Potenza di una promessa
Gesรน, che โรจ stato assunto fino al cieloโ (At 1,11), che il Padre โfece sedere alla sua destra nei cieliโ (Ef 1,20) e che da Dio ha ricevuto โogni potere in cielo e in terraโ (Mt 28,18), fa della sua assenza fisica una presenza invisibile, una compagnia nei confronti dei suoi discepoli: โIo sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondoโ (Mt 28,20). Lโesito del dono della vita per i suoi amici, gli uomini, รจ lโessere con loro per sempre, in modo misterioso, ma reale.
โLร dove ci ha preceduto la gloria del capo, รจ chiamata altresรฌ la speranza del corpoโ, afferma Leone Magno a proposito dellโAscensione (Sermo 73,4). E la seconda lettura (Ef 1,17-23) parla espressamente della speranza dischiusa dalla vocazione cristiana, dal Cristo risorto e asceso al cielo (cf. Ef 1,18); speranza escatologica, ma che inserisce pienamente nella storia i cristiani chiamandoli alla testimonianza in forza dello Spirito santo (I lettura: At 1,1-11); speranza retta dalla vicinanza e dalla compagnia del Risorto nei confronti dei discepoli che si vedono cosรฌ sostenuti nel loro impegno quotidiano di servizio al vangelo (Mt 28,16-20).
Il brano evangelico di questa domenica รจ costituito dalla chiusa del primo vangelo. Ora, il vangelo secondo Luca termina mostrando i discepoli che al tempio lodano e benedicono Dio (Lc 24,53): il vangelo di Matteo ci mostra discepoli che accompagnano il gesto di adorazione al dubbio di fede, si prostrano dubitando in cuor loro (Mt 28,17). Il vangelo di Marco si conclude con lโannotazione che i discepoli predicarono dappertutto (Mc 16,20): quello di Matteo finisce ricordando il comando del Risorto ai discepoli di andare ovunque (Mt 28,19), comando che resta inattuato. Cosรฌ, la celebrazione dellโAscensione, non ci porta tanto a contemplare le glorie celesti, ma a considerare la realtร povera e inadeguata della chiesa e dei credenti. Lo stesso inizio del brano evangelico ci pone di fronte alla comunitร del Signore presentandocela monca: โGli undici discepoliโ. ร la prima e unica volta che in Matteo il gruppo dei discepoli รจ chiamato โgli undiciโ.
Il gruppo scelto e costituito da Gesรน era di dodici (Mt 10,1.2.5; 11,1; 20,17; 26,14.20), e a loro Gesรน aveva solennemente promesso: โVoi sederete su dodici troni per giudicare le dodici tribรน dโIsraeleโ (Mt 19,28). La giร piccola comunitร di Gesรน รจ monca, รจ priva di uno dei suoi membri, di uno dei fratelli. E questa assenza non fa in veritร che visibilizzare lโinfedeltร di tutti gli altri fratelli, la loro incostanza, la loro incapacitร di seguire Gesรน fino alla croce. Secondo Matteo, nessuno dei discepoli andรฒ alla tomba di Gesรน. Solo alcune donne. ร una comunitร ferita, anzi traumatizzata. Ha conosciuto lo scandalo del tradimento di Giuda e anche la sua tragica e sconvolgente fine che Matteo ricorda: Giuda morรฌ suicida.
Dopo essersi reso conto di quanto aveva commesso consegnando Gesรน per denaro, riconosciuto il proprio peccato, Giuda, preso da rimorso, โgettate le monete dโargento nel tempio, si allontanรฒ e andรฒ a impiccarsiโ (Mt 27,5). E questo avvenne poco prima che Gesรน stesso, il maestro e la guida della piccola comunitร , venisse arrestato, processato, condannato a morte e crocifisso. Un seguito di eventi sconvolgenti, annichilenti e sfiancanti per la povera comunitร di Gesรน. Matteo ci pone di fronte a una comunitร scossa, vacillante, incerta, minata nella fiducia reciproca, talmente sorpresa dagli eventi che si sono succeduti con ritmo
incalzante negli ultimi momenti della vita di Gesรน, che non fatichiamo a immaginarcela esitante, smarrita, dubbiosa. Prossima forse allo sbandamento e allo scioglimento. Al momento dellโarresto del loro maestro, โtutti i discepoli abbandonarono Gesรน e fuggironoโ (Mt 26,56), Pietro addirittura lo rinnegรฒ apertamente imprecando e spergiurando, con parole violente, tanto piรน urlate quanto piรน erano menzognere e disperate: โPietro cominciรฒ a imprecare e a giurare: โNon conosco quell’uomoโโ (Mt 26,74). Ecco gli Undici. Un gruppo smarrito e spaventato, che deve fare i conti con ferite profonde lasciate da un passato che non potrร passare rapidamente, ma che conoscerร strascichi e rigurgiti per chissร quanto tempo. Tuttavia, una cosa i discepoli la sanno ancora fare. Una sola.
Ma รจ la cosa essenziale. Ricordano la parola che Gesรน aveva loro detto e le obbediscono: โAndarono in Galilea sul monte che Gesรน aveva loro indicatoโ (Mt 28,16). Gesรน lโaveva detto loro subito dopo aver annunciato che si sarebbero scandalizzati di lui e avrebbero conosciuto la dispersione: โSta scritto: Percuoterรฒ il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma, dopo che sarรฒ risorto, vi precederรฒ in Galileaโ (Mt 26,31-32). Gesรน risorto lo aveva ripetuto alle donne che si erano recate al sepolcro: โAndate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: lร mi vedrannoโ (Mt 28,10). Sรฌ, siamo di fronte a una povera comunitร , una comunitร ferita, su cui il peso del passato, dei vissuti personali, ha lasciato tracce pesanti e cicatrici difficilmente rimarginabili.
E tuttavia, le parole delle donne (che โcorsero a dare lโannuncio ai discepoliโ: Mt 28,8), hanno risvegliato nei discepoli la memoria delle parole che Gesรน stesso aveva detto loro subito dopo lโultima cena. E ora essi, la cui poca fede รจ anche smemoratezza, dimenticanza delle parole del Signore, mentre ricordano le parole del Signore riannodano i fili della loro vicenda di sequela di Gesรน e obbediscono al comando mediato dalle donne e si recano in Galilea. Ciรฒ che era avvenuto individualmente per Pietro quando, dopo il triplice rinnegamento, si ricordรฒ della parola che Gesรน gli aveva detto e pianse amaramente (Mt 26,75) ritrovando la sua veritร , cosรฌ ora รจ lโintero gruppo dei discepoli che si ricorda della parola di Gesรน ritrovando la propria veritร di comunitร del Signore e ricominciando il proprio cammino di sequela e obbedienza.
Sul monte in Galilea avviene dunque lโincontro tra il Risorto e i discepoli, gli undici. โQuando lo videro, si prostrarono, essi perรฒ dubitavanoโ (Mt 28,17). Che si debba intendere il gesto della prostrazione e del contemporaneo dubbio come riferito a tutti gli Undici (come io penso) o solo ad alcuni, la sostanza non cambia molto. Se si traduce l’espressione greca come fosse un partitivo (โalcuni perรฒ dubitavanoโ), viene sottolineata la divisione interna alla comunitร , tra chi crede e chi dubita. Se invece si intende il dubbio riferito a tutti gli undici, si sottolinea che la divisione รจ interna a ciascuno degli Undici.
Nel cuore di ciascuno fede e non fede si affiancano e coabitano. E questo รจ in continuitร con l’annuncio matteano della fede che nei discepoli รจ sempre poca, รจ sempre oligopistรญa (cf. Mt 6,30; 8,26; 13,58; 14,31; 16,8; 17,20), fede di breve durata, fragile, non salda. Ma lโobbedienza alla parola di Gesรน che riescono a ricordare li ร ncora allโunica realtร che puรฒ dare loro un futuro, una direzione, un senso: la parola detta loro dal Signore. Obbedendo alla parola del Signore arrivano a incontrarlo. Va sottolineato il coraggio, forse dovuto alla disperazione, nellโobbedire a quella parola ricordata. Poco importa il motivo: hanno fatto ciรฒ che Gesรน aveva detto loro di fare. Sono andati nel luogo che Gesรน aveva indicato loro. Quel Gesรน che loro hanno ascoltato, seguito, presumibilmente amato, e poi abbandonato, quel Gesรน che รจ stato crocifisso, che le donne hanno incontrato facendosi mediatrici presso di loro del suo messaggio di Risorto, ora essi lo obbediscono e vanno lร dove lui ha detto. Cosa sperano di trovare? Gesรน stesso?
Forse, forse solo alcuni nutrono questa speranza. Tuttavia se essi dubitavano anche mentre si prostravano davanti a lui, alla sua presenza, รจ assai probabile che dubitassero anche prima, quando non lo vedevano e non lโavevano davanti. Tuttavia la potenza dellโobbedienza, o forse, meglio, della parola di Gesรน a cui essi obbediscono, รจ tale che solo e soltanto grazie ad essa essi arrivano a incontrare il Risorto. E a divenire cosรฌ depositari della promessa su cui potranno scommettere tutta la loro vita. Il Risorto promette loro: โIo sono con voi, sempre, tutti i giorniโ. Si tratta di una promessa che impegna la fede dei discepoli, i quali ogni giorno dovranno esercitarsi allโarte di discernere e credere la presenza del Risorto. E dovranno, e noi con loro, rinnovare la propria personale promessa fondandosi sulla promessa fedele del Signore Gesรน: โIo sono con voiโ.
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Questa solenne promessa del Risorto evoca la formula di alleanza per cui Dio si lega al popolo (โIo sarรฒ il vostro Dioโ), e soprattutto evoca la presenza di Dio in mezzo al popolo, nel tempio. Quelle parole fondano la comunitร cristiana come luogo della presenza santa di Dio, come tempio, ma tempio di corpi e di relazioni. La promessa โIo sono con voiโ impegna il โvoiโ a perseverare, a rimanere nella caritร fraterna, e a far regnare sulle loro relazioni il Nome di Dio (โIo sonoโ) rivelato da Gesรน di Nazaret. La presenza del Signore viene sperimentata come dono grazie alla fedeltร dei credenti. A sua volta, la faticosa fedeltร quotidiana (โtutti i giorniโ) dei credenti รจ sostenuta dalla speranza suscitata dalla promessa: โCon la tua promessa mi hai fatto sperareโ ha scritto Agostino (Quoniam promisisti, me sperare fecisti). La fedeltร di Gesรน ai suoi discepoli pavidi e di poca fede, diviene il fondamento della fedeltร dei credenti: la promessa di colui che รจ fedele puรฒ sostenere la quotidiana perseveranza dei credenti nella storia, โfino alla fine del mondoโ.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



