fra Marin Berišić – Commento al Vangelo del 17 Marzo 2020 – Mt 18, 21-35

A noi piace andare da Gesù già convinti con le nostre idee, cercando di dirgli quello che vogliamo noi. “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”

È difficile perdonare, è difficile amare uno che ti ha ferito. Pietro sembra convinto, dice sette volte. È non sembrano poche queste sette volte quando qualcuno commette la colpa contro di te. Spesso il nostro modo è quello di prendere per il collo e di soffocare quello che ci ha fatto del male.

È il modo di pensare del mondo, quanto tu a me, anch’io faccio a te. Dobbiamo essere pari. Ma unico modo per combattere il male, non è fare il male, ma fare il bene. Gesù risponde anche a noi con le stesse parole: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.” E Pietro riuscirà perché si è sentito amato, perché amaramente ha pianto dopo aver visto lo sguardo di Gesù, è non un semplice sguardo.

È lo sguardo dell’amore, del perdono. Solo chi si riconosce perdonato può perdonare.” Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.” Lui è stato perdonano, ma non ha riconosciuto questo dono e gli altri si accorgono di questo. Non riconoscere il dono, porta sempre dispiacere.

Il dono di Dio rallegra il cuore. È per questo il perdono sarà sempre uno scandalo, per il mondo sì, ma nos siamo nel mondo, e non del mondo.

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