In questa VIª Domenica di Pasqua la Chiesa… “ insiste “ e propone un altro brano che ha, come sua parola chiave, il verbo “ RIMANERE “.
Chi, anche nella ferialità , ama “ nutrirsi “ della Parola, sa che la riflessione sul “ rimanere “, iniziata Domenica scorsa, ci ha guidato per tutta la settimana, tanto è vero che il testo odierno è stato letto, in “ due puntate “, Giovedi’ 06 Maggio e Venerdi’ 07 Maggio.
Vediamo quindi di seguire tutto il “ percorso “.
Nel farlo mi farò’ guidare dalle meditazioni proposte Giovedi’ e Venerdi’, scusandomi con chi le ha già lette.
Domenica scorsa abbiamo capito l’importanza del “ Rimanere in Cristo “.
Abbiamo visto che cio’ è vitale in quanto “ senza di Lui non possiamo fare nulla “.
Oggi comprendiamo, in primo luogo, cosa significhi esattamente “ Rimanere in Lui “.
Rimanere in Dio, rimanere in Cristo, significa “ rimanere nel suo amore “.
E’ bellissimo.
Il testo ci sta dicendo che il nostro Signore vuole un rapporto di amore con noi, un rapporto intimo, a tu per tu.
Un rapporto di amore produce gioia, pace, felicità ma….quello con Gesu’ le eleva all’ennesima potenza, tanto è vero che Cristo ci dice: “ vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia piena e la mia gioia sia in voi “.
Cristo è gioioso e vuole che lo siamo anche noi.
Bellissimo.
Come si fa?
OSSERVATE I MIEI COMANDAMENTI
Ecco, lo sapevamo, doveva per forza esserci “ il trucco “.
Se vogliamo prendere parte alla gioia di Cristo dobbiamo ubbidire a delle leggi, dobbiamo fare “ quello che dice lui “ senza fiatare.
Ma cio’ toglie spazio alla nostra libertà .
Non è giusto.
Non è bello.
Queste sono le obiezioni che si sollevano quando si sente la parola “ comandamenti “.
Il nostro orgoglio arriva all’ennesima potenza e pensiamo che “ nessuno ci deve comandare “,                  “ nessuno ci deve dire che dobbiamo fare “, che siamo consapevoli e maturi per assumere, in piena libertà , le nostre determinazioni.
Abbiamo bisogno di un grande bagno di umiltà .
Cristo non ci chiede di fare una cosa che Lui non fa, non ci chiede di ubbidire a Lui, non ci chiede di essere suoi “ sudditi “, ma di imitarlo.
E’ il primo ad osservare i comandamenti.
Non si limita a dirci “ osservate i comandamenti “ ma ci dice: “ se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore “.
Cristo ha “ sperimentato l’Obbedienza “ e ci dice che essa è lo strumento per “ rimanere nell’amore “.
Osservare i comandamenti significa allora fidarsi di chi ci ha dato la vita, di chi ha creato il mondo e sa meglio di tutti come funzioniamo e di cosa abbiamo veramente bisogno.
Per questo dobbiamo fare come Cristo, dobbiamo gettar via la nostra presunzione ed affidarci, con umiltà , a quei consigli, a quei suggerimenti che ci consentono di vivere, in pienezza, la nostra umanità e che, allo stesso tempo, ci conducono all’eternità .
Osservare i comandamenti, dicevamo, consente di “ rimanere nell’amore di Dio “.
Ma…quali comandamenti dobbiamo osservare?
Ovviamente TUTTI.
Ma…ce ne è uno in particolare?
SI.
Quello che consente, con semplicità , senza percepirlo come un peso, di osservare tutti gli altri.
“ Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi “.
Il comandamento di Cristo ( “ Questo è il mio comandamento “ ) è, quindi, l’AMORE, o, meglio, l’IMITAZIONE DEL SUO AMORE.
Siamo chiamati ad amarci “ come Lui ci ha amato “.
E come ci ha amato?
In pienezza assoluta, non esitando a dare la sua vita per la nostra Salvezza.
Proprio per questo dice che “ nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici “.
DARE LA VITA
Stiamo attenti.
Non è un’ “ istigazione al suicidio!!! “
Dio ama la vita e mai vorrebbe che ce la togliessimo, che facessimo un atto contro di essa.
Dare la vita significa aprirsi, spendersi, combattere, mettere a disposizione i doni ricevuti.
Significa, in altre parole, non concentrarsi solo su sè stessi ma “ dare “, anche se questo fa male, anche se questo porta a lasciar andare una parte di noi.
Questo è “ amare come Cristo ci ha amati “.
Concludo riportando uno stralcio tratto dal bellissimo libro “ Un tempo per Dio “, la cui lettura consiglio vivamente a tutti, del grande presbitero e scrittore francese Michel Quoist, che, in maniera illuminante, cosi’ spiega cosa significhi “ amare come Cristo ci ha amati “.
Dice l’autore citato: “ Accettare di essere cristiano, cioè discepolo di Gesu’ Cristo, significa, tra l’altro, accettare di prendere il posto di Gesu’ e di tentare, CON LUI e IN LUI, di rendere visibile, sensibile, per i nostri fratelli, qualche cosa dell’amore infinito di Dio per gli uomini. Amare, per un cristiano, significa, dunque, entrare liberamente in questa grande corrente di vita donata, di cuore donato e anche di corpo donato, che parte da Dio amore per ritornare a Lui in Gesu’ Cristo “.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.