Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 26 Aprile 2021

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Se appartenenza è identità, dare casa è amore ed amore è relazione.
Il Vangelo di oggi ci proietta all’interno di un ambiente familiare e protetto: un recinto, una casa, sostanzialmente un luogo all’interno del quale ciascuno può sentirsi al sicuro, amato e chiamato per nome. Le pecore seguono il pastore perché conoscono la sua voce ed il pastore conosce le sue pecore. Tra loro si instaura una relazione di reciprocità, dove seppur con ruoli distinti, i protagonisti della Parola di oggi sono tra loro familiari e non estranei.

Ecco, è proprio la reciprocità nella relazione che fa la differenza.
Se guardo alla mia relazione con Gesù Buon Pastore, cosa noto? Mi sento chiamato ed amato? Come rispondo a questo amore, alla sua presenza, alla guida?
Probabilmente la tentazione più grande in questo momento sarebbe quella di rispondere a questi interrogativi dicendo che non vediamo né sentiamo Gesù nella nostra vita, figuriamoci se possiamo sentirci amati e addirittura amarlo e seguirlo.

Eppure Gesù è qui, nella presenza dell’amico che resta per farci compagnia, nelle attenzioni di chi ci ama, nelle parole del sacerdote che si prende cura di noi. Gesù è qui: nelle nostre lacrime, nelle delusioni, Lui c’è.
Il problema dunque non è non aver incontrato il buon Pastore, ma non saperlo riconoscere. Chiediamo al Signore occhi nuovi, capaci di vedere Colui che è qui per riempire la nostra vita di vita.


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