Se appartenenza è identità , dare casa è amore ed amore è relazione.
Il Vangelo di oggi ci proietta all’interno di un ambiente familiare e protetto: un recinto, una casa, sostanzialmente un luogo all’interno del quale ciascuno può sentirsi al sicuro, amato e chiamato per nome. Le pecore seguono il pastore perché conoscono la sua voce ed il pastore conosce le sue pecore. Tra loro si instaura una relazione di reciprocità , dove seppur con ruoli distinti, i protagonisti della Parola di oggi sono tra loro familiari e non estranei.
Ecco, è proprio la reciprocità nella relazione che fa la differenza.
Se guardo alla mia relazione con Gesù Buon Pastore, cosa noto? Mi sento chiamato ed amato? Come rispondo a questo amore, alla sua presenza, alla guida?
Probabilmente la tentazione più grande in questo momento sarebbe quella di rispondere a questi interrogativi dicendo che non vediamo né sentiamo Gesù nella nostra vita, figuriamoci se possiamo sentirci amati e addirittura amarlo e seguirlo.
Eppure Gesù è qui, nella presenza dell’amico che resta per farci compagnia, nelle attenzioni di chi ci ama, nelle parole del sacerdote che si prende cura di noi. Gesù è qui: nelle nostre lacrime, nelle delusioni, Lui c’è.
Il problema dunque non è non aver incontrato il buon Pastore, ma non saperlo riconoscere. Chiediamo al Signore occhi nuovi, capaci di vedere Colui che è qui per riempire la nostra vita di vita.
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