fratel Guido Dotti – Commento al Vangelo di domenica 14 dicembre 2025

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Che cosa vedete?

La III domenica di Avvento ci presenta nuovamente la figura di Giovanni Battista, non piรน in maniera diretta โ€“ attraverso la sua predicazione nel deserto โ€“ bensรฌ in un doppio dialogo serrato, dapprima tra i discepoli del Battista e Gesรน e poi tra Gesรน e i propri discepoli. Ai primi Gesรน parla di sรฉ come del Messia attraverso parole e gesti, mentre alle folle che lo ascoltano parla di Giovanni come del Precursore, colui che apre la strada al Veniente (cf. Mt 11,10). In realtร  รจ sempre a noi che parla Gesรน, a noi discepoli incapaci di riconoscere il Cristo in Gesรน, a noi, folle incapaci di riconoscere Elia in Giovanni.

I discepoli di Giovanni arrivano da Gesรน con un interrogativo โ€“ โ€œSei tu il Veniente o dobbiamo attenderne un altro?โ€ (v. 3) โ€“ e ripartono con un annuncio che li costituisce testimoni: โ€œAndate e annunciate quel che vedete e uditeโ€ (v. 4). Questi discepoli torneranno in seguito da Gesรน con un annuncio e non piรน con una domanda: โ€œI discepoli di Giovanni andarono a prenderne il cadavere, lo seppellirono e andarono ad annunciarlo a Gesรนโ€ (Mt 14,12). La โ€œdiminuzioneโ€ fisica di Giovanni โ€“ dal deserto, al carcere, al sepolcro โ€“ sarร  cosรฌ completata; la sua dimensione di โ€œvoce che gridaโ€ invece non verrร  meno perchรฉ indissolubilmente legata alla Parola fatta carne. Impossibile ancora oggi capire la Parola senza udire la Voce, impossibile riconoscere il Veniente senza il dito che lo indica, impossibile credere al Vangelo di Gesรน Cristo senza convertirsi alla predicazione del Battista!

Ma Gesรน risponde davvero allโ€™interrogativo dei discepoli di Giovanni sulla propria qualitร  di Veniente? I segni della pienezza dei tempi messianici annunciati dai profeti ci sono tutti: allโ€™essere umano รจ ridata la pienezza della salute, dello shalom, della vita ed รจ cosรฌ restituito alla sua integritร  creazionale, รจ ricondotto a essere come Dio lo ha pensato e amato. La pericope dellโ€™Antico Testamento, ritagliata dallโ€™inizio del capitolo 35 di Isaia (1-6a.8a.10), contiene una serie di annotazioni che la ricollegano al Battista e al dialogo tra i suoi discepoli e Gesรน. Allโ€™invito alla gioia rivolto al deserto e alla terra arida โ€“ luogo in cui il Battista si รจ ritirato per farvi risuonare la sua predicazione profetica โ€“ fa seguito lโ€™annuncio di miracoli che risanano ciechi, sordi, zoppi e muti. E nel brano evangelico abbiamo una serie di verbi che indicano proprio ascolto, vista, udito, cammino, parola, tutte azioni che superano tutte le disabilitร  enumerate: Giovanni ha sentito parlare di Gesรน e manda a lui i discepoli; questi si presentano a Gesรน e gli chiedono se รจ lui che deve venire; Gesรน chiede loro di ripercorrere a ritroso il cammino per riferire verbalmente quello che odono e vedono, cioรจ la realizzazione esplicita della profezia di Isaia che culmina con lโ€™annuncio del Vangelo ai poveri. Ma poi la stessa dinamica prosegue con i discepoli di Gesรน, a loro volta interrogati sullโ€™essersi messi in cammino per andare a vedere qualcuno nel deserto: un vedere che richiede occhi sanati e resi capaci di discernere in una canna sbattuta dal vento il messaggero inviato innanzi per preparare una strada.

Anche per noi oggi permane la possibilitร  di avere occhi e non vedere, di essere scandalizzati da Gesรน, di trovare in lui unโ€™occasione di inciampo. Dโ€™altronde dove udiamo e vediamo oggi quei segni miracolosi che hanno udito e visto i discepoli del Battista e quelli di Gesรน? Dove vediamo guarigioni di ciechi, sordi, zoppi, lebbrosi? Avremmo la possibilitร  di discernere il vertice di quei miracoli โ€“ che non sono i morti che risuscitano, bensรฌ la buona notizia annunciata ai poveri โ€“ se solo ci facessimo prossimo dei poveri, se soltanto non distogliessimo da loro lo sguardo e il cuore. La risposta che Gesรน dร  ai suoi interlocutori e a noi suoi discepoli oggi รจ quindi compimento e attesa, รจ โ€œgiร  e non ancoraโ€: โ€œSono io il Veniente eppure dovete attendermi ancora, sono venuto eppure dovete attendere unโ€™altra venutaโ€.

Allora, in questa attesa che il tempo dellโ€™Avvento ci esorta a vivere, abbiamo ancora bisogno del Battista, della sua voce, del suo non scandalizzarsi, dei preparativi da lui messi in atto. Per questo Gesรน istruisce i suoi discepoli su Giovanni Battista: avranno, avremo sempre bisogno di capirne la profezia. Non aveva forse appena detto Gesรน: โ€œChiunque mi riconoscerร  davanti agli uomini, anchโ€™io lo riconoscerรฒ davanti al Padre mio che รจ nei cieliโ€? (Mt 10,32). E Gesรน rende testimonianza a colui che gli ha reso testimonianza.

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รˆ una testimonianza di cui non possiamo fare a meno, non solo nel tempo dellโ€™Avvento, ma nellโ€™intero tempo della Chiesa: un tempo attraversato da dubbi, contraddizioni, perplessitร , dal venir meno della fede, dallโ€™immiserirsi della speranza, dal raffreddarsi della caritร . Eppure, un tempo di benedizione, un tempo propizio per la conversione. Allora chi abita lโ€™attesa di tutto il nostro essere? Una voce che parla al nostro cuore di un altro, piรน grande, che ci narra di un nato di donna che apre per noi la possibilitร  di rinascere dallโ€™alto.

Per gentile concessione del Monastero di Bose.
Immagine di copertina: frame video.

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