Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 17 Maggio 2020

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La promessa dellโ€™amore

La VI domenica di Pasqua ha al suo centro la promessa dello Spirito del Signore ai discepoli. Cosรฌ la liturgia ci avvicina allโ€™Ascensione e alla Pentecoste. Agli eventi cioรจ che adempiono le parole di Gesรน nel IV vangelo: lโ€™Ascensione, โ€œIo vado al Padreโ€ (Gv 14,12; il testo evangelico di domenica scorsa) e la Pentecoste, โ€œIl Padre vi darร  un altro Paraclitoโ€ (Gv 14,16; il testo evangelico odierno). Il Paraclito designa lo Spirito santo definendolo con un termine che indica la vicinanza e la protezione: รจ il difensore che aiuta e sostiene come un avvocato in un processo. Questo termine greco, Parakletos, รจ riservato, da un lato, a Cristo, che รจ, secondo la I Lettera di Giovanni โ€œil Paraclito (advocatus) che abbiamo presso il Padreโ€ (1Gv 2,1) e, dallโ€™altro, allo Spirito santo, che รจ, secondo il brano liturgico odierno, โ€œlโ€™altro Paraclitoโ€ (Gv 14,16), altro cioรจ rispetto a Cristo, che ne svolge la funzione nel tempo della chiesa, nel tempo dopo la resurrezione.

Accanto alla promessa dello Spirito, il testo presenta altre promesse di Gesรน. โ€œIo pregherรฒ il Padreโ€ (v. 16), โ€œNon vi lascerรฒ orfaniโ€ (v. 18), โ€œVerrรฒ da voiโ€ (v. 18). Gesรน mette in scena il linguaggio della promessa. Ora, che cosโ€™รจ promettere? Promettere รจ dare forma al futuro mediante le nostre parole. La promessa disegna il futuro, fosse pure il futuro limitato che spesso รจ lโ€™orizzonte delle nostre piccole promesse quotidiane. Inoltre, promettere รจ sempre promettere se stessi e, in tal senso, queste parole di Gesรน sono espressione di amore. La promessa รจ lโ€™amore che si impegna, che diviene responsabilitร , che assume lโ€™altro e la storia. Sรฌ, la parola della promessa esprime lโ€™amore di chi promette. E manifesta lโ€™amore come volontร  di prossimitร , di presenza, di non abbandono: non vi lascerรฒ orfani, verrรฒ da voi, sarรฒ in voi. Qui Gesรน promette sia il dono dello Spirito che la propria venuta. E le due cose non sono semplicemente successive: prima il dono dello Spirito con la Pentecoste e poi la venuta del Signore nella parusia. In realtร  presenza dello Spirito e venuta del Signore sono eventi concomitanti. รˆ talmente vero questo che, nella pagina evangelica, alla parola di Gesรน che dice che il mondo non vede nรฉ conosce lo Spirito, segue lโ€™indicazione che i discepoli, invece, lo conoscono (v. 17), e che vedranno lui, cioรจ, non lo Spirito, ma il Signore (v. 19). I discepoli vedranno il Risorto grazie al dono dello Spirito: questa visione avviene nella fede e nello Spirito santo. Ecco le parole che dicono che la morte non interrompe il dialogo di amore tra il Signore che ama i suoi e li ha amati fino alla fine e i discepoli che attraverso le sue parole hanno imparato che unica รจ la parola da vivere, ovvero lโ€™amore. Ecco perchรฉ lโ€™amore tra Gesรน e i suoi discepoli non รจ solo al passato, non รจ solo un fatto terminato con la morte di Gesรน, ma continua e puรฒ continuare: รจ un dialogo di amore. Chi ama me sarร  amato dal Padre mio e anchโ€™io lo amerรฒ (v. 21). Come la promessa del Signore รจ segno di amore cosรฌ il nostro promettere umano รจ espressione di amore, di fedeltร , di volontร  di vicinanza. E come ogni amore autentico รจ impegno e fatica.

Il vangelo pone in relazione amore per Gesรน e osservanza dei comandamenti: โ€œSe mi amate, osserverete i miei comandamentiโ€ (v. 15); โ€œChi accoglie (letteralmente: โ€œhaโ€) i miei comandamenti e li osserva, questi รจ colui che mi amaโ€ (v. 21). Osservare i comandamenti rinvia a una pratica che investe tutto il corpo, come ricorda il Deuteronomio che chiede che i comandamenti stiano fissi nel cuore, siano legati alla mano, siano come pendaglio tra gli occhi, siano ripetuti mentre si รจ in cammino, quando si รจ in casa, siano detti ai figli, siano presenti allo spirito dellโ€™uomo quando si corica e quando si alza, cioรจ sempre (cf. Dt 6,6-9). E questo รจ ciรฒ che dร  adempimento al comando del Signore โ€œtu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta lโ€™anima e con tutte le forzeโ€ (Dt 6,5). Solo quando il comando del Signore passa nel corpo, diviene cioรจ gesto, relazione, storia, esso plasma e cambia chi lo mette in pratica. โ€œFare i comandamentiโ€, ovvero, metterli in pratica, consente ai comandamenti di fare lโ€™uomo, di dar forma al credente, di trasformare la persona umana. I comandamenti plasmano lo sguardo, lavorano la mente, orientano i passi, il comportamento, le azioni, il cuore, ovvero tutta la persona: corpo, anima e spirito. รˆ allora che lโ€™uomo di Dio viene riconosciuto dal suo corpo, da come parla, da come agisce, da come si comporta. Dice un testo rabbinico: โ€œSe la Torah รจ fissata nei duecentoquarantotto organi del tuo corpo, tu la custodirai; altrimenti la dimenticheraiโ€. Chi si dedica alla Torah, afferma la tradizione ebraica, ne porta i segni nella sua persona: โ€œCome il fuoco lascia un segno sul corpo di chi opera con esso, cosรฌ le parole della Torah lasciano un segno sul corpo di colui che opera con esse. Proprio come coloro che lavorano con il fuoco sono riconoscibili, cosรฌ i discepoli dei saggi sono riconosciuti dal loro modo di camminare, dal loro modo di parlare e dal loro modo di vestireโ€ (Sifrรฉ Devarim 343).

A coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti, Gesรน promette che si rivolgerร  al Padre e il Padre darร  loro un altro Paraclito perchรฉ rimanga con loro per sempre. La funzione di โ€œessere conโ€ del Paraclito rispetto ai discepoli, รจ espressione di benedizione. La benedizione รจ spesso espressa dalla formula: โ€œIl Signore sia con teโ€. Il dialogo tra Booz e i mietitori si apre con le parole di Booz: โ€œIl Signore sia con voiโ€ a cui essi rispondono: โ€œTi benedica il Signoreโ€ (Rut 2,4). Ecco dove e come si manifesta lโ€™amore per il Signore e lโ€™osservanza dei comandamenti: nellโ€™essere benedizione per gli altri. Questa รจ la funzione del Paraclito: essere con il discepolo, con il credente. Ma โ€œessere conโ€ non รจ che un commento al nome stesso di Paraclito ed รจ sinonimo di โ€œessere benedizioneโ€. Lo Spirito che โ€œsarร  con voi per sempreโ€ (Gv 14,16) realizza la promessa del Risorto in Matteo: โ€œIo sono con voi tutti giorni fino alla fine del mondoโ€ (Mt 28,20). Il Paraclito, infatti, viene anche definito come โ€œSpirito della veritร โ€, ma โ€œveritร โ€ รจ attributo cristologico: โ€œIo sono la via, la veritร  e la vitaโ€ (Gv 14,6). Gesรน รจ cioรจ la rivelazione di Dio, ma anche colui che opera e suscita un giudizio tra chi lo accoglie e chi lo rifiuta, tra i credenti e il mondo, tra โ€œvoiโ€ che conoscete il Paraclito e chi invece non lo conosce. โ€œVoi lo conoscete perchรฉ egli dimora presso di voi e sarร  in voiโ€ (v. 17). Nella persona di Gesรน, abitata e mossa dallo Spirito, lo Spirito รจ fin da ora accanto ai discepoli, ed essi possono conoscere lo Spirito vedendo e ascoltando Gesรน, osservando come Gesรน vive e si muove, come si relaziona e come agisce. E il Paraclito che ora รจ accanto, dopo sarร  in loro diventando principio intimo di vita, cioรจ di parola, di azione e di presenza. Parola, azione, presenza che avranno come segno autenticante lโ€™essere benedizione. E come, mentre Gesรน รจ vivo e cammina insieme ai suoi discepoli, questi possono vedere lo Spirito che agisce in lui, cioรจ avere esperienza dello Spirito, cosรฌ quando Gesรน sarร  innalzato e asceso al Padre e lo Spirito sarร  effuso sui discepoli essi potranno vedere il Signore grazie al Paraclito, potranno cioรจ vivere come Gesรน ha vissuto grazie allo stesso Spirito, potranno lasciar vivere in loro il Signore stesso. Ed essi vivranno della sua stessa vita: โ€œIo vivo e voi vivreteโ€ (v. 19); โ€œconoscerete che voi siete in me e io in voiโ€ (v. 20).

Che avviene nel cuore dellโ€™uomo che lascia che lo Spirito del Signore abiti in lui? Lo possiamo dire con le parole di Isacco il Siro: โ€œQuando lo Spirito pone la sua dimora in un uomo, questi non puรฒ piรน arrestare la sua preghiera, perchรฉ lo Spirito non cessa di pregare per lui. Che lui dorma o vegli la preghiera non si separa dal suo cuore. Mentre mangia, mentre beve, mentre riposa, mentre lavora, mentre รจ sprofondato nel sonno, il profumo della preghiera esala spontaneamente dal suo cuoreโ€. Egli non รจ tanto uno che prega, ma รจ divenuto preghiera, cioรจ, รจ presenza benedicente, che spande il bene e la pace attorno a sรฉ. Certo, a prezzo di una grande lotta, di una lotta rivolta contro se stesso e contro gli impulsi che lo spingono a continuare a โ€œconoscere se stessoโ€, ovvero a far valere le proprie ragioni, la volontร  di affermarsi, di esaltare il proprio ego. Un testo della tradizione ortodossa esprime bene quali sono i segni della grazia, ovvero i segni che manifestano la presenza dello Spirito del Signore in una persona. โ€œQuando la grazia dello Spirito viene in un uomo essa rende luminosa la sua intelligenza e la unifica, lo rende umile e dolce, colma di lacrime i suoi occhi, lo fa traboccare di tenerezza e di compassione, fa abitare in lui una grande pace che si trasmette a chi lo incontraโ€. Insomma รจ presenza di benedizione. Al contrario, dice questo stesso testo, โ€œcolui che รจ abitato dallo spirito di illusione รจ sempre irritato e nervoso, pronuncia parole blasfeme e violente, ignora lโ€™umiltร , si vanta di ciรฒ che fa di bene, vive succube delle sue passioni e rischia di perdersi definitivamenteโ€.

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Questa domenica di Pasqua ci introduce allโ€™Ascensione che possiamo cogliere come una grande epiclesi di cui la Pentecoste, lโ€™effusione dello Spirito, รจ la risposta. Ma lโ€™esito del dono dello Spirito รจ trasformare chi si lascia abitare dallo Spirito in uomini e donne portatori di benedizione.

A cura di Luciano Manicardi – Fonte


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