Come pregare
La preghiera รจ il mistero che riceve luce dalle pagine di Genesi (Gen 18,20-21.23-32) e di Luca (Lc 11,1-13). In particolare viene sottolineata la modalitร della preghiera. Genesi presenta una preghiera di intercessione e la mostra come ostinata, capace di ricominciare sempre da capo. Essa รจ anche una lotta tra uomo e Dio, un faticoso incontrarsi tra richieste dellโorante e libertร di Dio. La preghiera esige coraggio, capacitร di resistenza, di non scoraggiarsi, esige parresia, cioรจ franchezza, libertร , audacia. Anche Gesรน, nel suo insegnamento sulla preghiera, sottolinea gli aspetti di perseveranza e insistenza: nella preghiera si tratta di bussare, chiedere, cercare. Certi che il dono veramente necessario, il dono dello Spirito, non sarร negato a chi lo invoca (cf. Lc 11,13).
La prima lettura presenta la figura di Abramo. La cui fede si esprime anche nella preghiera: egli รจ padre nella fede e nella preghiera. Il cammino che il Signore lo invita a percorrere (โVaโโ: Gen 12,1) non รจ solo esteriore e spaziale, ma anche interiore (โVaโ verso te stessoโ: Gen 12,1) e temporale. Lโorante รจ โlโerrante del tempoโ (Pierre-Jean Labarriรจre). La vocazione di Abramo lo chiama a divenire benedizione per โtutte le famiglie della terraโ (Gen 12,3), ma poichรฉ รจ in lui che esse saranno benedette (โin te si diranno benedetteโ: Gen 12,3), Abramo si fa, in certo modo, loro dimora, loro luogo, le porta in sรฉ con lโintercessione, e cosรฌ avviene nella sua preghiera per Sodoma e Gomorra.
E quasi a mostrare lโintrinsecitร diย intercessione e ospitalitร , il narratore lega lโepisodio della preghiera per le due cittร allโaccoglienza concessa da Abramo ai tre uomini che lo visitano nellโora piรน calda del giorno (Gen 18,1-16). Subito Abramo appare come โlโintimo di Dioโ, colui che Dio definisce โmio amicoโ (Is 41,8). E un amico non puรฒ tener nascosto al suo amico ciรฒ che ha in cuore: โPosso io tenere nascosto ad Abramo ciรฒ che sto per fare?โ (Gen 18,17). Cosรฌ come un amico non puรฒ esimersi dallโalzarsi anche nel pieno della notte per dare dei pani a un amico che bussa alla sua porta (cf. Lc 11,5-8). Il โdebito di amiciziaโ porta dunque Dio ad aprire il proprio cuore davanti ad Abramo (Gen 18,20-21).
Lo svolgimento del racconto presenta le movenze del processo giudiziario. Unโaccusa viene rivolta al giudice: un grido di dolore che chiede giustizia sale a Dio da Sodoma e Gomorra. Dio allora, che รจ โil giudice di tutta la terraโ (Gen 18,25), decide di fare unโinchiesta e informarsi personalmente della veritร dei fatti e delle accuse (โVoglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui รจ giunto il grido fino a meโ: Gen 18,21; cf. Dt 17,4). Ma prima il giudice deve ascoltare lโavvocato difensore, il cui ruolo, nel nostro testo, รจ svolto da Abramo. Un avvocato che non esiterร nella prima parte del suo intervento (ilย confrontoย espresso nei vv. 23-25) a mettere alle strette Dio con domande e affermazioni incalzanti che sfociano in un aperto rimprovero che รจ anche memoria di come devโessere il comportamento di Dio.
Lโintervento di Abramo รจ preceduto da unโosservazione circa la postura di Abramo. Questa annotazione si trova nel v. 22, saltato dalla pericope liturgica. Lรฌ si dice che Abramo โstava in piedi (nei LXX:ย estekรฒs) davanti al Signoreโ. Lโimmagine รจ quella di un supplice che perora una causa davanti a chi ha potere di esaudire la richiesta. Possiamo pensare al pubblicano al Tempio che non ha nulla da offrire a Dio e che, da lontano, sta in piedi (estรฒs) rimettendosi umilmente a Dio. La postura di Abramo รจ del tutto convenzionale. Tuttavia qui siamo di fronte a uno di quegli interventi chiamati โcorrezioni degli scribiโ con cui gli antichi copisti dei manoscritti hanno modificato il testo (indicando per altro tale modifica) che avevano davanti giudicandone inaccettabili le implicazioni teologiche. Per farla breve: il testo piรน antico diceva che โil Signore stava in piedi davanti ad Abramoโ e dunque poneva il Signore nella situazione di inferioritร rispetto ad Abramo, โcome a suggerire che Abramo fosse ilย senior partnerย dellโinterazione e YHWH il supplice deferenteโ (Walter Brueggemann). Ora, facendo un passo indietro, prima dellโintervento โnormalizzanteโ degli scribi, possiamo cogliere unโindicazione importante circa la postura della preghiera.
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Di fronte alla prospettiva che Dio castighi indiscriminatamente tutti gli abitanti di una cittร , senza distinguere tra giusti ed empi, Abramo esprime lโindignazione, lo sconcerto, lo scandalo. E con audacia rimprovera Dio: โForse il giudice di tutta la terra non praticherร la giustizia?โ (Gen 18,25). Abramo esprime il suo sdegno con unโespressione accorata e drammatica, ripetuta due volte, il cui significato รจ molto piรน duro del banale โlontano da teโ (Gen 18, 25) della traduzione CEI. Il senso รจ piรน grave e significa che Dio stesso cadrebbe nellโimpuritร , nella profanazione: โsarebbe contaminante per teโ (in ebraico:ย chalilah lak). Lโindistinzione tra giusto ed empio (โDavvero sterminerai il giusto con lโempio?โ: Gen 18,23) significherebbe lโempietร di Dio, la sua ingiustizia, la sua impuritร . ร come se Abramo richiamasse Dio a un comportamento etico: la natura รจ indifferente allโuomo e un terremoto non si fa problemi di distruggere in un istante intere cittร inghiottendo giusti e malvagi. Ma il comportamento di Dio non puรฒ essere mosso da simile cecitร e indifferenza.
La preghiera viene qui colta come possibilitร di intervento presso Dio e anche come audace correttivo dellโagire di Dio. Dopo questo posizionamento audace, Abramo, lโintercessore โ che non mette mai in dubbio lโautoritร di governo e il potere di intervento del Signore โ inizia la fase del negoziato (vv. 26-32). Si tratta di una contrattazione simile a quelle che avvengono in Oriente neiย sukย e neiย bazarย tra acquirente e venditore. Abramo aveva inserito nel suo discorso la prospettiva del perdono (v. 24) a tutta la cittร in nome dei cinquanta giusti che vi si fossero trovati. E Dio accede al pensiero di Abramo (โSe a Sodoma troverรฒ cinquanta giusti nellโambito della cittร , per riguardo a loro perdonerรฒ a tutto quel luogoโ: v. 26). A questo punto perรฒ รจ come se Abramo vacillasse nella fiducia che si possano trovare cinquanta giusti e, previe continue professioni di umiltร (vv. 27.30.31.32), conduce Dio ad abbassare il numero fino a dieci. Ci si puรฒ chiedere se Abramo non avrebbe dovuto spingersi oltre e osare di piรน. Credo che sarebbe stato inutile. Geremia cercherร se in Gerusalemme vi sia โun solo uomo che pratichi il dirittoโ (Ger 5,1) e sia giusto, ma non ce nโerano. E nel nostro testo non si dice affatto che Lot e la sua famiglia fossero giusti.
Del resto, in ogni uomo abitano giustizia e ingiustizia. La preghiera di Abramo dunque non salva Sodoma e Gomorra che furono sepolte sotto la pioggia di zolfo e fuoco proveniente dal Signore (Gen 19,24). Tuttavia, per riguardo ad Abramo, Dio salvรฒ Lot e la sua famiglia (Gen 19,29). Che cosa resta? Resta la fede di Abramo, la sua audacia che sconfina nellโirriverenza nei confronti di Dio. Resta una preghiera che esprime un atteggiamento di tale libertร e di confidenza cosรฌ profonda da non doversi riparare dietro falsi pudori e toni edulcorati. Mi piace immaginare che la sfrontatezza della preghiera di Abramo abbia incontrato il compiacimento di Dio, cosรฌ come Dio gradรฌ le parole veementi e perfino blasfeme di Giobbe a preferenza di quelle teologicamente corrette dei suoi amici (cf. Gb 42,8). Resta una preghiera che esprime una fede capace di vincere Dio.
Dal testo evangelico traggo una sola indicazione. I discepoli chiedono a Gesรน di insegnare loro a pregare come anche Giovanni ha fatto con i suoi discepoli (Lc 11,1). Dunque, a pregare si impara: la preghiera puรฒ essere trasmessa. E si impara vedendo e ascoltando chi prega. La formulazione lucana della preghiera che lโevangelista Matteo ci ha trasmesso come โPadre nostroโ, รจ assai diversa da quella del primo evangelista. Il che mostra che tale preghiera piรน ancora che formula da ripetere a memoria, รจ un canovaccio della preghiera cristiana, e presenta il dinamismo umano e spirituale in cui entrare per poter veramente pregare.ย La preghiera รจ vita filiale davanti a Dio chiamato e sentito come โPadreโ.
E qui emerge unโistanza decisiva per il futuro della fede. La possiamo formulare grazie a una domanda brutale: cosa ci sta a fare una comunitร cristiana? A introdurre sempre piรน in profonditร i battezzati nella vita di relazione con Dio Padre, per mezzo del Figlio Gesรน Cristo, nello Spirito santo. Questo implica che prioritร della chiesa (che implica il tralasciare altre attivitร non essenziali per quanto โbuoneโ), di ogni comunitร cristiana, sia il fornire strumenti che aiutino il credente a crescere in tale relazione grazie alla quale soltanto la fede avrร un futuro. La prioritร รจ trasmettere lโarte della vita spirituale: insegnare a pregare; a conoscere Gesรน, il Signore, a partire dalla testimonianza scritturistica, evangelica in specie; introdurre al discernimento, alla lotta spirituale, alla necessaria ascesi, alla vita liturgica. Potremmo continuare, ma lโarte di pregare, di relazionarsi a Dio come a un โtuโ, รจ passo fondamentale e irrinunciabile di una chiesa che voglia adempiere il proprio mandato missionario (cf. Mt 18,19-20) e non voglia tradire la propria maternitร . Inutile fare tante cose nella chiesa se ci si dimentica di insegnare a pregare.
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Per gentile concessione del Monastero di Bose
