Ci sono due segni prodigiosi in questo Vangelo: il figlio che vive e il padre che crede. Conosciamo prima un funzionario del re che, dopo aver ascoltato e creduto alla parola di Gesรน, nel Vangelo viene chiamato uomo e infine padre. Lโanonimo funzionario dopo lโincontro con Gesรน subisce un cambiamento: non diventa un altro, ma ritorna a essere chi รจ realmente, al di lร della carica che ricopre: un uomo e un padre.
Anche lui torna alla vita, un poโ come il figlio. Gesรน gli dice una parola e lo esorta ad andare. Quellโuomo non ha grandi certezze o chissร quali prove, ma si fida e si mette in cammino. Per la strada, quella stessa parola di Gesรน, gli viene ripetuta dai suoi servi. Dio ci parla attraverso chi abbiamo intorno. La Sua parola riecheggia e trova il modo di raggiungerci ancora. Ascoltata quella parola, il padre crede, ancora una volta.
E noi, ci crediamo ancora? Quale parola ha da dirci oggi il Signore?
Chiediamo e crediamo. Non segni prodigiosi, ma una parola che ci ricordi che siamo vivi.
โAllontanarsi da Te รจ cadere, tornare a Te รจ risorgere, restare in Te รจ esistere.โ
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