Che cosa vedete?
La III domenica di Avvento ci presenta nuovamente la figura di Giovanni Battista, non piรน in maniera diretta โ attraverso la sua predicazione nel deserto โ bensรฌ in un doppio dialogo serrato, dapprima tra i discepoli del Battista e Gesรน e poi tra Gesรน e i propri discepoli. Ai primi Gesรน parla di sรฉ come del Messia attraverso parole e gesti, mentre alle folle che lo ascoltano parla di Giovanni come del Precursore, colui che apre la strada al Veniente (cf. Mt 11,10). In realtร รจ sempre a noi che parla Gesรน, a noi discepoli incapaci di riconoscere il Cristo in Gesรน, a noi, folle incapaci di riconoscere Elia in Giovanni.
I discepoli di Giovanni arrivano da Gesรน con un interrogativo โ โSei tu il Veniente o dobbiamo attenderne un altro?โ (v. 3) โ e ripartono con un annuncio che li costituisce testimoni: โAndate e annunciate quel che vedete e uditeโ (v. 4). Questi discepoli torneranno in seguito da Gesรน con un annuncio e non piรน con una domanda: โI discepoli di Giovanni andarono a prenderne il cadavere, lo seppellirono e andarono ad annunciarlo a Gesรนโ (Mt 14,12). La โdiminuzioneโ fisica di Giovanni โ dal deserto, al carcere, al sepolcro โ sarร cosรฌ completata; la sua dimensione di โvoce che gridaโ invece non verrร meno perchรฉ indissolubilmente legata alla Parola fatta carne. Impossibile ancora oggi capire la Parola senza udire la Voce, impossibile riconoscere il Veniente senza il dito che lo indica, impossibile credere al Vangelo di Gesรน Cristo senza convertirsi alla predicazione del Battista!
Ma Gesรน risponde davvero allโinterrogativo dei discepoli di Giovanni sulla propria qualitร di Veniente? I segni della pienezza dei tempi messianici annunciati dai profeti ci sono tutti: allโessere umano รจ ridata la pienezza della salute, dello shalom, della vita ed รจ cosรฌ restituito alla sua integritร creazionale, รจ ricondotto a essere come Dio lo ha pensato e amato. La pericope dellโAntico Testamento, ritagliata dallโinizio del capitolo 35 di Isaia (1-6a.8a.10), contiene una serie di annotazioni che la ricollegano al Battista e al dialogo tra i suoi discepoli e Gesรน. Allโinvito alla gioia rivolto al deserto e alla terra arida โ luogo in cui il Battista si รจ ritirato per farvi risuonare la sua predicazione profetica โ fa seguito lโannuncio di miracoli che risanano ciechi, sordi, zoppi e muti. E nel brano evangelico abbiamo una serie di verbi che indicano proprio ascolto, vista, udito, cammino, parola, tutte azioni che superano tutte le disabilitร enumerate: Giovanni ha sentito parlare di Gesรน e manda a lui i discepoli; questi si presentano a Gesรน e gli chiedono se รจ lui che deve venire; Gesรน chiede loro di ripercorrere a ritroso il cammino per riferire verbalmente quello che odono e vedono, cioรจ la realizzazione esplicita della profezia di Isaia che culmina con lโannuncio del Vangelo ai poveri. Ma poi la stessa dinamica prosegue con i discepoli di Gesรน, a loro volta interrogati sullโessersi messi in cammino per andare a vedere qualcuno nel deserto: un vedere che richiede occhi sanati e resi capaci di discernere in una canna sbattuta dal vento il messaggero inviato innanzi per preparare una strada.
Anche per noi oggi permane la possibilitร di avere occhi e non vedere, di essere scandalizzati da Gesรน, di trovare in lui unโoccasione di inciampo. Dโaltronde dove udiamo e vediamo oggi quei segni miracolosi che hanno udito e visto i discepoli del Battista e quelli di Gesรน? Dove vediamo guarigioni di ciechi, sordi, zoppi, lebbrosi? Avremmo la possibilitร di discernere il vertice di quei miracoli โ che non sono i morti che risuscitano, bensรฌ la buona notizia annunciata ai poveri โ se solo ci facessimo prossimo dei poveri, se soltanto non distogliessimo da loro lo sguardo e il cuore. La risposta che Gesรน dร ai suoi interlocutori e a noi suoi discepoli oggi รจ quindi compimento e attesa, รจ โgiร e non ancoraโ: โSono io il Veniente eppure dovete attendermi ancora, sono venuto eppure dovete attendere unโaltra venutaโ.
Allora, in questa attesa che il tempo dellโAvvento ci esorta a vivere, abbiamo ancora bisogno del Battista, della sua voce, del suo non scandalizzarsi, dei preparativi da lui messi in atto. Per questo Gesรน istruisce i suoi discepoli su Giovanni Battista: avranno, avremo sempre bisogno di capirne la profezia. Non aveva forse appena detto Gesรน: โChiunque mi riconoscerร davanti agli uomini, anchโio lo riconoscerรฒ davanti al Padre mio che รจ nei cieliโ? (Mt 10,32). E Gesรน rende testimonianza a colui che gli ha reso testimonianza.
- Pubblicitร -
ร una testimonianza di cui non possiamo fare a meno, non solo nel tempo dellโAvvento, ma nellโintero tempo della Chiesa: un tempo attraversato da dubbi, contraddizioni, perplessitร , dal venir meno della fede, dallโimmiserirsi della speranza, dal raffreddarsi della caritร . Eppure, un tempo di benedizione, un tempo propizio per la conversione. Allora chi abita lโattesa di tutto il nostro essere? Una voce che parla al nostro cuore di un altro, piรน grande, che ci narra di un nato di donna che apre per noi la possibilitร di rinascere dallโalto.
Per gentile concessione del Monastero di Bose.
Immagine di copertina: frame video.
