Guardare con il cuore
Al centro della quarta domenica di Quaresima โ che nella tradizione latina prende nome di domenicaย Laetare, dallโincipit dellโintroito della celebrazione eucaristica,ย Laetare Jerusalem, โRallegrati, Gerusalemmeโ โ vi รจ il tema della luce, o meglio dellโilluminazione, del passaggio dalle tenebre alla luce espresso nel vangelo dal racconto della guarigione dellโuomo cieco dalla nascita, racconto che acquista il senso di una pedagogia verso la fede in Cristo. Nella seconda lettura il tema riveste valenza battesimale ed รจ colto nelle sue implicazioni etiche: lโilluminazione battesimale impegna a una vita di conversione (โSe un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore:ย camminateย dunque come figli della luceโ: Ef 5,8). In parallelo con questo annuncio, la prima lettura presenta lโunzione regale di David da parte di Samuele: il gesto e le parole del profeta che consacrano il Messia rinviano alle parole e ai gesti di Gesรน, โluce del mondoโ (Gv 9,5), che dona luce a chi รจ nelle tenebre con gesti e parole che evocano la dinamica sacramentale. Al tempo stesso, la prima lettura รจ tutta giocata sul tema dello sguardo: โTi mando da Iesse il Betlemita, perchรฉย ho vistoย tra i suoi figli un reโ (dice Dio a Samuele in 1Sam 16,1: la Bibbia CEI traduce โmi sono sceltoโ). E poi cโรจ la differenza di sguardi tra il Signore e lโuomo. Cosรฌ tutte e tre le letture pongono il problema delย discernimento.
Si tratta del difficile discernimento di Samuele per scegliere colui che Dio ha eletto tra i figli di Iesse. Per discernere occorre guardare come Dio stesso guarda, nella coscienza che se โlโuomo guarda lโapparenza, il Signore guarda il cuoreโ (1Sam 16,7), o, come recita lโantica versione siriaca, โlโuomo guarda con gli occhi, il Signore guarda con il cuoreโ. Dove cโรจ un significativo passaggio da una relazione che rischia la cosificazione a una relazione autentica: si passa da ciรฒ che viene guardato a colui che guarda e aย comeย guarda. Dove si pone lโaccento sullo sguardo di chi guarda, di chi discerne.
A volte nelle relazioni di discernimento, di accompagnamento e di formazione si sbaglia proprio mettendo lโaccento sullโaltro fino ad oggettivarlo e dimenticando che ciรฒ che รจ fondamentale รจ come io guardo, รจ il lavoro su di me. Nella seconda lettura il discernimento รจ richiesto al battezzato che, nella situazione in cui รจ โluce nel Signoreโ, รจ chiamato a discernere ciรฒ che รจ gradito a Dio (cf. Ef 5,10-11). Il brano evangelico si apre con il diverso sguardo di Gesรน e dei discepoli su un cieco, e prosegue con il percorso che porta il cieco guarito a discernere la vera qualitร di Gesรน e a confessare la fede in lui, mentre altri protagonisti dellโepisodio si chiudono a tale discernimento e restano nella cecitร spirituale (cf. Gv 9,39-41).
Il discernimento รจ un vedere che va molto oltre il semplice guardare: รจ un vedere che diviene valutazione, giudizio in vista di unโazione. Il discernimento non รจ dato da una particolare intelligenza di cui uno sarebbe dotato, non รจ dato da una penetrante capacitร di analisi psicologica, e nemmeno da unโenfasi spirituale accentuata o da tanta preghiera, ma รจ unaย relazione: il discernimento avviene allโinterno di una relazione che coinvolge sempre almeno tre persone o realtร :
1. colui che discerne;
2. la realtร in cui deve essere presa una certa decisione o la persona su cui deve essere espressa una determinata valutazione;
3. Dio e il suo volere, Dio e la sua parola. Il caso di Samuele dice che il discernimento implica il passaggio dal nostro naturale modo di vedere e pensare, giudicare e valutare al modo di vedere e pensare, giudicare e valutare di Dio.
E dice che anche il profeta, lโuomo di Dio, puรฒ ingannarsi e fallire il discernimento. Per discernere occorreย libertร , e anzitutto e soprattutto,ย libertร nei confronti di se stessi, per esempio nei confronti delle proprie opinioni ritenute veritร irrinunciabili, nei confronti del proprio sentire spirituale percepito come non scalfibile, nei confronti della propria sensibilitร spirituale assolutizzata, nei confronti del proprio pensare che viene a urtarsi con la diversitร del pensare altrui, e infine รจ libertร nei confronti della propria stessa persona che viene messa in crisi dallโalteritร a volte straniante e sconcertante dellโaltro. Insomma, nel discernere sempre la fatica รจ quella di unaย conversioneย da parte di colui che deve esercitare il discernimento. Sempre cโรจ la sua fatica di esaminarsi, di situarsi in veritร davanti allโaltro, perchรฉ il discernimento รจ di tutta la persona, e colui che discerne vi si deve impegnare con tutta la sua persona. Al tempo stesso, il discernimento si esercita sulla totalitร della persona. Se la prima lettura, nella versione siriaca, dice che Dio guarda con il cuore, noi possiamo dire che il soggetto del discernimento รจ il cuore, cioรจ la totalitร personale, il sรฉ.
Il discernimento รจ poi il vedere guidato dalla fede, รจ un vedere attento, vigile, capace di unire nello stesso tempo 1. ascolto e accoglienza della parola e della volontร di Dio; 2. visione e accoglienza dellโaltro e della realtร cosรฌ come si presentano, guardandosi dalle etichette e dai pregiudizi; 3. conoscenza di sรฉ e duttilitร nei confronti di se stessi. Relazione triangolare o triadica, il discernimento impegna ragione e corpo, emozioni e sentimenti, fede e intelligenza, affetti e volontร .
Limitiamo il commento alla prima scena di questo episodio (Gv 9,1-7) concentrandoci sul tema del vedere e del discernimento. Il testo pone subito il problema del modo di guardare un uomo cieco dalla nascita. Lo sguardo di Gesรน e quello dei discepoli divergono. Passando, Gesรน vide un uomo cieco dalla nascita. Compaiono i temi del vedere, della cecitร e della nascita. Sรฌ, anche la nascita. Simbolizzata nel lavarsi dellโuomo cieco nellโacqua della piscina dellโinviato ed espressa dallโapertura degli occhi di quellโuomo, dal suo venire alla luce, lui che sempre era stato nel buio della cecitร . Nascere รจ venire alla luce e questโuomo in certo modo qui rinasce. Che cosa predispone questa rinascita? Lo sguardo di Gesรน. Gesรน vide lโuomo cieco. Vide lโuomo anzitutto,ย รกnthropon,ย vidit hominem caecum anativitate. Gesรน non vede un malato, ma un uomo. I discepoli non vedono un uomo, ma un caso. Essi vedono solo la cecitร , non solo non vedono un uomo, ma in un certo senso nemmeno un cieco, ma solo il problema che la cecitร pone loro. Non chiedono nulla a quellโuomo, non gli parlano, come almeno faranno i suoi vicini (vv. 10-12). Per loro non รจ nemmeno un partner di parola. Anzi parlano di lui davanti a lui (come spesso si fa con i bambini e anche con i malati):ย sono loro che non lo vedono.
Lo cosificano facendone un oggetto del loro discorrere. Il discernimento di Gesรน iniziaย vedendo un uomo: non una categoria, un cieco dalla nascita; non un problema di teodicea; non una colpa (โchi ha peccato?โ), ma un uomo. Il discernimento inizia quando di fronte a una persona si accetta di vedere, appunto,ย quellaย persona. Il discernimento inizia con uno sguardo non inficiato dai pregiudizi: siano quelli della teologia, della cultura, delle abitudini mentali. Il discernimento inizia con un lavoro su di sรฉ, con un movimento di libertร e pulizia personale, di liberazione del proprio cuore da pregiudizi che impediscono di vedere la realtร . I discepoli non avranno piรน alcun ruolo nel racconto: scompaiono immediatamente perchรฉ non sono mai entrati in relazione con questa persona.
Lo sguardo di Gesรน invece trasmette fiducia alla persona: Gesรน crede in lui. E lo guarisce toccandolo e parlandogli. Lo sguardo mostra la sua dimensione spirituale profonda proprio nel suo divenire piรน che mai corporeo: muovendo la mano e aprendo la sua bocca, Gesรน fa ciรฒ che normalmente non si fa a un mendicante: gli parla e lo tocca. Lo sguardo di Gesรน รจ generante. Quello dei discepoli รจ giudicante. Fare fiducia a una persona significa accettare di parlarle e di toccarla, e dunque di lasciarsi toccare da essa e di ascoltarla. Il discernimento non รจ applicazione astratta di regole a ogni persona, ma capacitร di vedere in ognuna lโessere umano e accettare di essere messo in questione sul proprio modo di guardare: lโabitudine, la pigrizia degli occhi, del cuore e della mente sono ostacoli per il discernimento. Gesรน vede lโumano anche lร dove gli uomini vedono il peccato: essi vedono una prostituta nella donna in cui Gesรน vede una creatura capace di amare (Lc 7,36-50), vedono un caso di teologia morale o di teodicea nellโuomo in cui Gesรน vede un essere segnato dalla sofferenza.
Gesรน vede la sofferenza di quellโuomo e si pone accanto a lui; i discepoli vedono un โcasoโ e si pongono su un piano di giudizio che condanna. Per loro non รจ un uomo, ma un colpevole. E cosรฌ, essi possono evitare di farsi toccare da quella persona. Ma il discernimento richiede lo sguardo purificato dalle certezze che abitano il cuore e lo rendono pigro e insensibile. Senza uno sguardo puro si cade nella presunzione e nel giudizio che condanna lโaltro. Non a caso questo sarร ciรฒ che Gesรน rimprovererร ai farisei negli ultimi versetti del racconto (vv. 39-41). Versetti che rinviano, in modo singolare, alla scena iniziale in cui sono presenti i discepoli. Senza il preliminare atto di fiducia nellโumano che รจ in ogni persona, non si potrร accedere al riconoscimento dellโazione di Dio nellโuomo. Non si potrร operare alcun discernimento.
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A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



