Favola in bianco e nero – Mauro Corona

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Favola in bianco e neroNel poetico e tenebro mondo boschivo di Mauro Corona, non è raro imbattersi in una favola. Ma non è scontato che si tratti di una favola idilliaca, perché è proprio quando la narrazione si avventura nel fantastico che l’autore trova l’occasione per far emergere con forza la sua vena più caustica e dissacrante. E questa volta è chiaro più che mai: “Ho scritto una fiaba cattiva sul Natale, perché il Natale è una festa cattiva dove si scoprono i cattivi che fanno i buoni”. Se con “Una lacrima color turchese” ci aveva portato ad accettare lo straordinario, ovvero l’eccezionale scomparsa del Bambin Gesù, fuggito dai presepi di tutto il mondo per provocazione, in questo suo ideale seguito si spinge ancora più in là, sfidandoci ad accogliere il diverso. “Favola in bianco e nero” si apre, infatti, con la prodigiosa apparizione di due statuine del Bambin Gesù, una con la pelle bianca e l’ altra con la pelle nera, che si materializzano, inaspettatamente, allo scoccare della mezzanotte in tutte le case del mondo. La reazione che si scatena, però, è piuttosto prevedibile, perché tutti cercano di rimuovere la statuina di colore; del resto, la tradizione vuole che Gesù abbia la pelle bianca, nessuno è in grado di tollerare una simile anomalia.

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Questo un passaggio del libro su Papa Francesco (pag. 28):

[…] Il papa veniva dall’Argentina ma aveva origini italiane. Uomo buono e intelligente, con solida cultura, cercava di mettere pace tra i popoli facendo combaciare il più possibile le idee degli uomini che formano i popoli. Impresa ardua, ma ci provava. Con tenacia, come provavano i suoi prelati a togliere il bimbo nero dai presepi.
In poco tempo, la figura di questo papa, il suo carisma, la sua forza serena erano esplose con un boato dentro un recinto di cavalli imbolsiti. La chiesa era fiacca e ripetitiva, lui tentava di aggiornarla, migliorarla, renderla viva. Per questo lasciava in pace i due Gesù. Lanciava parole che erano zampate, artigliate all’anima, facevano scalpore, suscitavano perplessità.
Correva il rischio che lo facessero fuori. Se non proprio fisicamente, con qualche diavolo d’inciampo. A rischio lo è tuttora. Seguita a indicare vie, condannare nefandezze e proporre cose che mai prima d’ora un capo della chiesa aveva osato. Speriamo resista e che Dio lo protegga, lo aiuti, lo salvi. […]

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