Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 6 Marzo 2020 – Mt 5, 20-26

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Arrabbiarsi non รจ necessariamente cosa negativa, appartiene allโ€™universo delle passioni umane, che possono creare solidarietร  e spazi di salvezza per sรฉ stessi e per il prossimo. Tuttavia Gesรน ci presenta una rabbia che uccide, che produce morte, attorno a chi la scaglia contro il fratello, ma anche โ€“ e definitivamente โ€“ in chi si adira; una morte rappresentata con lโ€™immagine estrema del fuoco della Geรจnna, passata alla tradizione per rappresentare lโ€™inferno, la separazione definitiva da Dio.

Questโ€™ira uccide, perchรฉ mette contro il fratello, sfigura il suo volto e cancella il suo nome sostituito da parole come โ€œstupidoโ€, โ€œpazzoโ€โ€ฆ frutti dellโ€™ira che negano allโ€™altro dignitร , credibilitร , nel fondo la sua umanitร . Questโ€™ira separa anche dallโ€™altare: non cโ€™รจ spazio di Dio per chi ha negato allโ€™altro il suo spazio nel mondo.

Ma per Cristo non ci sono separazioni definitive, il cammino di Quaresima giร  intrapreso, ci chiama alla riconciliazione, a quella preziosa opera di sutura che il Padre offre ad ognuno dei suoi figli. Siamo figli chiamati alla riconciliazione, una riconciliazione che passa per il cammino, quella strada condivisa con i fratelli dove la parola che aveva separato si fa adesso strumento di comunione.

Camminiamo in questa Quaresima: cโ€™รจ sempre un fratello o una parte di noi con cui riconciliarci.

Giuseppe Amalfa SJ

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