La carne umana in Dio
Se lโIncarnazione dice che Dio abita la terra e il corpo dellโuomo, lโAscensione afferma che la carne umana รจ in Dio e la terra abita i cieli. โColui che disceseโ โ dice Paolo โ โรจ lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tuttoโ (Ef 4,10), per colmare la distanza fra cielo e terra. Eppure proprio il testo evangelico di Matteo, che evoca la pienezza e la totalitร del potere del Risorto in cielo e in terra e della presenza del Cristo con i suoi fino alla fine del mondo, tutti i giorni, svela anche le mancanze, le carenze della fede, le aporie della comunitร cristiana, le distanze fra il credente e il Risorto.
La pagina evangelica di questa solennitร dellโAscensione nellโannata liturgica A รจ costituita dalla finale del vangelo di Matteo. Pochi versetti che rappresentano una sintesi teologica dellโintero primo vangelo, una chiave ermeneutica a partire dalla quale si puรฒ rileggere lโintera narrazione. Gesรน appare come il Signore, il Kyrios, della chiesa, a cui va lโadorazione dei discepoli. Gesรน risorto e assiso alla destra del Padre รจ la Shekinah di Dio nella storia, cioรจ la sua presenza insieme e accanto ai suoi. Non รจ questa forse lโestensione a ogni spazio e a ogni tempo del nome dellโEmmanuele, โche significa Dio con noiโ (Mt 1,23)? La presenza di Cristo non dimora forse lร dove due o tre sono riuniti nel suo nome (Mt 18,20)? La chiesa ha una missione universale che svolgerร essenzialmente battezzando e insegnando (Mt 28,19). Destinataria di una missione cosรฌ impegnativa, la chiesa resta pur sempre una realtร segnata da fragilitร e poca fede. Questa รจ la realtร dei discepoli di Gesรน, ma anche dei credenti nella storia e della chiesa di sempre.
Il vangelo presenta i discepoli che, in obbedienza alle parole del Risorto trasmesse loro dalle donne, si sono recati in Galilea: โAndate ad annunciare ai miei discepoli che vadano in Galilea: lร mi vedrannoโ (Mt 28,10). Lรฌ, di fronte al Risorto, si prostrano e adorano. Ma la fede che spinge allโadorazione si mescola al dubbio (Mt 28,17). Si tratta di qualcuno che dubita mentre altri no, o di una compresenza in ciascuno di fede e dubbio? Non si puรฒ escludere la possibilitร di tradurre โVedendolo si prostrano, ma restavano dubbiosiโ. Del resto questa รจ la condizione consueta dei credenti, che conoscono nella loro reale esperienza di fede la coabitazione del credere con il dubitare. La qual cosa non va intesa solamente in senso negativo, ma anche come indizio del fatto che la fede non รจ un atto totalitario, ma di libertร , che genera una pratica non assolutistica o fanatica, ma mite e dialogica. La fede non รจ esente dal dubbio e il dubbio di fede non รจ necessariamente e sempre negativo. La fede cristiana non si impone come certezza irrefutabile, ma si offre alla scelta e alla libera risposta umana. Non che la fede non conosca la dimensione della certezza, ma la certezza della fede รจ di altro ordine rispetto a una certezza di tipo razionale. Il sapere proprio della fede รจ il sapere della fiducia, dellโaffidamento, e non ha nulla a che fare con una polizza assicurativa o con un sistema di prevenzione per evitare le alee del futuro. Il credente, poi, non รจ un detentore della veritร , ma ne resta sempre un cercatore, anche se questa veritร egli la conosce e la confessa. Poichรฉ questa veritร รจ Cristo stesso, essa non potrร mai essere posseduta. Eventualmente, nella veritร ci si รจ, ma non la si ha. Piรน che la negazione della fede, allora il dubbio puรฒ essere colto come inerente la struttura stessa della fede nel Dio che si รจ rivelato nellโumanitร mite e umile di Gesรน di Nazaret (cf. Mt 11,29).
Inoltre il Risorto comanda ai discepoli di andare ovunque, presso tutte le genti, comando, questo, che resta non attuato nel vangelo. Il vangelo secondo Matteo si chiude dunque con una parola del Risorto che esce dalle pagine e raggiunge e interpella le vite dei credenti e delle comunitร cristiane nella storia. Il Gesรน che aveva inviato i discepoli in missione volendoli come chiesa povera (โNon procuratevi oro, nรฉ argento nรฉ denaro nelle vostre cinture, nรฉ sacca da viaggio, nรฉ due tuniche, nรฉ sandali, nรฉ bastoneโ: Mt 10,9-10), ora รจ il Risorto che invia discepoli che sono una povera chiesa: รจ una comunitร di poveri uomini – Undici, non piรน Dodici, una comunitร monca che ha conosciuto lโabbandono e anche la fine tragica di uno di loro, Giuda, che secondo lโevangelista Matteo, si รจ dato la morte (Mt 27,3-10) -; รจ una comunitร di poveri credenti. Il vangelo di Matteo, il grande vangelo ecclesiale, si conclude su questa immagine di povera chiesa formata da poveri uomini e poveri credenti. E ci autorizza a estendere a livello ecclesiale lโimmagine del vaso di argilla che porta in sรฉ il tesoro prezioso del vangelo: non solo il corpo del singolo credente, ma anche il corpo ecclesiale, ogni corpo comunitario, รจ vaso fragile depositario di un dono che lo eccede (2Cor 4,7).
Il comando del Risorto ai discepoli di battezzare le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, รจ anche il mandato perenne che il Signore dร alla sua chiesa: e non si tratta semplicemente di attuare un rito, ma di introdurre gli uomini nella relazione con Dio Padre per mezzo del Figlio Gesรน Cristo nello Spirito santo. Questo il senso dellโesserci della chiesa: far conoscere la vita divina e introdurre in essa ogni essere umano. Altri compiti e mandati che la chiesa svolge occorre che siano passati al vaglio del vangelo perchรฉ non รจ detto che discendano da esso. Quindi, il Risorto invia i suoi a fare discepole le genti insegnando ciรฒ lui stesso ha comandato loro. Insegnare significa fare segno (in-signare), dare simboli e chiavi ermeneutiche della realtร . Insegnante credibile รจ colui che vive in prima persona ciรฒ che insegna e che vive di ciรฒ che insegna. O almeno, cerca di farlo. La figura di maestro che il Vangelo costruisce, sulla scia di Gesรน di Nazaret che รจ al tempo stesso insegnante e insegnamento, รจ anche quella di un testimone: non si puรฒ insegnare il Vangelo senza viverlo. Il Vangelo, infatti, รจ il comando lasciato dal Signore ai suoi: โInsegnate โฆ tutto ciรฒ che ho comandato a voiโ (Mt 28,20).
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Il mandato di insegnare e fare discepole le genti รจ un compito generante e significa educare alla fede, trasmettere la fede, esercitare un compito di paternitร che introduca lโuomo alla relazione con Dio. Questo il compito della chiesa nella storia โfino alla fine del mondoโ (Mt 28,20). Compito che la chiesa puรฒ assolvere se si affida alla promessa del Risorto: โIo sono con voi fino alla fine del mondoโ. Queste parole non sono una garanzia, ma una promessa: e a una promessa ci si affida, senza altre garanzie che lโaffidabilitร di colui che ha parlato. Il quale, promettendo, ha promesso se stesso, la sua presenza. Inoltre, quelle parole โIo sono con voiโ devono essere lasciate in bocca al Signore: sono completamente stravolte se poste sulla bocca di uomini che dicono: โDio รจ con noiโ. Questa non รจ piรน la promessa di un Altro a cui ci si affida ogni giorno con umiltร , timore e tremore, ma affermazione umana che fonda una pratica violenta e impositiva, arrogante e aggressiva. Le parole โIo sono con voiโ stanno nello spazio della fede e della speranza, le parole โDio รจ con noiโ stanno nello spazio della certezza e del sapere (e nascondono illusione e menzogna): se le prime aprono il futuro (โfino alla fine del mondoโ), le seconde lo chiudono irrimediabilmente. Trasmettere la fede รจ dunque anche donare speranza.
Condizione necessaria per adempiere il mandato missionario del Risorto, รจ di essere liberati da ogni forma e volontร di potere. La missione avviene non contando su un proprio potere, ma sul fatto che con la resurrezione ogni potere รจ stato dato (da Dio) a Cristo: โA me รจ stato dato ogni potere in cielo e in terra: andati, dunque, fate discepole โฆโ. ร questa liberazione dal potere, dallโavere potere sulle persone e sulle realtร (in terra) e magari su Dio (in cielo), che fonda la possibilitร della feconditร della missione dei discepoli. Cosรฌ come lo รจ lโinsegnare solo ciรฒ che Gesรน ha comandato, lโessere cioรจ liberati dal voler imporre o predicare la propria parola.
Le parole del Risorto chiedono a quei poveri uomini e poveri credenti che sono i discepoli di diventare uomini e credenti poveri, poveri in spirito. A diventare cosรฌ semplici ed essenziali da saper ospitare in sรฉ la pienezza della presenza del Risorto, a decentrarsi dal loro io per far spazio allโIo del Risorto e alla sua promessa: โIo sono con voi ogni giornoโ. Le parole del Risorto: โAndati, dunque, fate discepole (matheteusate) tutte le gentiโ riecheggiano quelle di Gesรน che disse: โAndati, dunque, imparate (mathete) che significa โVoglio misericordia, non sacrificioโโ. Liberati da ogni volontร di potere essi potranno essere abitati dalla forza rigenerante della misericordia che รจ la volontร del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Forza che fa rinascere chi vi รจ immerso alla coscienza di essere figlio di Dio, da lui amato e riconosciuto. Sรฌ, Misericordia รจ il nome unico del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Il nome in cui essere battezzati, immersi, perchรฉ la nostra povera umanitร divenga umanitร povera, cioรจ vera, ricca della sua irriducibile unicitร .
A cura di Luciano Manicardi – Fonte
