Gesuiti – Commento al Vangelo del 1 Maggio 2019 – Mt 13, 54-58

Lo stupore, il senso di scandalo, il disprezzo sono gli stati d’animo che si possono provare dinanzi ad un debitore fallito, dinanzi a quel lavoratore che non è in grado di adempiere ai propri doveri, dinanzi ad un uomo caduto in disgrazia per aver sopravvalutato se stesso e sottovalutato la situazione.

Ecco l’immagine che Gesù trasmette in patria: ci si aspetta il figlio di un umile falegname, di un artigiano, il ragazzino che si è visto crescere in bottega, sotto lo sguardo di una madre saggia, e ci si ritrova invece dinanzi ad un giovane uomo che parla tra i sapienti, al cospetto degli anziani, padrone di un linguaggio non proporzionale alla sua provenienza, detentore ed istruttore di concetti che i suoi pari hanno da sempre imparato a memoria, senza osare rielaborare o discutere.

Nell’epoca romana, secondo l’istituto della manus iniectio (una delle leggi delle XII tavole) il debitore fallito veniva messo alla mercé del creditore, che poteva ucciderlo o ridurlo in schiavitù; in seguito tale norma fu sostituita dall’uso secondo cui il debitore poteva essere liberato da questo stato, “accomodandosi” a natiche nude su una pietra detta “dello scandalo” e di là dichiarando pubblicamente di cedere tutti i propri beni. Da quel momento, sebbene umiliato, non era più perseguibile per il proprio debito.

Dio si fa uomo in Gesù – e mediante Gesù rimette ogni nostro debito, liberandoci anzitutto dalle aspettative degli altri, della nostra provenienza. Lo fa annunciando la parola nel tempio, continuando la professione del padre, scolpendo e intagliando il nostro sentire.

Egli sa distinguere la provenienza, che è data, dall’appartenenza, che è scelta: quest’ultima è la misura che realizza quello che siamo, il nostro lavoro, le nostre aspirazioni, il modo di ascoltare e accogliere l’altro, donandoci per quello che siamo.

Lasciamo che Gesù sia la nostra pietra dello scandalo.

Mounira Abdelhamid Serra

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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Mt 13, 54-58
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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