Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 24 Luglio 2022

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Viviamo oggi in un tempo in cui la sola idea di chiedere aiuto viene vista come un sintomo di debolezza e fragilità. Per evitare di sembrare deboli non chiediamo più, cerchiamo di fare tutto da soli, ci portiamo da soli il peso delle nostre esistenze come una pena da scontare per un reato non commesso.

E così ci chiudiamo in noi stessi, perché è più facile farsi vedere come delle fortezze inespugnabili, perché alla fine chi si fermerebbe così tanto a lungo nel guardare quella cinta muraria che abbiamo costruito, per farci accorgere che è sempre stato lì e non si è mosso neanche di un centimetro?

L’Amico per eccellenza, Gesù, o chi considera l’amicizia un sentimento così forte da essere capace di attendere i nostri tempi, i nostri demoni interiori, i tormenti, le tempeste, che ti chiude porte in faccia facendo un gran rumore, per lasciarle ancora più aperte.

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La bellezza dell’apertura di quella porta sta proprio in questo, ci fa accorgere che anche se facciamo di tutto per rimanere soli, alla fine non riusciremo mai a esserlo in nessuna parte del nostro cuore.

E non importa come chiediamo di essere aiutati, a volte basta un messaggio con scritto «ci sei?» o una preghiera in mezzo a un bosco per annullare chilometri, anni, pianti, incomprensioni, per donare e perdonarci per essere stati così tanto tempo distanti.

Ester A. Cozzolino

Rete Loyola (Bologna)

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato