Lโosservazione di Gesรน ci spiazza: โvoi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni, ma perchรฉ avete mangiato di quei pani e vi siete saziatiโ. Quanta veritร in questa frase! Eppure non รจ un rimprovero, bensรฌ una constatazione! Noi non ci accontentiamo di segni, di parole, di promesse. Alla fine, abbiamo la necessitร di mangiare e saziarci. Il bisogno รจ quella dimensione che ci richiama alla realtร , ci riporta alla nostra creaturalitร e ci invita allโazione.
Gesรน ci suggerisce di cercare il cibo che rimane per la vita eterna. Perchรฉ รจ il modo in cui ci prendiamo cura dei bisogni che fa la differenza. I nostri bisogni non sono diversi da quelli degli animali. Ciรฒ che ci rende umani รจ il diverso modo di rispondere ad essi. Nellโaccudimento dei nostri bisogni scopriamo qualcosa della nostra identitร divina. ร un compito antropologico da assumere responsabilmente giorno per giorno, pazientemente per appropriarci pienamente di ciรฒ che siamo.
Siamo abituati a prenderci cura dei bisogni con una logica di buon senso: individua il bisogno, cerca le risorse intorno a te per prendertene cura. Lโatteggiamento conseguente รจ che tendiamo a negare il bisogno se non troviamo le risorse e a saturarlo se lo troviamo. Il nostro rapporto con il bisogno rimane sempre conflittuale: negarlo o saturarlo sono le due facce della stessa medalgia. Noi vorremmo eliminare il bisogno.
Gesรน con la sua osservazione rovescia la prospettiva: guardate la realtร che state vivendo e domandatevi a quale vostro bisogno sta rispondendo. Ribaltando il punto di vista, possiamo prendere contatto con i nostri bisogni piรน profondi per renderci conto che abbiamo giร tutto ciรฒ che ci serve per prendercene cura, perchรฉ ci viene dato. Il bisogno diventa il luogo antropologico dove ci accorgiamo che Dio รจ allโopera per prendersi cura di noi. E la buona notizia รจ che in questa prospettiva possiamo chiamare tutto grazia!
Flavio Emanuele Bottaro SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato



