Era prima di me
Nel tempo liturgico Ordinario soltanto la prima lettura, cioรจ il brano di Antico Testamento, e la pericope evangelica sono state scelte in base a un legame tra di loro, mentre la seconda lettura, lโApostolo โ e in questo caso, la prima lettera ai Corinti โ viene proposta in lettura semicontinua per diverse settimane. In questa domenica la prima lettura (Is 49,3.5-6) e il vangelo (Gv 1,29-34) convergono verso un centro cristologico e soteriologico. Isaia parla del Servo del Signore e della sua missione che ha ampiezza universale e consiste nellโessere โluce delle gentiโ; il vangelo applica a Gesรน la tipologia del Servo-Agnello (il termine aramaico taljaโ sembra significare tanto โagnelloโ quanto โservoโ; in Is 53,7 il Servo รจ presentato come โagnello afonoโ) e il Battista ne annuncia la missione universale: โtogliere il peccato del mondoโ.
Compito profetico รจ quello di preparare lโavvento del novum nella storia. La pagina di Isaia preannuncia lโinaudita estensione di orizzonte della missione del Servo e Giovanni introduce il novum nella storia indicando Gesรน quale Messia, prima sconosciuto (โIn mezzo a voi sta uno che voi non conosceteโ: Gv 1,27). Il profeta sa creare speranza e orientarla, sa dare volto e nome a ciรฒ che sta fiorendo nella storia e ne aiuta la nascita. La profezia รจ la maieutica del futuro che dร senso e luce allโoggi.
Un legame che unisce Antico Testamento e vangelo รจ lโidea di invio, di missione. La prima lettura presenta la vocazione e la missione del Servo, il quale esprime la coscienza di essere inviato da Dio. A sua volta, il Battista afferma di essere stato โinviato a battezzare nellโacquaโ (Gv 1,33). Il vero profeta รจ mosso dalla convinzione invincibile di aver ricevuto un mandato dal Signore: la sua vita diviene cosรฌ unโobbedienza radicale alla volontร del Signore. Questa obbedienza a cui egli sottomette tutta la sua vita futura รจ criterio che autentifica la sua vocazione, il suo essere stato chiamato e inviato da Dio. Questa obbedienza spesso si spinge fino alle estreme conseguenze, cioรจ fino alla morte. Essere inviati infatti significa non essersi inventati o dati da sรฉ lโincarico, ma averlo ricevuto da un Altro nelle cui mani lโinviato pone il suo corpo, la sua vita, la sua intelligenza, il suo tempo, il suo presente e il suo futuro. Inoltre, lโinvio in missione non puรฒ essere compreso riduttivamente in maniera funzionale (avere un compito da svolgere per qualcuno), ma esprime un legame forte tra chi invia e colui che รจ inviato. La missione non consegna un compito da svolgere, ma espropria da sรฉ lโinviato rendendolo un libero servo del Signore. Non a caso il termine ebraico โeved, โservoโ, puรฒ benissimo essere inteso come โobbedienteโ. In particolare, lโinvio rende lโinviato un testimone. La sua vita รจ chiamata a essere se a fare segno, cioรจ a illuminare altri lasciando trasparire la parola e lโagire di Dio attraverso le sue parole e le sue azioni. E se il Servo รจ chiamato a essere โluce delle gentiโ (Is 49,6), Giovanni – ci dice il IV vangelo – รจ lampada che indica la luce del mondo, il Messia veniente. Sarร lo stesso Gesรน, โluce del mondoโ (Gv 8,12), che darร testimonianza al Battista dicendo: โEgli era la lampada che arde e splende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luceโ (Gv 5,35).
Colpisce, nel confronto con i testi sinottici sul battesimo di Gesรน, la centralitร che nella narrazione del IV vangelo rivestono la persona di Giovanni e la sua testimonianza. Il battesimo di Gesรน non รจ neppure menzionato, la discesa dello Spirito su Gesรน non รจ narrata come evento che si compie allโuscita di Gesรน dalle acque, ma รจ proclamata da Giovanni: รจ lui che ha visto lo Spirito scendere su Gesรน (cf. Gv 1,32.33.34). Non cโรจ nessuna apertura dei cieli, ma solo della bocca di Giovanni. Non รจ la voce dallโalto che proclama che โquesti รจ il mio Figlioโ (Mt 3,17), ma รจ Giovanni che annuncia che โquesti รจ il Figlio di Dioโ (Gv 1,34). Discesa dello Spirito e voce dallโalto non sono neppure connesse, come nel vangelo secondo Luca, alla preghiera di Gesรน (Lc 3,21-22), ma sono totalmente rimesse alla testimonianza del Battista, alle parole che lui pronuncia. E la testimonianza di Giovanni ha il suo senso e la sua finalitร nel trasmettere a Israele la conoscenza dellโAgnello di Dio (Gv 1,29.36), del Figlio di Dio (Gv 1,34), del Messia (Gv 1,41). Diceva giร il prologo del IV vangelo: โEgli (Giovanni Battista) venne come testimone โฆ perchรฉ tutti credessero per mezzo di luiโ (Gv 1,7). Ma come Giovanni รจ reso testimone? Da dove gli viene la conoscenza di Gesรน quale Messia che ha il potere di rimettere i peccati? Giovanni dice di se stesso che โnon conoscevaโ (Gv 1,31.33) Gesรน. Egli radica il suo passaggio dallโignoranza alla conoscenza nellโascolto della voce di Dio e nellโobbedienza alla missione per cui รจ stato inviato: โColui che mi ha inviato a battezzare nellโacqua mi disse: โColui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, รจ lui che battezza nello Spirito santoโโ (Gv 1,33). Semplicemente, Giovanni ha ascoltato la voce del Padre e lโha custodita fino a
farne il principio guida del suo discernimento. Possiamo dire che Giovanni รจ un teodidatta: โSta scritto nei profeti: โE tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a meโ (Gv 6,45). Ora, come Giovanni stesso รจ passato dalla non-conoscenza alla conoscenza del Messia, cosรฌ il suo compito รจ di far passare dalla non conoscenza alla conoscenza i figli dโIsraele: โIn mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di meโ (Gv 1,26-27). La sua testimonianza รจ totalmente volta ad aprire la strada al Veniente, a operare il trapasso da lui al Messia, a suscitare la fede in Gesรน il Messia. E questo comporta anche lโindirizzare i suoi discepoli a Gesรน, come il quarto evangelista racconterร in Gv 1,35ss.
Situato fra Colui che gli ha dato il mandato di testimoniare e Colui di cui deve testimoniare, Giovanni รจ lโobbediente per eccellenza e ricorda a tutti i credenti che la testimonianza implica lo spossesso di sรฉ: questa la condizione della sua feconditร . Ciรฒ che piรน che mai รจ richiesto al testimone รจ la libertร , e innanzitutto la libertร dal proprio io, dalla tentazione del protagonismo, del porre se stessi al centro del proprio dire e agire. Non a caso Giovanni ha iniziato il suo ministero testimoniale dicendo piรน volte chi lui non รจ (Gv 1,19-21). E quando ha risposto positivamente alla domanda sulla sua identitร egli si รจ situato in rapporto di obbedienza nei confronti delle Scritture riconoscendosi nelle parole del profeta Isaia (Is 40,3): โIo, voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signoreโ (Gv 1,23). Lโobbedienza alla voce di Dio e al Messia veniente passa attraverso lโobbedienza alle Scritture. Il testimone? Lโobbediente. Il testimone? Il credente.
Nel testo giovanneo, in cui la presenza dello Spirito รจ testimoniata dalle parole di un uomo, Giovanni; in cui la voce di Dio รจ presente nelle parole di un uomo, Giovanni; in cui lโindicazione del Messia รจ demandata alle parole di un uomo, Giovanni, si puรฒ cogliere la portata trasformante dellโaccoglienza nella fede della parola della Scrittura. Questo รจ avvenuto in Giovanni, il testimone dellโAgnello. Il IV vangelo cristianizza la figura del Battista. Questo significa che se storicamente, Giovanni viene prima di Gesรน, in veritร Giovanni segue Gesรน, tanto che egli giร confessa che Gesรน รจ lโAgnello che โtoglie il peccato del mondoโ (Gv 1,29). Cosรฌ la testimonianza di Giovanni il Battista si congiunge a quella di Giovanni lโevangelista che dirร davanti al Crocifisso: โChi ha visto ne dร testimonianza e la sua testimonianza รจ vera; egli sa che dice il vero, perchรฉ anche voi crediate. Questo infatti avvenne perchรฉ si compisse la Scrittura: โNon gli sarร spezzato alcun ossoโโ (Gv 19,35-36). Dove la citazione scritturistica applicata al Cristo innalzato sulla croce รจ del passo di Es 12,46 che parla dellโagnello mangiato nella notte pasquale, agnello a cui non sarร spezzato alcun osso.
Insomma, la sottolineatura cosรฌ accentuata nel IV vangelo della dimensione testimoniale di Giovanni Battista, apre uno squarcio sullโesperienza spirituale del Battista stesso. Lโascolto รจ divenuto in lui visione. Lโascolto della parola di Dio รจ divenuto visione dello Spirito. Lโascolto ha generato il discernimento. Giovanni รจ introdotto dallโascolto in una conoscenza interiore, illuminata dalla parola di Dio, che struttura lโintera vita del testimone. Il qiuale vivrร tutta la sua vita nella memoria e nella coscienza di ciรฒ che รจ avvenuto e che lโha cambiato. Non a caso, dopo questa esperienza spirituale, di Giovanni vengono riportate sempre meno parole e tutte rigorosamente volte a distogliere lโattenzione e lo sguardo degli altri da sรฉ per volgerli a Cristo (Gv 1,36) e a ricordare lโessenza della sua testimonianza (โNon sono io il Cristo โฆ Lui deve crescere; io, invece, diminuireโ: Gv 3,27-30). Quindi la sua figura entra in dissolvenza e di lui resta soltanto il ricordo, affidato soprattutto a qualche annotazione dellโevangelista e a qualche parola di Gesรน (Gv 4,1; 5,33-35; 10,41-42). Quindi scompare. La voce diviene silenzio. La testimonianza รจ compiuta. โ(Gesรน) ritornรฒ al di lร del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: โGiovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era veroโ. E in quel luogo molti credettero in luiโ (Gv 10,40-42). Lโefficacia della testimonianza di Giovanni รจ espressa dalle parole dei destinatari della testimonianza che giungono alla fede. La testimonianza sopravvive al testimone.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



