La promessa dellโamore
La VI domenica di Pasqua ha al suo centro la promessa dello Spirito del Signore ai discepoli. Cosรฌ la liturgia ci avvicina allโAscensione e alla Pentecoste. Agli eventi cioรจ che adempiono le parole di Gesรน nel IV vangelo: lโAscensione, โIo vado al Padreโ (Gv 14,12; il testo evangelico di domenica scorsa) e la Pentecoste, โIl Padre vi darร un altro Paraclitoโ (Gv 14,16; il testo evangelico odierno). Il Paraclito designa lo Spirito santo definendolo con un termine che indica la vicinanza e la protezione: รจ il difensore che aiuta e sostiene come un avvocato in un processo. Questo termine greco, Parakletos, รจ riservato, da un lato, a Cristo, che รจ, secondo la I Lettera di Giovanni โil Paraclito (advocatus) che abbiamo presso il Padreโ (1Gv 2,1) e, dallโaltro, allo Spirito santo, che รจ, secondo il brano liturgico odierno, โlโaltro Paraclitoโ (Gv 14,16), altro cioรจ rispetto a Cristo, che ne svolge la funzione nel tempo della chiesa, nel tempo dopo la resurrezione.
Accanto alla promessa dello Spirito, il testo presenta altre promesse di Gesรน. โIo pregherรฒ il Padreโ (v. 16), โNon vi lascerรฒ orfaniโ (v. 18), โVerrรฒ da voiโ (v. 18). Gesรน mette in scena il linguaggio della promessa. Ora, che cosโรจ promettere? Promettere รจ dare forma al futuro mediante le nostre parole. La promessa disegna il futuro, fosse pure il futuro limitato che spesso รจ lโorizzonte delle nostre piccole promesse quotidiane. Inoltre, promettere รจ sempre promettere se stessi e, in tal senso, queste parole di Gesรน sono espressione di amore. La promessa รจ lโamore che si impegna, che diviene responsabilitร , che assume lโaltro e la storia. Sรฌ, la parola della promessa esprime lโamore di chi promette. E manifesta lโamore come volontร di prossimitร , di presenza, di non abbandono: non vi lascerรฒ orfani, verrรฒ da voi, sarรฒ in voi. Qui Gesรน promette sia il dono dello Spirito che la propria venuta. E le due cose non sono semplicemente successive: prima il dono dello Spirito con la Pentecoste e poi la venuta del Signore nella parusia. In realtร presenza dello Spirito e venuta del Signore sono eventi concomitanti. ร talmente vero questo che, nella pagina evangelica, alla parola di Gesรน che dice che il mondo non vede nรฉ conosce lo Spirito, segue lโindicazione che i discepoli, invece, lo conoscono (v. 17), e che vedranno lui, cioรจ, non lo Spirito, ma il Signore (v. 19). I discepoli vedranno il Risorto grazie al dono dello Spirito: questa visione avviene nella fede e nello Spirito santo. Ecco le parole che dicono che la morte non interrompe il dialogo di amore tra il Signore che ama i suoi e li ha amati fino alla fine e i discepoli che attraverso le sue parole hanno imparato che unica รจ la parola da vivere, ovvero lโamore. Ecco perchรฉ lโamore tra Gesรน e i suoi discepoli non รจ solo al passato, non รจ solo un fatto terminato con la morte di Gesรน, ma continua e puรฒ continuare: รจ un dialogo di amore. Chi ama me sarร amato dal Padre mio e anchโio lo amerรฒ (v. 21). Come la promessa del Signore รจ segno di amore cosรฌ il nostro promettere umano รจ espressione di amore, di fedeltร , di volontร di vicinanza. E come ogni amore autentico รจ impegno e fatica.
Il vangelo pone in relazione amore per Gesรน e osservanza dei comandamenti: โSe mi amate, osserverete i miei comandamentiโ (v. 15); โChi accoglie (letteralmente: โhaโ) i miei comandamenti e li osserva, questi รจ colui che mi amaโ (v. 21). Osservare i comandamenti rinvia a una pratica che investe tutto il corpo, come ricorda il Deuteronomio che chiede che i comandamenti stiano fissi nel cuore, siano legati alla mano, siano come pendaglio tra gli occhi, siano ripetuti mentre si รจ in cammino, quando si รจ in casa, siano detti ai figli, siano presenti allo spirito dellโuomo quando si corica e quando si alza, cioรจ sempre (cf. Dt 6,6-9). E questo รจ ciรฒ che dร adempimento al comando del Signore โtu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta lโanima e con tutte le forzeโ (Dt 6,5). Solo quando il comando del Signore passa nel corpo, diviene cioรจ gesto, relazione, storia, esso plasma e cambia chi lo mette in pratica. โFare i comandamentiโ, ovvero, metterli in pratica, consente ai comandamenti di fare lโuomo, di dar forma al credente, di trasformare la persona umana. I comandamenti plasmano lo sguardo, lavorano la mente, orientano i passi, il comportamento, le azioni, il cuore, ovvero tutta la persona: corpo, anima e spirito. ร allora che lโuomo di Dio viene riconosciuto dal suo corpo, da come parla, da come agisce, da come si comporta. Dice un testo rabbinico: โSe la Torah รจ fissata nei duecentoquarantotto organi del tuo corpo, tu la custodirai; altrimenti la dimenticheraiโ. Chi si dedica alla Torah, afferma la tradizione ebraica, ne porta i segni nella sua persona: โCome il fuoco lascia un segno sul corpo di chi opera con esso, cosรฌ le parole della Torah lasciano un segno sul corpo di colui che opera con esse. Proprio come coloro che lavorano con il fuoco sono riconoscibili, cosรฌ i discepoli dei saggi sono riconosciuti dal loro modo di camminare, dal loro modo di parlare e dal loro modo di vestireโ (Sifrรฉ Devarim 343).
A coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti, Gesรน promette che si rivolgerร al Padre e il Padre darร loro un altro Paraclito perchรฉ rimanga con loro per sempre. La funzione di โessere conโ del Paraclito rispetto ai discepoli, รจ espressione di benedizione. La benedizione รจ spesso espressa dalla formula: โIl Signore sia con teโ. Il dialogo tra Booz e i mietitori si apre con le parole di Booz: โIl Signore sia con voiโ a cui essi rispondono: โTi benedica il Signoreโ (Rut 2,4). Ecco dove e come si manifesta lโamore per il Signore e lโosservanza dei comandamenti: nellโessere benedizione per gli altri. Questa รจ la funzione del Paraclito: essere con il discepolo, con il credente. Ma โessere conโ non รจ che un commento al nome stesso di Paraclito ed รจ sinonimo di โessere benedizioneโ. Lo Spirito che โsarร con voi per sempreโ (Gv 14,16) realizza la promessa del Risorto in Matteo: โIo sono con voi tutti giorni fino alla fine del mondoโ (Mt 28,20). Il Paraclito, infatti, viene anche definito come โSpirito della veritร โ, ma โveritร โ รจ attributo cristologico: โIo sono la via, la veritร e la vitaโ (Gv 14,6). Gesรน รจ cioรจ la rivelazione di Dio, ma anche colui che opera e suscita un giudizio tra chi lo accoglie e chi lo rifiuta, tra i credenti e il mondo, tra โvoiโ che conoscete il Paraclito e chi invece non lo conosce. โVoi lo conoscete perchรฉ egli dimora presso di voi e sarร in voiโ (v. 17). Nella persona di Gesรน, abitata e mossa dallo Spirito, lo Spirito รจ fin da ora accanto ai discepoli, ed essi possono conoscere lo Spirito vedendo e ascoltando Gesรน, osservando come Gesรน vive e si muove, come si relaziona e come agisce. E il Paraclito che ora รจ accanto, dopo sarร in loro diventando principio intimo di vita, cioรจ di parola, di azione e di presenza. Parola, azione, presenza che avranno come segno autenticante lโessere benedizione. E come, mentre Gesรน รจ vivo e cammina insieme ai suoi discepoli, questi possono vedere lo Spirito che agisce in lui, cioรจ avere esperienza dello Spirito, cosรฌ quando Gesรน sarร innalzato e asceso al Padre e lo Spirito sarร effuso sui discepoli essi potranno vedere il Signore grazie al Paraclito, potranno cioรจ vivere come Gesรน ha vissuto grazie allo stesso Spirito, potranno lasciar vivere in loro il Signore stesso. Ed essi vivranno della sua stessa vita: โIo vivo e voi vivreteโ (v. 19); โconoscerete che voi siete in me e io in voiโ (v. 20).
Che avviene nel cuore dellโuomo che lascia che lo Spirito del Signore abiti in lui? Lo possiamo dire con le parole di Isacco il Siro: โQuando lo Spirito pone la sua dimora in un uomo, questi non puรฒ piรน arrestare la sua preghiera, perchรฉ lo Spirito non cessa di pregare per lui. Che lui dorma o vegli la preghiera non si separa dal suo cuore. Mentre mangia, mentre beve, mentre riposa, mentre lavora, mentre รจ sprofondato nel sonno, il profumo della preghiera esala spontaneamente dal suo cuoreโ. Egli non รจ tanto uno che prega, ma รจ divenuto preghiera, cioรจ, รจ presenza benedicente, che spande il bene e la pace attorno a sรฉ. Certo, a prezzo di una grande lotta, di una lotta rivolta contro se stesso e contro gli impulsi che lo spingono a continuare a โconoscere se stessoโ, ovvero a far valere le proprie ragioni, la volontร di affermarsi, di esaltare il proprio ego. Un testo della tradizione ortodossa esprime bene quali sono i segni della grazia, ovvero i segni che manifestano la presenza dello Spirito del Signore in una persona. โQuando la grazia dello Spirito viene in un uomo essa rende luminosa la sua intelligenza e la unifica, lo rende umile e dolce, colma di lacrime i suoi occhi, lo fa traboccare di tenerezza e di compassione, fa abitare in lui una grande pace che si trasmette a chi lo incontraโ. Insomma รจ presenza di benedizione. Al contrario, dice questo stesso testo, โcolui che รจ abitato dallo spirito di illusione รจ sempre irritato e nervoso, pronuncia parole blasfeme e violente, ignora lโumiltร , si vanta di ciรฒ che fa di bene, vive succube delle sue passioni e rischia di perdersi definitivamenteโ.
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Questa domenica di Pasqua ci introduce allโAscensione che possiamo cogliere come una grande epiclesi di cui la Pentecoste, lโeffusione dello Spirito, รจ la risposta. Ma lโesito del dono dello Spirito รจ trasformare chi si lascia abitare dallo Spirito in uomini e donne portatori di benedizione.
A cura di Luciano Manicardi – Fonte
