Con i modi del Signore
Lโodierna pagina evangelica presenta lโinvio in missione dei Dodici da parte di Gesรน. Il testo presenta le disposizioni di Gesรน ai discepoli prima del loro invio (Mc 6,7-11), quindi uno stringato resoconto della loro attivitร missionaria (Mc 6,12-13). Trova dunque realizzazione ciรฒ che era stato preannunciato al momento della costituzione del gruppo dei Dodici. Quando cioรจ, chiamati a sรฉ quelli che lui stesso voleva e aveva scelto (Mc 3,13), Gesรน โne costituรฌ Dodici โ che chiamรฒ apostoli โ, perchรฉ stessero con lui e anche per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoniโ (Mc 3,14-15). Gli inviati a predicare e a far retrocedere il male curando e guarendo sono dunque coloro che Gesรน stesso ha chiamato. La missione non รจ frutto dellโiniziativa personale, non รจ espressione del protagonismo del credente che si inventa avventuriero della fede o che intende โsalvare il mondoโ con le sue buone ed eroiche intenzioni e disposizioni.
Il missionario รจ un chiamato: quindi devโessere anzitutto una persona obbediente alla parola del Signore, disposto a rinnovare la propria chiamata giorno per giorno con lโascolto quotidiano della parola di Dio. La missione dice dunque riferimento fondante a Colui che invia, prima ancora che rapporto con i destinatari dellโannuncio. Solo cosรฌ la missione potrร essere sacramento della presenza e della venuta del Signore. Altrimenti sarร una mera manifestazione del protagonismo umano che, anche quando si esprime con maniere spirituali o pastorali, รจ in realtร profondamente mondano.
Il nostro testo specifica che i discepoli sono inviati โa due a dueโ (Mc 6,7). Il missionario non รจ un avventuriero isolato. Non solo egli agisce in obbedienza a un mandato, a nome di una chiesa, ma svolge la sua missione insieme ad altri. Il testo suppone il fatto che in due ci si puรฒ proteggere meglio da pericoli. Qoelet suggeriva che รจ โmeglio essere in due che uno soloโ (Qo 4,9). Inoltre essere in due dona saldezza alla testimonianza: nellโAT una testimonianza, per essere valida, si deve basare su almeno due testimoni (Nm 35,30; Dt 17,6; 19,15). Ma soprattutto quel non essere soli, bensรฌ due (o piรน), รจ importante perchรฉ cosรฌ si puรฒ vivere la relazione, la comunione e la caritร . La vita insieme degli inviati, la loro caritร , la qualitร della loro relazione, sono giร testimonianza missionaria che rende presente Cristo a coloro che essi incontrano. La missione non consiste anzitutto in attivitร , in un fare per gli altri, ma in una relazione, improntata a comunione e caritร , tra gli stessi missionari. La fraternitร degli inviati รจ la prima testimonianza che certifica la bontร del loro andare e annunciare. Inoltre, essere insieme in un viaggio missionario produce tensioni, mette a dura prova la propria capacitร di sopportazione, di accoglienza, di ascolto, di rispetto, e dunque รจ ciรฒ che puรฒ concretamente cambiare le persone. La relazione umana รจ elemento che aiuta il movimento di conversione reale del missionario: altrimenti, che credibilitร puรฒ avere chi predica conversione agli altri e la trascura per sรฉ? Prima dimensione costitutiva dellโinvio in missione รจ dunque la fraternitร che gli inviati sono chiamati a vivere.
Gesรน inoltre, โdava loro potere sugli spiriti impuriโ (Mc 6,7). Che significa? Semplicemente che lโinviato, restando legato al suo Signore con la fede e con lโascolto obbediente della sua parola, puรฒ lasciar agire in lui la potenza stessa del suo Signore e dunque, instaurando relazioni autentiche con chi incontra, spandere benedizione. Nulla di magico o di scontato in quel potere che Gesรน conferisce ai suoi: se infatti, questo invio รจ coronato da successo (โEssi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivanoโ: Mc 6,12-13), altre volte essi falliranno e mostreranno di non essere allโaltezza del compito ricevuto (Mc 9,18).
Le disposizioni che accompagnano lโinvio (Mc 6,8-9) sono estremamente rigorose e mostrano che una seconda dimensione che riempie di contenuto la missione, oltre alla fraternitร , รจ la povertร . Se sono rivolte ai Dodici, in realtร esse delineano anche i tratti perenni dellโazione missionaria della chiesa. E lโopera di annuncio del vangelo destinato anzitutto ai poveri deve svolgersi con sobrietร e povertร di mezzi. Il mezzo รจ giร messaggio, e come potrebbe il vangelo rivolto a poveri, sofferenti e ultimi come destinatari privilegiati, essere annunciato con dispiegamento di mezzi e opere grandiose, ed essere affidato a messaggeri ricchi e potenti? Non sarebbe questa unโipocrisia da parte dei missionari e unโumiliazione inflitta ai destinatari? Gesรน โordinรฒ loro di non prendere per il viaggio nientโaltro che un bastone: nรฉ pane, nรฉ sacca, nรฉ denaro nella cintura, ma di calzare sandali e di non portare due tunicheโ (Mc 6,9).
Se รจ vero che il rigore delle direttive di Gesรน รจ tale che Gerolamo afferma che i discepoli sono mandati โpressochรฉ nudiโ, tuttavia occorre sottolineare che queste direttive (che riguardano la missione allโinterno della terra di Israele) erano realmente praticabili, sicchรฉ la povertร e la precarietร in cui sono posti gli inviati non puรฒ essere elusa con interpretazioni simboliche o edulcorate. Gesรน situa la missione cristiana allโinterno del radicalismo evangelico. La povertร dei missionari fa emergere il fatto che la missione ha il suo senso non nel โconquistare animeโ o nel far proseliti, ma nellโessere segno del Dio che viene e nellโavere come protagonista e soggetto il Risorto stesso. Senza essere legge da applicare sempre e dovunque o modello da copiare, le rigorose direttive missionarie dicono unโesigenza perenne della missione della chiesa: ogni epoca dovrร riformulare le forme della povertร della missione. Certo, quando Paolo si imbarcherร e viaggerร in nave per raggiungere la terra europea, dovrร maneggiare denaro e pagare il biglietto โฆ Ma lโistanza di sobrietร e povertร rimane.
Pienamente parte di questa povertร รจ il fatto che Gesรน non proibisce il superfluo, ma il necessario, ciรฒ che potrebbe rendere la missione piรน efficiente, rapida, produttiva: provviste di cibo nella bisaccia, denaro nella borsa per far fronte a eventuali emergenze e bisogni che insorgessero. Gesรน proibisce di avere due tuniche, ovvero di avere con sรฉ la veste di riserva per il domani, proibisce il pane, il cibo povero per eccellenza. Decisamente, il punto di vista di Gesรน non รจ quello dellโefficacia operativa! Al tempo stesso, la redazione marciana di questo discorso di Gesรน contiene due โconcessioniโ che non si trovano nel piรน rigoroso testo parallelo di Matteo: il bastone e i sandali (Mc 6,8-9). In Matteo entrambi non sono permessi: โnรฉ sandali, nรฉ bastoneโ (Mt 10,10). Il bastone serve per sorreggersi mentre si guada un ruscello, per difendersi da un animale, per accompagnare il passo del cammino e i sandali proteggono la pianta dei piedi dai sassi, dai rovi, da altre insidie. Ci si puรฒ legittimamente chiedere se questa concessione, strana allโinterno di un testo cosรฌ radicale, non sia una maniera con cui il cammino degli inviati del Signore Gesรน viene assimilato al viaggio dei figli dโIsraele che nella notte pasquale hanno intrapreso lโesodo, il percorso di uscita dalla terra egiziana. Si dice infatti in Es 12,11 dando indicazioni su come mangiare lโagnello pasquale: โEcco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in frettaโ (Es 12,11). La missione, dunque, come memoria dellโesodo, come cammino salvifico.
Lโinvio in missione crea dei testimoni: gli inviati stessi devono far regnare su di sรฉ le esigenze del vangelo. La loro stessa presenza dovrร essere annuncio e trasparenza di colui che li ha inviati. La missione non dovrร mai essere โcontroโ, anche quando gli inviati non saranno ascoltati o accolti (Mc 6,11): chiedere conversione e far retrocedere il male operando il bene, questo il loro compito (Mc 6,12-13). Dunque: proclamare le esigenze del vangelo e testimoniarne la grazia. Nรฉ i missionari potranno avanzare pretese o fare bizze, ma accetteranno lโospitalitร che verrร loro offerta (Mc 6,10). Lโinviato del Signore non รจ tanto colui che dice parole ispirate, ma colui che ha โi modi del Signoreโ (Didachรฉ XI,8).
Il discorso di Gesรน suppone inoltre la vulnerabilitร degli inviati, il fatto che la loro missione potrร incontrare ostacoli e fallire: gli inviati potranno essere non ascoltati nรฉ accolti. La loro parola potrร non solo non convertire ma anche suscitare unโalzata di spalle. ร come se Gesรน prevenisse gli inviati avvertendoli di questa possibilitร che dunque essi dovranno mettere in conto. Nรฉ potranno scoraggiarsi o considerarsi falliti per questo. Il loro percorso dovrร continuare e sempre riprendere. Non era forse questo il mandato che il Signore aveva dato al suo profeta: quello di annunciare la volontร di Dio quale che fosse la reazione, positiva o negativa, dei destinatari del messaggio? โAscoltino o non ascoltino โ dice Dio ad Ezechiele โ sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loroโ (Ez 2,5). Potremmo parafrasare: ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che in mezzo a loro vi รจ un annunciatore della parola di Dio, un suo servo, un suo inviato. A quel punto il messaggio dellโinviato รจ la sua stessa persona, รจ lui stesso. Lโannunciatore diviene lui stesso annuncio. Lโevangelizzatore diviene lui stesso vangelo.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del: Monastero di Bose



