Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 5 Ottobre 2023

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Come prima cosa, il Signore ci mostra una grande messe da mietere. Non è affatto vero che il mondo è stufo del Vangelo, anzi; ne ha una sete estrema, proprio perché non lo trova annunciato tanto di frequente. Quindi, alla faccia di tanti preti di poca fede che trovano tante scuse intelligenti per parlare d’altro, partiamo dal fatto che moltissimi aspettano il Vangelo, e solo quello: il problema è che non lo si trova spesso, nemmeno nella bocca di tanti uomini o donne di Chiesa.

Non si tratta di fare qualcosa: Gesù ci invita a pregare. Il che già sembra una contraddizione. Pregare perché? Perché il Signore della messe «mandi operai»; il verbo greco non dice però “mandare”, ma, più esattamente, “tiri fuori” da voi dei veri operai per la sua messe. Dice operai, non sacerdoti o suore: certo, si spera che questi lo siano, ma non dobbiamo restringere la portata di questa pagina alle sole vocazioni sacerdotali e religiose, per quanto di esse ci sia un bisogno estremo.

In generale: quanto ascoltiamo questa pagina, dice Gesù, preghiamo Dio perché tiri fuori da noi dei veri operai. Cioè: siamo noi stessi gli operai. Senza dimenticare che può benissimo darsi che il Signore chiami proprio noi a essere sacerdoti o religiosi o religiose perché quello è il modo di essere operai che lui ci affida.

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Lo stile da seguire è la gratuità, senza borsa né sacca: il regno di Dio è nella gratuità delle relazioni, non nell’interesse personale. Ancora, l’urgenza: non fermarti a perdere tempo, c’è qualcosa che è più importante di tutto. Il contenuto è poi l’annuncio esplicito della fedeltà di Dio data a ognuno nella parola e nella persona di Gesù, nel suo Vangelo e nei sacramenti: “il regno di Dio è vicino”, non lontano o inarrivabile o troppo alto per te, al di là delle tue forze.

Ottavio De Bertolis SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato