La regola di una vita consegnata
Lโevangelo odierno (Mc 9,30-37) mostra un Gesรน preoccupato della formazione dei suoi discepoli. Lo stesso spostamento dalla casa in cui aveva conversato con i suoi discepoli (Mc 9,28-29) per rimettersi nuovamente in cammino, Gesรน vuole che avvenga in incognito โperchรฉ insegnava ai suoi discepoli e diceva loro โฆโ (cf. Mc 9,30-31). Nella casa i discepoli lo avevano interrogato sulla loro incapacitร di scacciare il demone muto e sordo che possedeva il ragazzo il cui padre si era rivolto a loro per liberarlo (Mc 9,14-29). E il testo disegna una sequenza serrata intorno al verbo interrogare: in 9,28 i discepoli interrogano Gesรน e sono preoccupati della loro mancanza di potere; poi non osano interrogare Gesรน sulle parole che lui aveva appena pronunciato circa il suo destino di sofferenza e di morte (Mc 9,32). Ciรฒ che si tace รจ ciรฒ che si teme, e Marco annota che essi avevano paura di interrogarlo (9,31). Paura di ciรฒ che puรฒ essere dischiuso anche per la loro vita, da quelle parole. Infine รจ Gesรน che interroga i discepoli ed essi tacciono (Mc 9,33). Non solo per paura, ma anche per vergogna, senso di colpa e cattiva coscienza. Annota Marco: โPer via infatti avevano discusso tra loro chi fosse piรน grandeโ (Mc 9,34). Sicchรฉ Gesรน ancora deve insegnare. Si siede, si mette nella posizione del maestro e consegna loro un insegnamento sulla vita comunitaria.
Ma il suo primo insegnamento รจ sul suo prossimo destino di consegna nelle mani degli uomini e sulla sua morte violenta. Non si tratta di unโinformazione, ma di qualcosa che deve essere imparato, perchรฉ riguarda da vicino la vita dei discepoli. Lโinsegnamento di Gesรน รจ pratico: pratico, perchรฉ volto alla vita concreta che il discepolo deve seguire; pratico, perchรฉ connesso inestricabilmente alla vita che Gesรน stesso vive. Che cosa insegna Gesรน? Non cose che riguardino altri, ma il suo futuro. Un futuro che diverrร il presente dei discepoli, ciรฒ che dovranno vivere. Facendo della sua consegna a morte un insegnamento, Gesรน presenta lโesempio che diventerร norma di vita per ogni discepolo di Gesรน e per ogni lettore del vangelo. E qui capiamo anche perchรฉ questo insegnamento sia ripetuto. Il passo di Mc 9,31 costituisce il secondo annuncio della passione, morte e resurrezione di Gesรน.
Queste parole di Gesรน dischiudono il suo mistero profondo, il tragitto della sua vita, e costituiscono lโinsegnamento per eccellenza che i discepoli devono imparare. Esse sono decisive per la formazione del discepolo. Formazione che trova nellโinsegnamento sulla vita di Gesรน obbediente a Dio e consegnata agli uomini il capitolo centrale e decisivo. Gesรน, in questi insegnamenti sta dicendo che la sua vita consegnata รจ la regola per il comportamento dei discepoli, รจ la griglia alla cui luce leggere e porre gli eventi della vita, soprattutto gli eventi dolorosi e di contraddizione. E come sempre avviene nella formazione, questo insegnamento deve essere detto, ridetto, ripetuto. In Mc 8,31 si dice che Gesรน โcominciรฒโ a insegnare ai discepoli, qui che Gesรน riprende quellโinsegnamento che aveva scatenato lโopposizione decisa e risoluta di Pietro (Mc 8,32). Ci sono insegnamenti che richiedono di essere ripetuti, esemplificati, e in ultima istanza vissuti, perchรฉ possano fare breccia nelle menti e nei cuori di discepoli sempre lenti a credere.
Ed effettivamente un mutamento nella ricezione delle parole di Gesรน si verifica giร qui. Nessuna reazione veemente, gridata, impulsiva, come dopo il primo annuncio, nessun rifiuto a priori, ma un silenzio che non vuole o non sa comprendere. E piรน avanti ancora nel cammino di salita a Gerusalemme si specifica dettagliatamente il senso della consegna nelle mani degli uomini che qui รจ ricordata: โlo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, lo sputacchieranno, lo flagelleranno, lo uccideranno e dopo tre giorni risorgerร โ (Mc 33-34). Anche allora non vi sarร comprensione da parte dei discepoli: la parola di Gesรน comincerร a essere capita a partire dal momento in cui avrร raggiunto il suo punto di eloquenza massima: quando cioรจ sarร diventata realtร , tragica realtร nella carne di Gesรน crocifisso, morto, sepolto e non piรน presente nel sepolcro il primo giorno della settimana. Insomma, Gesรน sta dicendo che la sua vita consegnata รจ la regola di vita per i suoi discepoli.
Possiamo anche supporre che Gesรน ripeta tutto questo per i suoi discepoli ma anche per sรฉ. Soprattutto nel vangelo di Marco dove Gesรน, per quanto sappia ciรฒ a cui va incontro, resterร turbato, angosciato e spaventato dal suo cammino verso la croce. Gesรน ripete ciรฒ a cui deve acclimatarsi, ripete ciรฒ che deve assumere, ripete gli eventi che lo riguarderanno e che non basta conoscere per saperli anche affrontare. E Gesรน appare certo di quanto deve succedere. Se anche si tratta di eventi futuri, il verbo utilizzato per esprimerli รจ un presente (โviene consegnatoโ: Mc 9,31), quasi a dire la certezza di questi eventi. Ma esprime queste cose che lo riguardano con luciditร , coraggio e dolcezza. Gesรน sta qui insegnando ai suoi discepoli non solo la direzione del cammino, ma anche il come affrontarlo. E tre sono le indicazioni: luciditร , coraggio, dolcezza. Luciditร : niente illusioni, niente sogni, ma realismo.
Coraggio: quello che traspare in Gesรน, ma che รจ anche la risolutezza a cui รจ chiamato il discepolo, la forza che dovrร animarlo. E infine la dolcezza: nessuna amarezza da parte di Gesรน; nessuna accusa, nessuna invettiva, nessuna recriminazione, nessuna minaccia o parola violenta verso quanti lo accuseranno. E forse non cโรจ testimonianza piรน convincente della sua buona coscienza e della sua giustizia che questa mitezza. Parole aspre e difficili per chi le pronuncia come queste che dice Gesรน sono tanto piรน credibili perchรฉ espresse con dolcezza, pace e serenitร , senza astio e risentimento. Gesรน annuncia unโazione che subirร , anzi unโazione che ne comporta tante altre, sgradevoli, umilianti, dolorose, violente e ingiuste.
Ma soprattutto Gesรน intuisce che nel suo futuro cโรจ anche il non poter determinare e controllare gli eventi e lโaccettazione di essere consegnato in balia degli uomini. Viene il momento in cui lโaffidamento a Dio passa attraverso la consegna nelle mani degli uomini. Consegna dietro cui si profila la morte. Ma dietro quellโannuncio i discepoli intuiscono anche la possibilitร della loro morte e questo spiega la loro paura e ritrosia a interrogarlo su quelle parole. Ecco allora che Gesรน, di fronte alla paura dei discepoli di porre domande, prende lui lโiniziativa di interrogarli. E cosรฌ prosegue quellโinsegnamento che รจ momento importante della formazione dei discepoli.
Dal cammino lungo la strada (en tรจ odรฒ: Mc 9, 33) si passa alla casa (en tรจ oikรญa: Mc 9,33), al luogo del confronto e delle spiegazioni. Gesรน pone la domanda: โDi cosa discutevate lungo la via?โ (Mc 9,33). Il loro silenzio in realtร รจ eloquente e li smaschera: ciรฒ di cui discutevano รจ indicibile, perchรฉ la discussione verteva su chi di loro fosse il primo e il piรน grande. Il loro silenzio dice anche la loro vergogna. Chiara, invece รจ la risposta di Gesรน al loro silenzio imbarazzato. Gesรน sveglia le menti dei discepoli con un paradosso. Le sue parole operano il passaggio dallโessere il primo allโessere lโultimo di tutti e il servo di tutti. Di tutti: anche di chi per qualitร intellettuali o per efficacia pratica o per capacitร spirituali รจ manifestamente meno dotato. Gesรน vuole che la logica delle beatitudini abiti anche il servizio dellโautoritร nella comunitร cristiana. E rende piรน chiara la sua volontร con un gesto simbolico.
Prende un bambino e lo mette in mezzo, lo abbraccia e accompagna tutto questo con una parola: โChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoโ (Mc 9,37). Gesรน doveva spezzare la logica chiusa e autoreferenziale di discepoli che discutevano su chi di loro fosse piรน grande e migliore. E li obbliga a cambiare punto di vista portando lo sguardo su un bambino. Attorno al gesto di Gesรน che abbraccia il piccolo bambino si crea un nuovo centro: il gesto di tenerezza di Gesรน รจ linguaggio che invita a passare dai toni dellโarroganza, della virilitร che vuole imporsi, a quelli della dolcezza e dellโaccoglienza.
Gesรน non rimprovera nemmeno i discepoli per il loro gretto discutere e neppure per averlo fatto nascostamente da lui e neanche per non avergli voluto rispondere quando li ha interrogati. Il suo parlare e il suo agire tolgono loro anche la vergogna di una confessione. Gesรน sapeva. E le parole che usa e il gesto che compie riorientano i discepoli raggiungendoli lร dove sono: โSe uno vuole essere il primoโ (Mc 9,35), e lo fa riorientando il loro sguardo, insegnando loro ad apprezzare anche ciรฒ che normalmente nemmeno vedono e a cui non danno importanza, come un bambino in un consesso di adulti. Cosรฌ Gesรน sta ancora insegnando, sta ancora formando i suoi discepoli e sta formando anche noi che ormai sappiamo che la presenza del Risorto รจ da riconoscere nel fratello, anche nel piรน piccolo, in chi non รจ nรฉ grande nรฉ primo.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



