Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 13 Novembre 2022

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Gesù discute con alcune persone che lodavano la bellezza del tempio. Il Signore predice ciò che effettivamente avverrà, la distruzione di quel tempio. Ma, al di là del fatto storico in sé, l’insegnamento che vuole trasmetterci è che nulla è eterno in questo mondo e le nostre piccole storie personali, le nostre sicurezze, entrano in una storia più grande, spesso drammatica e imprevedibile.

I fatti degli ultimi anni, la pandemia e la guerra in Ucraina, per esempio, ce lo insegnano. Anche una cosa grande come il tempio di Gerusalemme potrebbe sparire da un giorno all’altro. In queste situazioni siamo fragili, ci aggrappiamo alla prima cosa che ci dà sicurezza e il Signore ci invita a non lasciarci ingannare da voci che propongono salvezze a buon mercato, ma rimanere fedeli alla relazione con lui, che invece invita tutti a stare in questa storia, dove il Signore è già presente. Sappiamo che lui è con noi, e ce lo dice poco più avanti.

In un secondo momento, infatti, il Signore parla di persecuzioni, nelle quali chi crede in lui sarà facilmente condannato anche alla morte. Questo è pure realmente accaduto nella storia, e accade tutt’oggi. Essere cristiani non è mai stato semplice, e se non saremo chiamati a subire un martirio o una persecuzione fisica, resta un dato che testimoniare seriamente il Signore nel mondo di oggi non è una passeggiata. Molte persone testimoniano in modo nascosto ed eroico il Vangelo, in tante situazioni vitali complesse e dolorose.

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La conclusione sembra in contraddizione con quanto precede. Com’è possibile che, se per testimoniare Gesù potremmo anche morire, perseverando nel suo nome avremo la vita salva? Chi sceglie di testimoniare il Signore, anche nella prova sperimenta un aiuto e una consolazione che gli fanno capire che non sta buttando all’aria la propria vita.

In un certo senso, nel perderla capisce che la sta veramente donando e la sta veramente spendendo perché dia frutto. Questo è possibile perché ha sperimentato un Amore più grande, generativo per sé e per gli altri. Questo è un mistero nel quale entrare e una grazia da chiedere al Signore, perché non dipende dalle nostre sole forze. È una speranza più grande, che non delude.

Daniele Ferron SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato