Che Gesรน conosco?
Lโinizio del cammino di Gesรน รจ stato segnato dallโevangelista Marco con uno spostamento geografico da Nazaret al Giordano: โGesรน venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanniโ (Mc 1,9). Attraverso continui movimenti che ci mostrano Gesรน sempre in itinere, che va, cammina, passa, parte, giunge, esce, entra, si ritira, toccando anche il paese non ebraico della Decapoli (Mc 5,1-20), ora, come ci dice la pericope odierna di vangelo, Gesรน ritorna al punto di partenza, alla sua patria, a Nazaret: โ(Gesรน) partรฌ di lร e venne nella sua patriaโ (Mc 6,1). ร come se un cerchio si chiudesse. Da Nazaret a Nazaret. Ma si tratta di un ritorno deludente, che lascia Gesรน stupito e amareggiato: โSi meravigliava della loro incredulitร โ (Mc 6,6). In questo cammino Gesรน รจ ormai accompagnato dal gruppo dei discepoli che sono alla sua sequela: โi suoi discepoli lo seguironoโ (Mc 6,1). Tuttavia nellโepisodio che avviene a Nazaret essi non compaiono mai in scena. Non abbiamo che Gesรน, solo, confrontato con i suoi concittadini. Nei vv. 2-3 lโevangelista riporta la reazione dei concittadini di Gesรน alla sua persona e alla sua predicazione, mentre nei vv. 4-6 narra, potremmo dire, la lezione che Gesรน trae da tale reazione.
Lโantefatto da cui parte tutta lโazione รจ che Gesรน, in giorno di sabato, si mette a insegnare in sinagoga (Mc 6,2). Marco ha giร annotato che di sabato Gesรน insegna in sinagoga e libera un uomo da uno spirito impuro che lo tormentava (Mc 1,21-28) e sempre di sabato, in sinagoga, compie un gesto di potenza, la guarigione di un uomo dalla mano paralizzata (Mc 3,1-6). E sempre Marco registra le reazioni di stupore meravigliato (Mc 1,27) o di aperta opposizione (Mc 3,6) suscitate da Gesรน. Come spesso nel primo vangelo, Marco non specifica il contenuto dellโinsegnamento di Gesรน ma, in estrema sintesi Gesรน, quando insegna, sempre annuncia il Regno di Dio e lโesigenza della conversione (cf. Mc 1,15). E che questo insegnamento sia percepito come particolarmente forte e autorevole da parte dei presenti รจ espresso dalla loro reazione di stupore: restano colpiti, quelle parole non li lasciano indifferenti e li porterebbero a prendere una posizione a schierarsi. Ma lโesito di quello stupore sembra piuttosto quello di un difendersi dal prendere posizione, dal lasciarsi interpellare e affascinare dal nuovo e dal potente che sentono in Gesรน. Pongono domande, ma non sempre le domande sono apertura al nuovo, sono segno di ricerca e di interesse, di quella curiositร che รจ passione per lโumano. Qui le domande sono una misura di difesa, una protezione. Agiscono come uno scudo. I concittadini di Gesรน si ritirano nel loro guscio, si proteggono ritraendosi nel loro carapace. La forza e la sapienza che sentono in Gesรน, che รจ uno di loro, che รจ nato in mezzo a loro, mette in discussione anche loro. Come mai un esito esistenziale cosรฌ diverso in uno che ha condiviso il loro passato, la loro origine? Da dove questa diversitร ? Questa alteritร ? La domanda che essi pongono: โDa dove?โ (Mc 6,2: โDa dove gli vengono queste cose?โ) รจ significativa: Gesรน spiazza, rompe lโomologazione, lโuniformitร dei Nazaretani e questo viene sentito come insopportabile. In certo modo, il giudizio degli abitanti di Nazaret non รจ lontano da ciรฒ che fu pronunciato da quel Natanaele che era originario di Cana di Galilea (Gv 21,2): โDa Nazaret puรฒ mai venire qualcosa di buono?โ (Gv 1,46).
In particolare suscita diffidenza la sua sapienza. ร la sapienza che traspare dal suo parlare, dal suo insegnamento. Questa non viene negata, ma non ci si capacita della sua presenza: da dove mai puรฒ essere saltata fuori? ร come se i concittadini di Gesรน riducessero il sapere di Gesรน al loro sapere. E in questo modo si autorizzassero a misconoscerlo, a โfare come se nonโ. Analogamente, vengono posti in discussione i โgesti di potenzaโ (dynรกmeis, virtutes: Mc 6,2) operati dalle sue mani. O meglio, non se ne nega la realtร , ma si resta scettici di fronte ad essi perchรฉ la conoscenza che essi hanno di Gesรน, una conoscenza innegabile, autentica, verificabile, suffragata dallโadesione alla realtร e ai fatti, non contempla un tale esito. Le domande che essi pongono a ripetizione indicano che Gesรน stesso per loro รจ ormai un interrogativo. Ma poichรฉ questo interrogativo riverbererebbe la sua ombra anche su di loro, essi preferiscono allontanarlo da sรฉ. Certo, nellโintenzione dellโevangelista, le domande che essi pongono si rivolgono anche al lettore del vangelo, il quale trova la risposta nella sequenza narrativa del vangelo e sa che tutto questo proviene a Gesรน dallo Spirito santo che si รจ posato su di lui al battesimo nel Giordano (Mc 1,9-11). Sapienza e gesti di potenza, profezia e capacitร di cura e guarigione vengono a Gesรน dallo Spirito di Dio. Il v. 3 esprime il fondamento dello scetticismo dei concittadini di Gesรน: di Gesรน sanno che รจ il falegname, di lui conoscono la famiglia, la madre, i fratelli e le sorelle, la parentela. La conoscenza che essi vantano di Gesรน รจ autentica, anzi, diretta: di lui sanno e conoscono ciรฒ che tanti altri non possono conoscere. Ma una persona รจ ben piรน del mestiere che svolge e dei suoi stessi famigliari. Questa conoscenza, che i Nazaretani usano in modo svalutativo, svolge per loro una funzione liberatoria: il loro distanziarsi da Gesรน e non farsene interpellare รจ fondato su dati inequivocabili e che nessuno al mondo puรฒ mettere in dubbio. Ecco dunque che essi โsi scandalizzavano di luiโ (Mc 6,3). Se Gesรน puรฒ affascinare e spingere alcuni a lasciare tutto (lavoro, possedimenti e famiglia: Mc 1,16-20; 2,13-14; 10,29) per seguirlo, davanti a lui si puรฒ anche restare scandalizzati, alzare le spalle e andarsene. La domanda che emerge con forza dal nostro brano รจ dunque: chi รจ Gesรน? Che cosa vuol dire conoscerlo? Cโรจ una conoscenza di Gesรน che รจ ostacolo, trappola (โscandaloโ, appunto), e non aiuto per incontrarlo. Il rischio, del singolo credente, della chiesa nel suo insieme, di un gruppo o di una comunitร cristiana, รจ di fare di Gesรน la proiezione dei propri sogni, il vuoto contenitore dei propri desiderata, di imprigionarlo allโinterno delle proprie immagini. Un Gesรน che mi riflette e mi conferma, invece di inquietarmi e di spingermi a conversione, a un cambiamento; un Gesรน-specchio che inevitabilmente deforma lโunicitร e lโirriducibilitร di Gesรน stesso. Un Gesรน a mia misura, che io avvicino (rendo simile) a me, invece di cercare io di avvicinarmi (assomigliare) a lui. Un Gesรน a mia immagine e a mia somiglianza. Un Gesรน idolo, non il Gesรน rivelato. Un Gesรน asservito a me, non piรน il Signore. Un Gesรน che io riduco alle mie misure e che non mi chiama piรน a conversione. Per incontrare Gesรน, o lasciarsene incontrare, occorre il salto della fede, il rischio della fede. Solo cosรฌ si puรฒ accedere allo straordinario che Dio ha compiuto in lui. Paradossalmente dunque, la conoscenza che i Nazaretani hanno di Gesรน, non aiuta per nulla lโunica cosa importante e salvifica: lโadesione a Gesรน e la sua sequela. Si tratta di una conoscenza alla maniera umana, โsecondo la carneโ (2Cor 5,16).
Gesรน trae le conseguenze di tale reazione e si comprende come profeta disprezzato (Mc 6,4) e medico ridotto allโimpotenza (Mc 6,5). Il profeta rischia di non trovare accoglienza โnella sua patriaโ, โtra i suoi parentiโ e โin casa suaโ. Il profeta viene assimilato a uno straniero: egli parla una lingua altra, parla la parola di Dio, ed รจ mandato da Dio, viene da Dio. Il IV vangelo direbbe che Gesรน viene dallโalto, da Dio, dal cielo. Le due domande che si pongono di fronte a uno straniero: โDa dove vieni? Che lingua parli?โ, sono le domande che si pongono di fronte a un profeta. Il profeta vive una dimensione di stranieritร . Non รจ forse questa lโesperienza dei profeti veterotestamentari, inviati a un popolo, il loro popolo, che spesso li misconosceva e li respingeva?
Se poi altrove Gesรน ha affermato la potenza della fede (Mc 11,23) e che โtutto รจ possibile per chi credeโ (Mc 9,23), qui Gesรน afferma anche la potenza dellโincredulitร : โNon poteva compiere alcun prodigio (โgesto di potenzaโ, dรฝnamin) โฆ E si meravigliava della loro incredulitร โ (Mc 6,5-6). Nei vangeli la struttura delle guarigioni รจ sempre dialogica. Essa richiede una sorta di alleanza tra medico e paziente, tra Gesรน e malato e avviene nella sinergia tra la potenza di Gesรน e la fede del malato. Qui a Nazaret, invece, Gesรน viene ridotto allโimpotenza. La persona di Gesรน trascende la conoscenza troppo materiale che ne hanno i suoi concittadini, la quale diviene ostacolo alla loro fede. Ma anche i credenti nella storia sono sottomessi al rischio di una conoscenza inadeguata e insufficiente di Gesรน, una conoscenza che si rivela essere di ostacolo e non di aiuto alla fede. Come i concittadini di Gesรน, anche noi credenti abbiamo giร una certa conoscenza di Gesรน, ma restiamo sempre esposti alla tentazione di ridurre il mistero del Signore alla parzialitร della nostra conoscenza. Rischiamo di rimpicciolirlo alle nostre dimensioni, di omologarlo al nostro sentire, di asservirlo al nostro pensare, di conculcarne la libertร nei limiti angusti delle nostre idee, di renderlo equivalente simbolico dei nostri valori. Vanificando cosรฌ lโevangelo, dissolvendo la potenza della parola evangelica. O, se vogliamo, costringendo Gesรน allโimpotenza: โE non potรฉ (ouk edรฝnato) fare lร alcun gesto di potenza (dรฝnamin)โ (Mc 6,5). Ridotto allโimpotenza, Gesรน non รจ piรน il Signore.
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A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del: Monastero di Bose



