbettio o addirittura a sproposito. In questo senso, il gesto terapeutico di Gesรน di mettere le dita negli orecchi dellโuomo acquista una valenza spirituale nella linea delle espressioni bibliche che parlano di circoncidere gli orecchi (cf. Ger 6,10), forare gli orecchi (cf. Sal 40,7), ovvero aprire il canale attraverso cui la rivelazione raggiunge il cuore dellโuomo e gli consente di lodare Dio e di annunciare le sue azioni (cf. il rapporto tra โrisveglioโ degli orecchi e lingua ben istruita in Is 50,4).
Nel nostro testo colpisce la descrizione dettagliata dei gesti terapeutici che Gesรน mette in atto per ottenere la guarigione. Cosa che avverrร anche per la guarigione del cieco di Betsaida, dove il gesto terapeutico deve persino essere ripetuto una seconda volta (Mc 8,23-25). ร come se Marco volesse qui far intendere la fatica che a Gesรน costano le guarigioni, o almeno alcune guarigioni piรน di altre, il tempo che Gesรน deve dedicarvi, le energie che deve spendere. Niente di magico nei suoi atti curativi. Qui, Gesรน cura e guarisce con il suo stesso corpo. Guarisce un corpo con il suo corpo. Altrove, nei vangeli, si dice che Gesรน guarisce con la potenza della sua parola, ma qui il soggetto che opera la guarigione รจ il corpo stesso. Il suo corpo รจ la sua parola: questo significa lโincarnazione. Il corpo รจ visibile verbum. La parola, โeffatร โ, โapritiโ, giunge al termine di unโintensa comunicazione corporea: Gesรน prende il sordo con sรฉ e lo porta in disparte, gli pone le dita negli orecchi, con la saliva gli tocca la lingua. Siamo di fronte a un contatto e a unโintimitร davvero sconcertanti. ร per questo che Gesรน isola il malato allontanandolo dalla folla? Per metterlo al riparo dalla curiositร ? Per proteggere pudicamente i gesti di scambio corporeo richiesti dalla cura? Tra lโaltro, il lettore si chiede come lโuomo, che รจ sordo, possa sentire la parola che Gesรน pronuncia. Ma forse piรน che parola rivolta al sordo, quellโeffatร รจ unโinvocazione, una supplica, una preghiera che Gesรน pronuncia mentre guarda in alto, verso Dio, e mentre geme, quasi con-soffrendo con colui che soffre e non ha nemmeno la capacitร di dire il proprio dolore. ร come se Gesรน stesse intercedendo: come se si stesse rivolgendo a Dio in nome di un altro. ร come se Gesรน stesse implorando di poter compiere un gesto che egli invoca da Dio, il Dio che apre gli orecchi dei sordi e fa gridare di gioia la bocca del muto, secondo lโannuncio isaiano della liberazione dalla schiavitรน babilonese, figura della liberazione messianica (Is 35 secondo il testo ebraico). Ed รจ anche come se Gesรน stesse parlando a nome del sordo che non sa parlare correttamente e che anela lโapertura dei canali comunicativi: gli orecchi, la bocca.
Questโuomo simbolizza la situazione per cui la โsalvezzaโ รจ fondamentalmente esperienza di alteritร , รจ apertura e affidamento a un altro, passa attraverso un altro. E passa attraverso un corpo. Passa attraverso un altro umano, unโaltra persona, uno in carne e ossa, un corpo, come specifica lโesteso riferimento alla corporeitร : in questo incontro la fisicitร รจ centrale. Il testo parla di mani, dita e tatto, di ascolto e di orecchi, di lingua, saliva e parola, di occhi e di sguardo. Se il corpo รจ il nostro modo di essere al mondo e di comunicare con il mondo, Gesรน deve svegliare la vita corporea di questโuomo, deve ridestarne i sensi perchรฉ egli possa ritrovare il senso del vivere. Come sempre, lo spirituale avviene grazie alla mediazione del corporeo, avviene nel corporeo. E soprattutto il corpo di Gesรน รจ parola che risveglia il corpo dellโuomo sordo alla capacitร di parola e di comunicazione. Gesรน dร la parola al corpo incapace di comunicare. I gesti compiuti da Gesรน rinviano certamente a usanze terapeutiche dellโepoca: la saliva, per esempio, era ritenuta dotata di capacitร curative (cf. anche Gv 9,6, quando Gesรน sputa per terra, impasta del fango con la saliva e la spalma sugli occhi dellโuomo cieco dalla nascita). In ogni caso, questa gestualitร , con tutta probabilitร , ha influenzato il rito battesimale dellโapertura delle orecchie che troviamo attestato in epoca assai antica sia a Milano che a Roma e che avveniva prima della โrinuncia a Satanaโ e comportava la pronuncia dellโEffatร , โApritiโ. Marco ci tiene a sottolineare che Gesรน pronuncia questa parola in aramaico, nella sua lingua madre. ร come se lโevangelista volesse dire che, emettendo gemiti (ingemuit: Mc 7,34), Gesรน si esprime in modo inarticolato, come il sordo balbuziente, e poi, parlando nella sua lingua madre, esprime se stesso in veritร e profonditร , affinchรฉ lโincontro tra i due avvenga in pienezza e veritร , nel radicale rispetto di ciascuno. Ma certo, lโindicazione del linguaggio del gemito e gli occhi levati al cielo, indicano che Gesรน sta pregando e si sta rivolgendo a Dio con quel linguaggio di โgemiti inesprimibiliโ (Rm 8,26) che รจ proprio dello Spirito.
A questo punto segue la piena guarigione dellโuomo (Mc 7,35). E Gesรน impone il silenzio su quanto avvenuto. Dopo aver operato perchรฉ il balbuziente ritrovi la piena capacitร di parola, ecco che, paradossalmente, e quasi in modo contraddittorio, Gesรน proibisce di narrare quanto avvenuto. โMa piรน egli lo proibiva, piรน essi lo proclamavanoโ (Mc 7,36). Marco utilizza il verbo tecnico dellโannuncio evangelico (kerรฝssein) e sembra voler dire che tale รจ la potenza dellโevangelo, che qui si รจ manifestato nella guarigione di questโuomo, che non vi sono argini o interdetti che possano contenerlo. ร come il vino nuovo che, versato in otri vecchi, li fa esplodere e tracima (Mc 2,22). Ed ecco infine il commento della folla: โHa fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i mutiโ (Mc 7,37). Uno solo รจ guarito, ma lโacclamazione della folla universalizza il gesto di Gesรน parlando di muti e sordi al plurale (cf. Mc 7,37). Lโesperienza di Dio conosciuta da qualcuno una volta nella storia puรฒ essere confessata nella sua estensione universale e nella sua dimensione di eternitร nellโazione di grazie, e massimamente nella celebrazione liturgica (cf. il Salmo 136).
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



